La Biblioteca di Area Umanistica dell'Unical «F. E. Fagiani»
4 minuti per la letturaLa donazione vincolata al progetto di rilancio del patrimonio: dalla biblioteca di Ateneo confermata l’acquisizione
CATANZARO – «Il fondo librario-archivistico appartenuto alla compianta professoressa Emilia Zinzi è pervenuto presso la Biblioteca di Area Umanistica “F. E. Fagiani” dell’Università della Calabria». Dopo anni di polemiche sulla futura collocazione del patrimonio documentale della docente catanzarese scomparsa nel 2004, è l’Unical stessa a mettere il punto esclamativo sulla vicenda, con un comunicato in cui viene ufficializzata l’acquisizione del fondo e illustrati i dettagli su come lo stesso sarà gestito.
«Il Fondo – spiegano dall’ateneo cosentino – rappresenta un notevole giacimento documentale per gli studi storico-artistici e di storia del territorio calabrese, in particolare per quanto attiene alla storia e all’archeologia medievale della Calabria e all’assetto dei suoi territori in epoca antica e moderna. Si iscrive perciò in modo ottimale nelle raccolte della Biblioteca, già arricchite da precedenti donazioni di fondi privati specialistici (Tanino De Santis, Goffredo Gambarara, Ilario Principe, Luigi Spezzaferro) di particolare interesse per gli studi sulla Calabria».
Il “Fondo librario-archivistico Emilia Zinzi” si compone di una sezione di materiali bibliografici a stampa, di circa 4.500 volumi a stampa e 165 pubblicazioni seriali, e di una sezione archivistica di circa 16.000 unità, incluse fotografie, diapositive e negativi che documentano l’evoluzione di alcuni siti culturali calabresi tra gli anni ’70 e ’90. Insomma, un patrimonio di inestimabile valore messo insieme dalla storica catanzarese, già docente di Storia dell’Arte presso la Facoltà di Architettura dell’Università di Reggio Calabria, durante una vita di studi e di ricerche. E che la stessa aveva disposto fosse reso fruibile dopo la sua morte.
«La donazione del Fondo – spiegano dalla biblioteca di Arcavacata – è stata vincolata da parte degli eredi al raggiungimento di precisi obiettivi di valorizzazione scientifica e culturale. Secondo gli intendimenti espressi in vita dalla professoressa Emilia Zinzi, la donazione dovrà incrementare la conoscenza del patrimonio artistico e culturale e la consapevolezza della storia regionale della Calabria, soprattutto tra gli studenti e i giovani ricercatori, ai quali la professoressa Zinzi si è dedicata per tutto l’arco della sua attività di docente universitaria e di ricercatrice».
In particolare, l’Università si è impegnata a porre in essere, attraverso la Biblioteca di Area Umanistica le seguenti linee di azione: «Preservare l’unità e l’integrità del fondo documentario; intitolare il complesso librario-archivistico “Fondo Emilia Zinzi”; istituire un Comitato scientifico, con funzioni di consulenza e di proposta; assicurarne in tempi rapidi la catalogazione; garantire la fruibilità del fondo da parte di studiosi e ricercatori; valorizzare il fondo mediante opportune iniziative culturali e scientifiche; promuovere la digitalizzazione del materiale iconografico e archivistico di particolare interesse, potenzialmente a rischio di degrado, previo reperimento di fondi anche esterni; sviluppare forme laboratoriali di studio dei materiali documentari del Fondo, anche mediante tirocini didattici; proseguire l’incremento del patrimonio bibliografico della Biblioteca nei settori disciplinari maggiormente rappresentati nel Fondo Zinzi (storia dell’arte, archeologia, storia del territorio calabrese)».
Insomma un vero e proprio progetto che pone al suo centro la valorizzazione di quel patrimonio librario. Mentre la città Catanzaro ha perso tanto, troppo tempo nella sterile diatriba legata all’individuazione della semplice collocazione. Non sono bastati 13 anni e mezzo, infatti, dalla morte di Emilia Zinzi, per trovare una sistemazione ideale nel capoluogo, visto che per tutto questo periodo il fondo è rimasto chiuso nella villa familiare di Pontepiccolo. Qualcosa sembrava essersi mosso lo scorso mese di marzo, in occasione della scopertura della targa al complesso del San Giovanni (sede dell’archivio comunale), evento nel corso del quale sia il sindaco Abramo che gli autorevoli studiosi intervenuti avevano aperto la prospettiva della sistemazione definitiva della biblioteca e dei preziosi documenti a Catanzaro. Tuttavia, proprio in quell’occasione, Matilde Zinzi, nipote della professoressa, aveva spiegato senza mezzi termini: «Il nostro desiderio è quello di collocare il patrimonio letterario di mia zia in una sede universitaria che, dopotutto, è stato il suo ambito di lavoro. L’importante, alla fine, è far capire che gli archivi, le biblioteche, non sono trofei da attaccare alle pareti».
Nei mesi seguenti, invece, al di là delle buone intenzioni e del solito rimpallo di responsabilità, nulla si è sbloccato nel concreto. Qualche giorno fa era stato il vicesindaco e assessore alla Cultura, Ivan Cardamone a puntare il dito contro “il silenzio” della famiglia della professoressa, che avrebbe ignorato l’apertura manifestata dall’amministrazione comunale ad individuare un’idonea collocazione per quell’importante patrimonio. «Nel corso degli ultimi mesi – ha precisato Cardamone – sono state effettuate anche le dovute verifiche tecniche per un eventuale allestimento presso la Biblioteca comunale o gli spazi dell’Archivio storico comunale che è stato intitolato proprio alla memoria di Emilia Zinzi e che tornerà ad essere fruibile da parte degli utenti nei prossimi giorni, ultimati i lavori di sistemazione e una volta definiti turni e orari di apertura al pubblico».
Un’uscita che a questo punto sembra tardiva e quasi di difesa preventiva. Perché il fondo era già da tempo all’Unical. Pronto a rinascere a nuova vita.
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