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CATANZARO – Presentato a Catanzaro il primo rapporto sugli incidenti mortali avvenuti nel periodo 2013-2017 sulla strada statale 106 realizzato dall’associazione “Basta vittime sulla strada Statale 106” e dedicato a Grazia Cittadino, la più giovane vittima del quinquennio analizzato.
In particolare, nei cinque anni che vanno dal 2013 al 2017 sono stati 106 i morti in Calabria per incidenti stradali sulla statale 106.
Il resoconto, illustrato dal presidente Fabio Pugliese e da Carla Tempestoso, responsabile dei rapporti con le istituzioni, contiene i dati che la stessa associazione ha raccolto nell’intervallo di tempo in esame, mettendosi in contatto con tutte le parti in causa. Nei cinque anni considerati quello che emerge è che il dato della mortalità è stato incostante «fatto – ha spiegato Pugliese – del tutto casuale». Si va dalle 21 vittime del 2013 alle 17 del 2017. «Il numero è diverso da quello dell’Istat – ha aggiunto Pugliese – perché nel nostro computo noi consideriamo non soltanto le persone che sono morte sul colpo o immediatamente dopo l’impatto, ma restiamo in contatto con le famiglie di chi ha avuto un incidente, si instaura un rapporto con loro e se poi c’è la tragedia per noi anche se sono trascorsi mesi, quelle sono vittime della Statale 106. Purtroppo nel freddo calcolo statistico dell’Istat quella persona non rientra nel novero».
Per quanto concerne le province, in quella di Catanzaro ci sono state 24 vittime, 33 sono state in quella di Cosenza, 20 nel crotonese e 29 nel reggino. In base alle statistiche calcolate, inoltre, nei cinque anni considerati, la Calabria ha avuti 21 vittime in media all’anno, due vittime al mese.
Pugliese nel corso della presentazione ha anche descritto le zone da “bollino rosso”, cioè quelle dove più frequentemente avvengono incidenti: per Cosenza quello da Trebisacce a Corigliano Rossano, per Crotone quello da Cirò Marina a Isola Capo Rizzuto, nel catanzarese il tracciato Catanzaro Guardavalle e per il reggino da Reggio a Portigliola. Tra le vittime 29 erano donne, e 77 gli uomini. Per quanto riguarda l’età, il 36% aveva un’età compresa tra 0 e 34 anni, il 27% tra 35 e 55.
«Questo ci fa riflettere sul fatto – ha sottolineato Pugliese – che a perdere la vita sulla famigerata strada della morte, sono più giovani».
Un altro elemento significativo è che il numero dei sinistri mortali aumenta significativamente nella stagione estiva, cioè quando cresce il flusso del traffico. Il 19% delle vittime è stato registrato ad agosto. Il mese di marzo, invece, non registra nessun incidente mortale. La relazione include anche un capitolo dedicato ai costi sociali, cioè calcola il costo medio della vita persa e quanto lo Stato ha speso per risarcire le famiglie delle vittime. Si parla di circa 160 milioni di euro.
«Di contro – ha dichiarato Pugliese – le spese di manutenzione sono state circa 50 milioni per interventi di messa in sicurezza. Quello che io vorrei dire ai circa settanta sindaci che oggi abbiamo invitato e non si sono degnati di venire e alle istituzioni assenti, che invece di spendere soldi inutilmente dovrebbero programmare bene i lavori da richiedere all’Anas, che quando interviene se indirizzata nella direzione giusta aiuta a ridurre gli incidenti. Perché è vero che il problema prevalente è la velocità, ma va aggiunto che è la velocità su una strada pericolosissima. Una strada in quelle condizioni non può più gestire i volumi di traffico che è costretta a gestire. Non c’è uno spartitraffico, non c’è una rampa d’accesso adeguata, quindi prima o poi ti capita quello che corre come un matto e ti uccide. La verità è che la strada è inaccettabile. Poi se non rispetti le regole sei un pazzo scatenato».
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