Uno scorcio di Badolato
3 minuti per la letturaBADOLATO (CATANZARO) – Come ricorderanno i più anziani e come dovrebbero sapere i giovani, il 7 ottobre 1986 il quotidiano “Il Tempo” di Roma ha pubblicato in pagina nazionale l’articolo “Badolato paese in vendita in Calabria”, a firma di Domenico Lanciano. Una proposta “provocatoria” per richiamare le istituzioni ad ogni livello sui pericoli di spopolamento del borgo. In quel periodo Lanciano era stato nominato bibliotecario comunale.
Lanciano cosa è cambiato a 35 anni dalla sua proposta “Badolato paese in vendita” che ebbe anche un clamore internazionale?
«Quella fortunata iniziativa successivamente è stata imitata in Italia e all’estero da numerosi sindaci che hanno, ancora adesso, il grave problema della desertificazione dei propri borghi e delle campagne. Dall’ottobre 1986, subito dopo il mio Sos, fino al dicembre 1997, in undici anni, sono state vendute prevalentemente a stranieri e a prezzo pieno (non come fanno adesso “case ad 1 euro”) oltre cento abitazioni a Badolato borgo, mettendo così le basi per il loro recupero edilizio e per un minimo di rivitalizzazione sociale. Poi, a seguito del clamore suscitato a livello mondiale per l’accoglienza ai profughi curdi sbarcati dalla nave Ararat, dal gennaio 1998 ci fu una seconda preziosa occasione di attrazione per acquirenti, questa volta in prevalenza italiani, intellettuali ed artisti. Tale nutrita comunità di “neo-badolatesi”, la consistente e continua presenza di profughi e rifugiati e l’interessamento di numerosi imprenditori locali hanno portato alla realizzazione di esercizi commerciali e di accoglienza, agenzie immobiliari e quanto altro, creando un movimento tale da rendere ormai Badolato un borgo trend, alla moda, da visitare assolutamente, pure perché è veramente caratteristico e riconosciuto tra i borghi più belli ed autentici d’Italia, anche se personalmente, mi aspettavo di più».
Perché si aspettava di più?
«Perché le varie amministrazioni comunali, che si sono avvicendate in questi 35 anni dal 1986, hanno mostrato di non avere, come invece avevo io, le idee chiare su come gestire tutta questa inattesa attenzione internazionale. Quindi non hanno avuto né progetti lungimiranti, né l’attivismo che era necessario usare in tali situazioni. Così, a Badolato si è navigato a vista e nello spontaneismo, senza governare e finalizzare bene il fenomeno. Tra l’altro, il mio progetto era far diventare Badolato capitale euro-mediterranea dei borghi spopolati, un Comune-guida in pratica per altri amministratori con cui fare un’associazione allo scopo di avere più forza contrattuale con i governi, magari eleggendo al Parlamento Europeo propri rappresentanti, senza i quali non si ha né voce, né considerazione, né risultati. Ad aggravare la solitudine e l’inadeguatezza degli amministratori comunali di allora si è aggiunta la contrarietà della Regione Calabria, che in pratica ancora non fa niente di veramente decisivo per i borghi spopolati. Inoltre, sono stato mandato in esilio dopo appena due anni di mio grande attivismo per tenere accesa l’attenzione e i riflettori (a mie spese) su Badolato come prototipo di oltre 20mila paesi spopolati da salvare in Europa».
Lei ripete continuamente che è stato mandato in esilio. Come mai?
«Sono stato mandato in esilio, per almeno due motivi. Primo perché non mi è stato rinnovato il contratto di bibliotecario incaricato, dopo aver lavorato fino allo spasimo né – si badi bene – gli amministratori comunali dell’epoca hanno avuto il coraggio e l’onestà di dirmi il motivo del mancato rinnovo, il che significava estromettermi dall’onesto attivismo a favore della salvezza del borgo, cosa che ho fatto prevalentemente a mie spese e solo per il grande amore che avevo per il mio paese natìo e culla dei miei avi. Secondo, perché mi ero preparato molto bene ed avevo studiato e lavorato fin da ragazzo per valorizzare la cultura e, in particolare, il turismo di Badolato e interzona, specialmente con la “Riviera degli Angeli” da Riace a Squillace esaltando pure l’interscambio con i Comuni delle Serre Joniche e attraverso tante altre originali ed utili iniziative. Insomma sono sempre stato un intellettuale di punta per rendermi utile al massimo possibile alla nostra gente e a questo sfortunato territorio. Nonostante sia in esilio in Agnone del Molise dal primo novembre 1988, non manco mai di lavorare ancora e sempre per Badolato e la Calabria, che sono la mia irrinunciabile vocazione».
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA