Nicola Gratteri intervistato da Alessia Candito a Trame Festival
3 minuti per la letturaLAMEZIA TERME (CATANZARO) – Il Procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri è stato anche quest’anno ospite di “Trame” Festival dei libri sulle mafie giunto alla sua decima edizione organizzato dalla Fondazione Trame e dall’Associazione antiracket.
Alle 21:15, in una piazzetta San Domenico gremita di gente, la giornalista di Repubblica Alessia Candito ha avuto modo di porre delle domande al magistrato su alcune tematiche partendo proprio dal suo ultimo libro “Non chiamateli eroi, Falcone e Borsellino e altre storie di lotta alle mafie”, edito da Mondadori, scritto insieme al giornalista e scrittore Antonio Nicaso.
Diverse le storie di vittime di mafia considerate nel volume, tra di esse Gratteri ha scelto di avviare la serata parlando del primo collaboratore di giustizia, il giovane Rocco Gatto che lavorava in un mulino a Gioiosa Ionica come garzone, divenendone con il passare del tempo proprietario.
Il clan di ‘ndrangheta Ursini di Gioiosa Ionica andava chiedere il pizzo ma il giovane non cedette mai alle richieste estorsive, anzi denunciò. Subì minacce, intimidazioni e furti fino all’incendio del mulino. Nonostante ciò non si piegò e continuò la sua battaglia contro l’arroganza mafiosa.
Il 6 novembre 1976 il capo clan Vincenzo Ursini rimase ucciso in un conflitto a fuoco con i carabinieri e la ‘ndrina pensò ad un’esecuzione quindi reagì violentemente e impose il coprifuoco in tutto il paese in onore del boss defunto con la chiusura di tutti gli esercizi commerciali. Tutte le serrande delle attività della zona vennero abbassate tranne quella di Rocco Gatto che si ribellò nuovamente denunciando il tutto con nomi e cognomi ai carabinieri e alla magistratura.
La ‘ndrangheta però non tollerò il suo operato e il 12 marzo 1977 in serata mentre Rocco era di rientro dal lavoro alla guida del suo furgone lungo la strada provinciale per Roccella Ionica, pur essendo armato non ebbe il tempo di difendersi, i killer gli sparano tre colpi di lupara uccidendolo. Il giovane è narrato poco a livello locale.
Per contrastare la mafia secondo Gratteri è importante inoltre, colmare quelle lacune sociali che potrebbero consentire al boss di turno di dare risposte sociali viziate ed essere considerato benefattore anziché aguzzino. Una politica più a servizio del cittadino e più volontariato possono essere utili allo scopo.
Sui controlli dei candidati delle liste il magistrato è stato molto chiaro: «Il capo mafia indagato o in onore di mafia non si candida ma può candidare una comare del cugino del capo mafia che è incensurata. Questa perfetta sconosciuta poi magari prende dai 3000 ai 5000 voti è chiaro che sono voti di mafia, la commissione antimafia non può andar oltre. Dovrebbe essere la politica al suo interno ad autogenerarsi».
Sulla riforma della giustizia Catarbia il Procuratore Gratteri con esempi molto semplici ha fatto comprendere la gravità dell’improcedibilità dopo due anni, ed ha detto: «Immaginiamo 50 persone con sospetto tumore che si recano dal medico che, tuttavia riesce a visitarne solo 30. E che poi le 20 rimaste chiedano al dottore di poter tornare a visita l’indomani. Sulla base della improcedibilità considerata dalla riforma il dottore è come se rispondesse: “No, lei non si può più visitare, siccome non è stata visitata oggi lei non può venire più”».
Il procuratore ha anche parlato della lista dei reati considerati spiegando che se è presente la legge sui reati sessuali voluti dalla Bongiorno della Lega, si sono dimenticati invece di inserire corruzione, concussione e peculato e anche dei reati ambientali malgrado il Governo abbia istituto il Ministero della transizione ecologica.
Per Gratteri è necessario rivedere la geografia giudiziaria, ha detto inoltre: «Chi ha creato questa riforma non è mai stato in una Procura o in un’aula di Tribunale. Questa riforma impedirà di arrivare a sentenza definitiva per il 50% dei reati». E sul Recovery Fund: «Hanno timore di dare soldi alla Calabria per via della ‘ndrangheta ma è importante che le infrastrutture si facciano ecco perché il nostro compito sarà vigilare perché questa è un’occasione per la Calabria che non si ripeterà».
Le dichiarazioni di Gratteri sulla Riforma Cartabia:
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