X
<
>

Alcune delle basi in mare previste nella tesi

Share
4 minuti per la lettura

CATANZARO – Piattaforme in mare, da collocare in acque internazionali, per soccorrere i migranti che raggiungono l’Europa, con costi compatibili con le spese attuali. Nei giorni in cui gli sbarchi in Italia si moltiplicano, una giovane architetto calabrese lancia un’idea per risolvere sia le contrapposizioni tra gli Stati sia la necessità di soccorsi più adeguati.

Tutto messo nero su bianco, grazie alla progettazione di rifugi da realizzare in mare, in acque internazionali, con tanto di progetto della struttura e di tutte le analisi necessarie per garantire funzionalità e sicurezza.

Nicla Esposito, 26 anni, residente a Sellia Marina, centro in provincia di Catanzaro, ha presentato la tesi di laurea dal titolo “Sul limite dell’accoglienza – modello di un rifugio per migranti in mare in acque internazionali”, laureandosi all’Università degli Studi “Mediterranea” di Reggio Calabria nel corso magistrale di architettura.

Il progetto realizzato da Esposito prevede un modello dimensionato per 100 migranti, con una piattaforma galleggiante che accoglie, in prossimità di una banchina, il gommone in arrivo. I migranti accedono allo spazio libero, dal quale sarà possibile raggiungere i moduli principali, tramite ascensori e scale esterne. Nello specifico, il primo modulo include spazi di identificazione, screening sanitario e recovery room. Il secondo modulo identifica spazi conviviali (refettorio, spazio comuni) e spazi destinati al culto. Il terzo modulo scinde i dormitori per migranti (per genere) e per volontari/operatori. Gli spazi accessori garantiscono la comunicazione con l’esterno, l’approvvigionamento sanitario, di viveri, di carburante, elettrico, l’assistenza in caso di emergenza con elisoccorso, la presenza di una sala mortuaria. La struttura è realizzata prevalentemente in PRFV (plastica rinforzata in fibra di vetro) ed è di tipo galleggiante.

La tesi non si occupa solo della fase di progettazione, ma contiene una analisi completa del fenomeno degli sbarchi. “Il lavoro di tesi – ha spiegato Esposito all’AGI – è incentrato sul tema sociale delle migrazioni che investono il mar Mediterraneo e si propone come un modello di rifugio per i migranti in mare posto in acque internazionali, al fine di fornire una soluzione al divario che si evince nello scenario geopolitico europeo, in cui gli Stati sovrani di frontiera e l’UE non raggiungono congrui accordi in merito agli sbarchi ed alla ridistribuzione dei migranti. Il modello di rifugio, riproposto lungo le rotte principali, genera nel Mediterraneo un ‘muro dell’accoglienza’, fatto di una costellazione di punti di salvataggio considerati una trasposizione degli hotspot terrestri in acque internazionali, per poter anticipare gli sbarchi e rispondere alle inibizioni dei governi, ai temporeggiamenti, ai porti chiusi, alle incomprensioni tra le zone Sar che si sovrappongono”.

La tesi contiene anche un’analisi dei dati (UNCRH, Frontex) che ha permesso di elaborare un quadro sui flussi migratori del decennio 2010-2019 nelle tre aree principali del Mediterraneo (Orientale, Centrale, Occidentale), sulle rotte migratorie principali ed i Paesi di primo arrivo, sul totale dei dispersi e dei morti in mare, oltre che sull’andamento demografico.

L’analisi giuridica, particolarmente importante per questo tema, “ha permesso di dimostrare – spiega – la fattibilità di costruire in acque internazionali senza generare conflitti tra Stati, a seguito della ‘libertà di costruire isole artificiali ed altre installazioni’ purché a scopi pacifici e l’impossibilità per gli Stati di pretendere legittimamente di assoggettare alla propria sovranità alcuna parte dell’Alto Mare. Il modello proposto acquista anche la natura di place of safety, definito dalle Convenzioni Solas e di Amburgo come luogo sicuro di approdo per le Ong ed i migranti, nonché luogo che spesso i governi negano, contribuendo ad incrementare il numero dei morti e dei dispersi”.

Tornando, invece, all’aspetto progettuale, Esposito ha spiegato che “il modello nasce da un concept definito da un cerchio (forma più idonea per vista e correnti d’aria) aperto, metafora della terraferma che accoglie il migrante. Il luogo generato diventa scenario di attività sviluppate in senso circolare, individuando così il tema del percorso del migrante, che affronta l’arrivo per fasi fino a trovare la sua stabilità. Il concetto di “contenitore e contenuto” si riscontra anche in alzato, attraverso un guscio protettivo esterno che contiene i tre moduli e che in sede di progetto diventerà progressivamente semitrasparente per la modularità della luce. Gli elementi – conclude l’architetto Esposito – vengono già sollevati in questa fase rispetto al piano iniziale, per favorire il passaggio dell’acqua in caso di moto ondoso notevole, senza che i volumi vengano intaccati”.

C’è, dunque, un progetto concreto che consentirebbe di gestire in maniera completamente diversa il flusso di migranti che giunge in Europa via mare. Un’idea diventata concretezza almeno nel progetto, in attesa che le parti politiche possano valutarla come occasione da realizzare.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE