Il rito dei Vattienti a Nocera Terinese
3 minuti per la letturaNOCERA TERINESE (CZ) – Montano le polemiche verso la terna commissariale per il divieto della pratica dei “Vattienti” concomitante ai riti religiosi della settimana Santa. Niente di nuovo perché è già successo lo scorso anno che i noceresi abbiano dovuto rinunciare alla “loro tradizione”, che caratterizza la Pasqua.
Le autorità commissariali, Lucia Iannuzzi, Roberto Micucci e Francesca Iannò, sulla base del principio di precauzione per evitare assembramenti e nonostante la fine del periodo di emergenza, hanno stabilito di vietare solo la pratica dei Vattienti, laddove alcuni uomini si flagellano le gambe e le cosce, che a seguito dei colpi inferti sanguinano. La pratica viene eseguita con strumenti denominati il “cardo” la “rosa” e consistenti in pezzi di sughero sui quali sono inseriti dei vetri.
I Vattienti camminano per il paese, battendosi prima davanti alla propria casa e poi davanti a case di amici e parenti, i sagrati delle chiese e icone votive, fino a raggiungere la statua della Madonna dell’Addolorata. Ferme restando le altre processioni religiose, i commissari, soprattutto per evitare «la notoria attrazione alla manifestazione di un considerevole flusso di persone», sono stati indotti all’adozione di provvedimento di inibizione della pratica.
Per i noceresi questo divieto pesa, tanto è che alcuni di loro hanno riferito al Quotidiano del Sud che loro «non si spiegano come mai in altri paesi tali manifestazioni, come per esempio a Verbicaro in provincia di Cosenza, oppure come la Fiera di San Giuseppe a Cosenza, si tengano e a Nocera scatti il divieto». Il rito dei Vattienti ha una lunghissima tradizione popolare e la sua rinuncia non è un buon presagio per il paese. È un rito misto di ancoraggi pagani e tradizioni religiose che si fondono in tutt’uno, al punto da determinarne la sua forza ancestrale e irrinunciabile. L
e cronache del passato hanno sempre rievocato tra tutti l’odore del sangue dei Vattienti misto a quello del vino, che si sparge sui corpi dai quali fuoriesce il sangue dopo le battute con il sughero in cui sono conficcati pezzi di vetro. Il momento più importante è al passaggio della statua dell’Addolorata, davanti alla quale i Vattienti, che percorrono le vie principali in segno di devozione o per espiare un voto, si inginocchiano in preghiera. I Vattienti, secondo gli storici, presumibilmente, appartenevano a un movimento religioso sorto nel XIII secolo, che predicava l’imminenza del giudizio e dell’ira di Dio contro l’umanità corrotta e praticava l’autoflagellazione come modalità di espiazione dei peccati dell’umanità e ottenere da Dio la cessazione di guerre, catastrofi o epidemie.
La setta, fondata a Perugia dal mistico Raniero Fasani fra il 1259 e il 1260, anno in cui secondo l’interpretazione di Gioacchino da Fiore avrebbe dovuto iniziare l’età dello Spirito, comprendeva migliaia di membri, che percorrevano le città flagellandosi sulle spalle invitando i presenti a pentirsi. Le autorità davanti alle «particolari modalità della pratica dei Vattienti, valutate dal punto di vista igienico sanitario» e allo spargimento di sangue per le vie cittadine unita all’apposizione dello stesso sulle mura degli edifici cittadini, in assoluto contrasto con le primarie esigenze di tutela della salute pubblica e salubrità dell’ambiente, unitamente alla notoria attrazione alla manifestazione di un considerevole flusso di persone» sono state indotte all’adozione di provvedimento di inibizione della pratica dei Vattienti, anche se non hanno registrato alcun riscontro normativo da parte del Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Catanzaro.
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