Carlo Carlei durante le riprese (credit Film Commission Piemonte)
4 minuti per la letturaLAMEZIA TERME – Dal 5 aprile in prima serata su Rai1 (21.25) prima puntata della miniserie Tv “La fuggitiva” con la regia di Carlo Carlei che, dunque, torna dopo gli ultimi film tv diretti per la Rai (“Il giudice meschino”, “I bastardi di Pizzofalcone” e “Il Confine”, per citare gli ultimi tre) dopo le precedenti miniserie Tv con Canale 5 (tra cui Padre Pio e Ferrari).
Carlei, nativo di Nicastro, ora Lamezia Terme, dopo i successi cinematografici con “Capitan Cosmo” (1991), “La corsa dell’innocente” (1992), “Fluke” (1995), “Romeo & Juliet (2013)”, con “La fuggitiva” riprende a dirigere una miniserie Tv in periodo di pandemia con tutte le difficoltà del caso, ma alla fine si è riusciti a completare il lavoro.
Quanto tutto ciò ha inciso sulla produzione?
«Ha inciso molto, nel senso che il 9 Marzo del 2020, dopo aver completato solo quattro settimane di lavorazione delle quindici previste, ci siamo dovuti fermare come tutti per il lock-down. Abbiamo ripreso a metà Luglio, dopo una pausa forzata di cinque mesi, cambiando sensibilmente il programma e riducendo il numero di giorni di riprese a Torino e nel Nord Italia. Ciò ha significato ricalibrare la scelta dei luoghi in cui la storia si svolge e magari rinunciare a qualche ambientazione suggestiva che mi stava a cuore. Detto questo poi siamo andati avanti come un treno senza grossi problemi e fortunatamente siamo riusciti a finire poco prima della recrudescenza del virus di metà Ottobre».
Come nasce l’idea di progettare e dirigere “La fuggitiva”?
«Nasce dalla voglia di rivisitare alcune tematiche già affrontate nel “Giudice Meschino”, vale a dire la complicità fra criminalità organizzata e una parte della classe politica corrotta e non estranea al malaffare. Quando mi hanno proposto questa serie, la sceneggiatura era molto diversa da quella del prodotto finale. Era un giallo finanziario ambientato nel mondo delle banche. Dissi che non mi interessava, ma quando mi diedero la libertà di cambiare quello che volevo allora ho accettato e ricominciato tutto da capo, cambiando completamente premessa e ambientazione. Come ne “I Bastardi di Pizzofalcone”, c’è una grande attenzione al vissuto dei protagonisti ma qui i ritmi sono frenetici e vi sono molti più colpi di scena, come in un film americano ad alto tasso di spettacolarità».
Ci parli del cast.
Per la prima volta faccio un lavoro con una protagonista e una co-protagonista femminili. Vittoria Puccini è la Fuggitiva del titolo e Pina Turco è la poliziotta che le dà la caccia. Sarà quest’ultima a capire che forse le cose non sono come sembrano e che Arianna non è l’assassina che tutti vorrebbero far credere. Da tempo desideravo di lavorare con Vittoria e sono rimasto entusiasta di lei. E’ una professionista straordinaria, attenta, precisa, dedicata, sempre sul pezzo. Quando hai a disposizione un simile talento è come guidare una Ferrari. Pina è tutto istinto e generosità, incarna alla perfezione la poliziotta imperfetta, tormentata dal senso di colpa per un errore che ha commesso in passato. Insomma due grandissime attrici che hanno arricchito la serie con due straordinarie interpretazioni. Ci sono poi attori che avevano già lavorato con me come Maurizio Marchetti, che era don Mico Rota nel “Giudice Meschino”, Costantino Comito, Franz Cantalupo, Cristina Moglia. Sono anche felice di aver lavorato con dei giovani attori lametini come Vittoria Gargano, Tommaso Barone, Pino Torcasio, e Antonino Koukounouris, tutti molto bravi».
Negli ultimi anni ha diretto film per la Tv, ha già progetti per nuove produzioni cinematografiche?
«Spero di poter annunciare presto un ritorno al Cinema. Ma sto anche sviluppando altri progetti televisivi e per le piattaforme streaming. Ormai il confine fra queste produzioni è sempre più labile e sfocato. The Irishman di Scorsese è interamente finanziato da Netflix ma certo non è un film televisivo».
Cinema, teatro e più in generale la cultura sta pagando un prezzo altissimo per la pandemia non solo dal punto di vista economico. Che messaggio vuole dare a questo mondo?
«Un messaggio non solo di Speranza, ma anche di certezza. La Storia ci insegna che questi scossoni del destino, guerre, pestilenze, terremoti, eruzioni di vulcani, ecc., arrivano per ricordarci della nostra caducità, di quanto siamo fragili di fronte a tante calamità che ci colpiscono all’improvviso. Ma è anche vero che poi scompaiono, inghiottiti nei ricordi di li ha vissuti, e ci lasciano liberi di ricominciare. Quindi la certezza che molte cose torneranno come prima, anche andare a cinema e a teatro, e soprattutto a scuola, che è cosa ancora più necessaria. Credo che da tutto questo disagio e dolore sarebbe importante imparare varie lezioni: non scherzare più col fuoco (biologico in questo caso), trattare meglio il prossimo e avere più cura della natura e del nostro pianeta».
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA