Massimo Ferro
2 minuti per la letturaBOTRICELLO (CATANZARO) – Sono storie legate ad un passato recente, quello degli anni Ottanta, dove i luoghi e i personaggi diventavano il simbolo di una terra incontaminata, che proprio in quegli anni avrebbe gettato le basi per diventare una meta turistica le cui potenzialità devono essere ancora tutte valorizzate. “Ottanta Botricello nel cuore” è il libro con cui Massimo Ferro, professionista nato e cresciuto nella cittadina ionica ed ora residente a Pozzallo, in Sicilia, per lavoro, ha voluto omaggiare la sua terra, raccontando in ventidue storie quella vita a cui è rimasto profondamente legato. Un omaggio alla sua terra, con i luoghi e le persone che hanno alimentato il “mito” di una cittadina di “frontiera”, a cavallo tra i territori di Catanzaro e Crotone, meta di tanti pendolari che tra le due città, all’epoca provincia unica, svolgevano il proprio lavoro.
Il libro si divora tutto ad un fiato e sarà presentato ufficialmente con una iniziativa in programma nei prossimi giorni proprio a Botricello. Edito da “La Caravella Editrice”, il volume è arricchito dalla prefazione di don Titta Scalise, già sacerdote della cittadina e uno dei personaggi che hanno alimentato la storia di questo paese.
Nel presentare il volume, Scalise sottolinea come Ferro ritorni «indietro nella Botricello degli anni ottanta elevando un doveroso inno di amore alla sua famiglia, considerata prima officina di vita, alla scuola e alla strada, ritenute luogo di formazione: “Anni di assoluta bontà d’animo, genuinità e purezza di valori”. Della Botricello degli anni ‘80 gli piace ricordare il sole, il mare, la spiaggia, i vicini di casa, il calcio con i vari luoghi di gioco a pallone, lo stadio e i promettenti campioni in erba con il loro nome d’arte, gli amichetti e compagni di scuola con lo scambio delle merendine, il gelato di produzione artigianale del mitico Bar Ferro, i regali della Befana da cercare “sotto il letto”, le vaste coltivazioni di grano che gli suggeriscono il sogno di un “Museo dell’Arte Contadina e delle tradizioni legate alla coltivazione e alla trasformazione del grano”, gli alimenti genuini come la vajanata e le frittole con tutto il cibo inteso come nutrimento del corpo e dell’anima».
Nello scritto di Ferro c’è «la Botricello da ricercare, scoprire e vivere», ma soprattutto la consapevolezza che «senza passato non c’è futuro». Per questo, Ferro si rivolge anche «a voi giovani Botricellesi» per regalare «questa visione della Botricello della mia adolescenza». Parola dopo parola, traspare l’amore per la propria terra, un legame mai scalfito dalla distanza e la consapevolezza del valore di questa terra: «Io lo conosco il Paradiso: è qui, dove sono cresciuto io», afferma Ferro. (sa.pu.)
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