2 minuti per la lettura
Riprese in corso in provincia di Catanzaro per la regia di Attanasio e Cosco su una donna additata come maga e fattucchiera ma che riuscì a ribellarsi alle tante ingiustizie del tempo
A LEI sono stati dedicati libri ma anche monologhi teatrali. Ora la sua vita diventa un film. Cecilia Faragò, nata nel 1712 circa a Zagarise (Catanzaro) è l’ultima fattucchiera calabrese. La “magara” protagonista suo malgrado, nel 1770 presso la Corte Regia di Napoli, dell’ultimo processo di stregoneria in Italia. Sul set ha il volto di porcellana, lo sguardo azzurro e il talento di Isabel Russinova.
Le riprese del film con la regia e la sceneggiatura di Eugenio Attanasio e Davide Cosco si sono appena concluse. Il lavoro intende riproporre i momenti salienti di un particolare periodo storico di cambiamento, in cui si abbandonavano gli oscurantismi legati a leggende e miti e ci si affacciava nel pieno della rivoluzione culturale del secolo dei Lumi e dell’epoca della ragione. Cecilia Faragò, interpretata da una intensa Isabel Russinova, nel film non rappresenta unicamente una donna avvolta da fascino e mistero, ma una vera e propria eroina capace di lottare contro le ingiustizie subite, di contrastare il mondo ecclesiastico per affermare una giustizia del popolo.
[editor_embed_node type=”photogallery”]69552[/editor_embed_node]
Il set del film ha coinvolto anche la Calabria e alcune tra le più suggestive location delle provincia catanzarese, particolarmente a Zagarise ma non solo. Ambientato nel Settecento, il film in costume ha visto impegnate diverse professionalità tra maestranze e attori, fra cui anche Carlo Fabiano e Giovanni Turco. quest’ultimo nelle vesti del giovane e brillante avvocato Giuseppe Raffaelli. Il poco più che ventenne giuriconsulto riuscì a far scagionare la Faragò dalle ingiuste accuse e divenne Ministro e giurista di chiara fama. Non solo. Raffaelli impostò con una tale perizia l’arringa a difesa di Cecilia da convincere il ministro Tanucci e, quindi, Ferdinando IV a cancellare dall’ordinamento penale del Regno il reato di stregoneria, dimostrando che il canonico don Antonio Ferrajolo – della cui scomparsa avvenuta a Soveria Simeri era accusata la donna – non era morto mentre suonava l’organo per un maleficio, bensì per cause naturali.
La “magara” fu prima processata alla Regia Udienza di Catanzaro e poi – come detto -alla Gran Corte della Vicaria di Napoli. Intorno alla figura di Cecilia Faragò, andata in sposa giovanissima a Lorenzo Gareri e poi rimasta vedova, più volte si sono accesi i riflettori. Una storia d’altri tempi, piena di colpi di scena, intrighi. Avvolta da misteri. Una storia da film è il caso di dire!
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA