Luigi Martilotti
INDICE DEI CONTENUTI
- 1 Quando diventi arbitro internazionale?
- 2 Quanti incontri hai arbitrato a Parigi e che esperienza soprattutto è stata, non solo dal punto di vista sportivo?
- 3 Queste Olimpiadi che segnale hanno mandato all’intero mondo della scherma italiana e internazionale?
- 4 Anche a Lamezia la scherma ha avuto sempre grandi risultati, ricordiamo che abbiamo avuto la campionessa mondiale Alessandra Lucchino.
- 5 I primi tuoi passi con la scherma?
- 6 Adesso che succede per te dopo le Olimpiadi?
- 7 Che clima avete vissuto come arbitri a Parigi viste anche le polemiche che ci sono state sul piano politico e organizzativo?
- 8 Ci saranno altri Costanzo e Martilotti a Lamezia?
- 9 Da uomo di sport che futuro vede, non solo per la scherma?
Un lametino ai giochi olimpici: Luigi Martilotti, originario di Lamezia Terme, racconta la sua prima partecipazione in qualità di arbitro alle Olimpiadi di Parigi 2024
LAMEZIA TERME – E’ reduce dalle Olimpiadi di Parigi (la sua prima partecipazione) l’arbitro di sciabola lametino Luigi Martilotti. Un lametino ai giochi olimpici. Un anno fa designato arbitro internazionale per il secondo anno consecutivo. Proclamato dalla Federazione internazionale di scherma quale terzo migliore arbitro di sciabola del mondo. Un riconoscimento importante che segue il trend positivo di una carriera costellata da ben nove partecipazioni ai Mondiali Assoluti. Da ultimo quello di Milano a luglio 2023 che lo ha visto arbitrare la finale a squadre tra Ungheria e Corea.
Tutto questo lo ha proiettato alla convocazione alle Olimpiadi di Parigi 2024 dove Martilotti è stato uno dei due soli arbitri di scherma italiani. Con lui il collega siciliano Gaspare Armata, anche lui per la prima volta alle Olimpiadi, trapiantato ora in Friuli, dove ricopre pure il ruolo di delegato regionale del Gruppo Schermistico Arbitrale della Fis – Federazione italiana scherma -, arrivato a Parigi da “detentore” del titolo di migliore arbitro del mondo nel fioretto. Mentre Giandomenico Varallo a Parigi, invece, ha presieduto la Commissione Semi.
La designazione di Martilotti, Armata e Varallo giunse a dicembre 2023 nell’ultima riunione del Comex della Federazione Internazionale di Scherma. Svoltasi in Egitto, è stata deliberata la rosa degli officials prescelti per l’evento a Cinque Cerchi. L’Italia, infatti, ha portato sulle pedane del Grand Palais, scenario sontuoso delle competizioni schermistiche nella Capitale francese, le due eccellenze riconosciute del proprio Gsa. Per l’arbitro di sciabola di Lamezia Terme (a 28 anni da un altro lametino, Roberto Costanzo, che arbitrò i Giochi di Atlanta 1996) il meritatissimo riconoscimento di una carriera di grande prestigio coronata, appunto, con la partecipazione di Martilotti alle Olimpiadi di Parigi.
Eppure il suo sport preferito da ragazzo era il tennis, praticato a Lamezia nella scuola del compianto Armando Ruffo. Ma poi succede qualcosa. «Quando Roberto Costanzo – spiega al Quotidiano del Sud – ex arbitro internazionale di scherma, con partecipazione alle Olimpiadi di Atlanta 1996, ora dirigente della federazione per la scherma, mi chiede se mi piaceva intraprendere la carriera arbitrale, io un po’ per gioco e un po’, devo essere sincero, anche per un piccolo discorso di introito economico, ho deciso di intraprendere questa carriera che fin da subito mi è molto piaciuta».
Quando diventi arbitro internazionale?
«Dal 2000, ho debuttato a Parigi. Poi l’anno dopo prendo solo la specialità della sciabola, l’anno dopo invece in Bulgaria, a Plovdiv, prendo la specialità delle altre due armi perché io sono arbitro internazionale alle tre armi. La mia specializzazione è la sciabola, però posso arbitrare tutte e tre le armi. Nel 2009 divento arbitro internazionale alle tre armi e poi dal 2011, quindi il mondiale prima delle Olimpiadi di Londra, faccio tutti mondiali assoluti fino a questo momento. Quindi 2011, poi nel 2012, quando è l’anno olimpico non ci sono i mondiali, quindi 2013 e ora alle olimpiadi di Parigi».
Quanti incontri hai arbitrato a Parigi e che esperienza soprattutto è stata, non solo dal punto di vista sportivo?
«Un’esperienza bellissima perché comunque per gli atleti è la gara della vita e quindi noi dobbiamo provare a immedesimarci nei loro panni, una medaglia olimpica può cambiare la vita di un atleta, prenderla o non prenderla. E io ho fatto tre finali per la medaglia, ho fatto la sciabola femminile individuale, finale per il bronzo sciabola maschile a squadra, finale per il bronzo e sciabola femminile a squadra e sempre finale per il bronzo. Non ho fatto la maschile individuale per nostra fortuna perché era presente il nostro atleta Luigi Samele, di Foggia. Ho arbitrato pure la Francia, padroni di casa».
Queste Olimpiadi che segnale hanno mandato all’intero mondo della scherma italiana e internazionale?
«Un segnale assolutamente positivo, ma la scherma dà sempre medaglie alle Olimpiadi perché è una disciplina che ci arricchisce sempre di medaglie, non è una novità. Quest’anno è stata una grande olimpiade ma potevamo fare anche meglio. Siamo stati abbastanza sfortunati perché abbiamo perso tanti incontri per una stoccata quando dovevamo andare in zona medaglia. Quindi diciamo che non siamo stati fortunatissimi, però, devo essere sincero, la scherma regala sempre tante medaglie e tante emozioni».
Anche a Lamezia la scherma ha avuto sempre grandi risultati, ricordiamo che abbiamo avuto la campionessa mondiale Alessandra Lucchino.
«Alessandra Lucchino, oltre ad essere una mia amica che saluto, è stata una grandissima atleta, ha preso le medaglie mondiali. Alessandra ora ha intrapreso una carriera magistrale, speriamo che riesca a trasmettere ai ragazzi perché lei era veramente forte. Poi c’è il circolo scherma lametino con Giuseppe Costanzo che tra poco avrà anche una nuova struttura che sta per nascere a Lamezia Terme (l’ex cupola geodetica di via dei Bizantini, ndr). La scherma a Lamezia è uno degli sport più importanti che abbiamo non solo dal punto di vista dei risultati ma anche organizzativi».
I primi tuoi passi con la scherma?
«Io nasco nella palestra Armando Ruffo, al quale poi sarà intitolato questo nuovo palazzetto di cui dicevo. Nasciamo tutti con il professore, così è nata questa passione con mio padre che mi diceva “tu non sai cosa vuoi fare per primo, tennis, scherma”. Poi Giuseppe Costanzo per me è come un secondo padre».
Adesso che succede per te dopo le Olimpiadi?
«Ci sono tante cose in programma, a fine novembre avrò le elezioni della Fie, la federazione internazionale di scherma, dove proporrò la mia candidatura. Non è una nomina elettiva quindi tutti i presidenti di tutte le federazioni del mondo voteranno e speriamo di raggiungere questo traguardo e da lì partirà una nuova era dirigenziale».
Che clima avete vissuto come arbitri a Parigi viste anche le polemiche che ci sono state sul piano politico e organizzativo?
«Posso parlare del mio sport e della mia situazione, perché come ben sapete gli sport erano abbastanza delocalizzati, nel senso che la scherma si faceva solamente al Grand Palais che era sold out in ogni incontro. Quindi potete immaginare che cosa c’era là. Non riuscivo a comunicare nemmeno con il mio collega al Var».
Ci saranno altri Costanzo e Martilotti a Lamezia?
«Ci sono, abbiamo un bel bacino di arbitri. Prenderà la mia eredità Vincenzo Costanzo, che è il figlio di Roberto, spero che lui possa andare a Los Angeles 2028, glielo auguro. C’è Vincenzo Zaccone, anche lui è un grande arbitro per la scherma internazionale. Poi abbiamo arbitri nazionali come Pasqualino Romano, Antonio Stella, che si occupa del settore paralimpico nello staff della Nazionale Paralimpica, quindi diciamo che continua la grande tradizione di scherma a Lamezia. Roberto Costanzo è stato il primo a sfoggiare sempre nuovi elementi di grosso interesse».
Da uomo di sport che futuro vede, non solo per la scherma?
«Devo essere sincero, si parla sempre poco di sport. Io ho fatto le Olimpiadi e la città di Lamezia Terme me lo riconosce nei suoi cittadini, perché la gente lo sa, ma diciamo che in generale ci si occupa molto poco di sport, secondo me, non è una polemica però è un dato di fatto».
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