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Il tecnico Rosario Salerno

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È rimasto per quattro anni nei professionisti, insegnando calcio ai giovani del Catanzaro. Prima ancora lo aveva fatto con la Rappresentativa Juniores della Calabria e adesso il tecnico Rosario Salerno si rimette in gioco, per avviare un nuovo e proficuo percorso e va quindi alla ricerca di una nuova panchina.

È giunto a compimento il suo cammino nel club giallorosso e adesso va alla ricerca di un nuovo progetto. Fra i Dilettanti lo si rammenta ancora alla guida di quella Palmese straordinaria, in grado nella stagione 2014/15 di inanellare una serie incredibile di primati, difficilmente raggiungibili, con 85 punti su 90 conquistati e la promozione in Serie D con sette giornate di anticipo.

Giuseppe Sapone nuovo centrocampista della Palmese

Si è ripetuto, Rosario Salerno, due stagioni dopo, portando l’Isola Capo Rizzuto in quarta serie. Al suo attivo anche una parentesi in D con la Palmese e l’Eccellenza alla Vigor, nell’anno della sospensione del torneo alla 24ª giornata, con i lametini ko soltanto in una circostanza.

Le sue squadre hanno sempre entusiasmato. Non sono parole di circostanza: per conferma basta vedere i video che circolano in rete. Certi gol e determinate azioni sono il marchio di fabbrica di Rosario Salerno, per il modo in cui vengono realizzate.

Fra l’altro mister Salerno al Catanzaro vi è stato anche con i grandi, avendo assunto la guida tecnica della squadra nei professionisti (16 punti in 9 giornate, in un’annata davvero complicata, nella stagione 2010/11), per poi partire dai Dilettanti.

Under 17

È rimasto in sella per quattro stagioni, ottenendo brillanti risultati sul campo. Le sue squadre non hanno mai sfigurato e due stagioni addietro si è tolto lo sfizio di vincere il proprio girone e di arrivare fra le prime otto squadre d’Italia Under 17 di Serie C.

«I risultati li abbiamo ottenuti e ci gratificano – esordisce Rosario Salerno – ma quello che più mi preme evidenziare è il lavoro fatto con i giovani, per migliorarli in ogni aspetto. È stato svolto un buon percorso, anche nell’ultima annata, quando ci siamo confrontati con squadre del calibro di Fiorentina, Lazio, Roma, Empoli e via dicendo, che hanno un vissuto ben più corposo del nostro, oltre a un bacino di utenza che non scopro certo io. Eppure i miei se la sono giocata al massimo, affrontando un torneo complicato in maniera più che dignitosa».

L’amarezza

Anche quest’anno, però, l’attesa promozione alla guida della Primavera non è avvenuta. «Purtroppo è così. Non capisco perché: credo ancora nella meritocrazia, ma qualche dubbio inizio ad averlo, poiché dopo un lavoro simile, senza presunzione, avrei meritato il salto in categoria superiore. Credo fosse un passaggio naturale, anche perché, lo ribadisco, è stato fatto un determinato lavoro per far crescere tutti i ragazzi. Un lavoro di prospettiva, per svolgere il quale, assieme al mio staff, non mi sono risparmiato. Avrei tanto voluto confrontarmi con la Primavera: credo di averlo meritato sul campo e mi rimane tanta amarezza».

E allora le strade si dividono, dopo quattro anni «belli e intensi, che mi hanno gratificato molto. Ho ricevuto tanto e ho dato tantissimo, com’è mia consuetudine. Ringrazio la famiglia Noto per la fiducia. Sono stato bene in giallorosso e un grazie va anche al responsabile Carmelo Moro».

I saluti

Rosario Salerno ha inteso rivolgere un pensiero a tutti coloro che lo hanno affiancato in questa esperienza giallorossa «che porterò comunque fra i ricordi più cari». E allora ecco «un sentito grazie al preparatore atletico Domenico Garcea e al tecnico in seconda Simone Mirarchi e al preparatore dei portieri Francesco Parrotta». A questi si aggiungono gli altri preparatori «Gianfranco Fristachi e Amedeo Amelio, i fisioterapisti Riccardo Leone e Cesare Tomaino e il match analyst Alessio Gualtieri». Un’altra figura, quest’ultima, che mister Salerno ritiene «fondamentale ormai nel calcio moderno».

Infine «grazie ai dirigenti di settore Tonino Prudente, Emiliano Cistari, Francesco Lamanna e Maurizio Bellacoscia nonché al custode Alessio e a tutti i componenti lo staff sanitario».

Rimettersi in gioco

Si va quindi alla ricerca di un’altra realtà «che sia settore giovanile o calcio dei grandi». Quello che più conta, per Rosario Salerno, è che ci sia «un progetto solido, valido, adeguato, in maniera tale da poter lavorare con serenità, anche pianificando a medio-lungo termine». Pertanto il tecnico Rosario Salerno si rimette in gioco con il solito spirito battagliero e costruttivo.

Sa bene come si lavora e d’altronde lo abbiamo già raccontato cosa è stato capace di fare. Fra l’altro per il tecnico nato a Rocca di Neto, ma residente a Pianopoli, il calcio è un compagno di vita, visto che si aggiorna continuamente: «Guardo di tutto, dalle partite agli allenamenti. Il calcio è cambiato. Tutto si evolve e bisogna sempre restare aggiornati e sul pezzo. Ci sono nuove metodologie di lavoro da trasferire sul campo e da far applicare alla squadra».

E quindi da un lato resta un po’ di amaro per quella meritocrazia «che dovrebbe essere sempre il punto di riferimento principale in ogni aspetto della vita», anche se spesso non è così. E dall’altro lato l’orgoglio di aver dato tutto, com’è suo costume «perché vivo per il calcio, campo e lavoro, casa e famiglia». Sempre nel rispetto di certi valori che poi sono quelli che insegna anche nella sua Scuola calcio.

E allora rieccolo in pista: il campo parla per Rosario Salerno.

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