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Carla Fracci

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Dai nostri archivi. L’ultima intervista a Carla Fracci sul Quotidiano del Sud – “Fracci omaggia Palmira. La grande etoile stasera allo Scolacium”, di Edvige Vitaliano, pubblicata il 17 agosto 2015

BORGIA (CZ) – Un’icona della danza in uno dei luoghi più suggestivi del catanzarese. Lei è Carla Fracci, il luogo è il Parco archeologico Scolacium a Roccelletta di Borgia. L’appuntamento – questa sera alle 22 – è proposto da Armonie d’arte festival.

Un omaggio a Palmira antica città siriana, il balletto “Sheherazade e le mille e una notte”, atto unico in cinque quadri ispirato ai racconti d’Oriente di Antoine Galland, su musiche di Nikolaij Rimsky-Korsakov.

Sul palco la grazia leggendaria di Carla Fracci, in scena, vestendo i panni di Thalassa, Regina degli Abissi. Al suo fianco il celebre danzatore cubano Carlos Alberto Montalvan Tovàr nel ruolo di Sindbad, il marinaio.

Sul palcoscenico anche il Balletto del Sud, con la direzione e le coreografie di Fredy Franzutti, e la voce di Andrea Sirianni, nel doppio ruolo di Shéhérazade e del Sultan, nonché chiamato a recitare una lirica di Eugenio Montale, amico della Fracci e autore, tra l’altro, anche di una poesia a lei dedicata dal titolo “La danzatrice stanca” su cui la celebre ballerina svilupperà un ulteriore particolare, e certamente emozionante, momento coreografico.

Per cominciare,  cos’è la Bellezza per Carla Fracci ?

«La bellezza? È il buon comportamento. È essere uomini e donne di buona volontà. È il senso della carità verso chi ha meno moralmente e spiritualmente».

E la Danza?

«La Danza. È una cosa, una cosa che appartiene a tutti gli uomini ed a tutte le donne, a tutti gli esseri umani. Una cosa interiore, e che si esprime con gesti semplici, come una carezza, una stretta di mano, una passeggiata a braccetto di qualcuno che ami al chiaro di luna».

Come racconterebbe in tre aggettivi la Fracci artista?

«Mi piacerebbe che lo facesse qualcun altro. Comunque sono stata intransigente, cocciuta e soprattutto una grande lavoratrice».

E la Carla Fracci donna?

«Ho raggiunto tutti i traguardi importanti, e li ho oltrepassati con onore. Il più importante è quello che ho oltrepassato per diventare nonna di due meravigliose creature: Giovanni, undicenne, ed Ariele, di otto anni».

Cosa direbbe a una giovanissima di talento che vuol fare danza?

«Insistere scegliendo con grande cura dei Maestri idonei, i Maestri bravi non si trovano solo nei grandi teatri. In questo momento in Italia esistono scuole private per la danza-balletto ottime su tutto il territorio nazionale. Perciò attenzione alla scelta e continuare con decisione e soprattutto con amore».

Il suo luogo del cuore?

«Qualche volta essere a pranzo con tutta la famiglia, figli, nipoti, nuore, sorelle, fratelli, nipoti, nipotini… Insomma con tutta la grande famiglia che ancora oggi mi da’ tanto calore».

Uno sguardo che non ha mai dimenticato?

«Professionalmente? Quello della grande Margot Fonteyn, da me amatissima nell’Adagio della Rosa ne “La Bella Addormentata” di Pyotr Ilyich Tchaikovsky… che sguardo, che musica!».

Un messaggio per chi la ama come quanti la vedranno allo Scolacium?

«Quando assistete ad uno spettacolo importante, dove c’è bella musica, bella danza, bell’allestimento, guardatelo con attenzione, assistendo ad uno spettacolo del genere se ne esce migliorati. Voglio aggiungere un’altra cosa: frequentate o permettete di frequentare le scuole di danza-balletto e musica, ne uscirete e ne usciranno comunque migliorati. Voglio anche ringraziare il Balletto del Sud diretto così magistralmente da Fredy Franzutti di avermi ospitato per la messa in scena di “Shéhérazade, e le mille e una notte”, un’esperienza che migliora e che dà tanta volontà e voglia di continuare».

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