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Enrico Lo Verso in scena

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CATANZARO – “UNO Nessuno Centomila”: Enrico Lo Verso calca il palcoscenico con un classico di Luigi Pirandello e torna in teatro dopo dodici anni di assenza. Dopo oltre 130 repliche, tutte sold out, Enrico Lo Verso approda questa sera, 23 novembre, al Teatro Comunale di Catanzaro con uno speciale omaggio a Luigi Pirandello, in occasione del 150° anniversario dalla sua nascita…

Lo Verso in scena con “Uno Nessuno Centomila”, adattamento teatrale di quello che è un autentico cult dell’autore siciliano. Ma chi è Pirandello per Enrico Lo Verso?

«Una delle colonne della letteratura italiana. Siamo cresciuti nella stessa Terra, anche io sono siciliano, solo che, dove andava lui, diventava subito un ambiente intellettuale. Nel momento in cui ho letto il testo, l’ho sentito subito mio, non ero più solo, c’era qualcuno che provava le mie stesse sensazioni».

Lei farà tappa a Catanzaro, città di Gianni Amelio, che è nato a San Pietro Magisano (a qualche chilometro dal capoluogo calabrese, ndr). Di più. Amelio di recente ha tenuto a battesimo proprio il Comunale tornato a nuova vita. Un suo ritratto del regista con cui ha lavorato in più di un film importante: “Il ladro di bambini” (1992), “Lamerica” (1994) e “Così ridevano” (1998)…?

«Ci siamo incontrati, l’ultima volta, una settimana fa, perché ho letto alcune pagine del suo ultimo libro, nel corso di una presentazione. Amelio è tante persone insieme, come Vitangelo Moscarda, protagonista di “Uno Nessuno e Centomila”: è un regista, nonché un osservatore geniale e attento della vita quotidiana. È anche un amico: insieme a lui ho trascorso serate piacevolissime. È capace di partire da un qualsiasi fatto accaduto, lo smantella e analizza in tutte le sue sfaccettature».

Teatro, cinema, televisione… Lo Verso attore cosa preferisce?

«Amo lavorare bene, qualsiasi cosa faccia. Perché in ogni cosa che faccio dò tutto me stesso».

Lei è stato tra i protagonisti di “Farinelli – Voce regina” di Gérard Corbiau…cosa le ha lasciato questo film dedicato a una figura come quella del celebre cantante castrato del XVIII secolo Carlo Broschi, in arte Farinelli?

«Questo è stato il mio primo film veramente faticoso, per i ritmi veloci, le situazioni. Ho dovuto imparare la lingua francese, che conoscevo, ma non parlavo in maniera fluente. Ho diretto veramente un’orchestra ed è stato per me così naturale che il regista mi disse quale conservatorio avessi frequentato. Questo lavoro, quindi, mi ha messo davanti delle sfide importanti e mi ha gratificato tantissimo».

Che rapporto ha con la musica?

«La musica? Per me è emozione. Devi ascoltarla, comprenderla, riconoscere tutti gli strumenti che compongono una melodia. E quando trovi la giusta sintonia, ti penetra dentro in maniera disarmante, senza andare più via, come quel motivetto che ti entra in testa e non va più via per ore e ore».

Chi è Enrico Lo Verso? E con quale regista le piacerebbe lavorare oggi?

«Per sapere chi è Enrico Lo Verso bisognerà vedere lo spettacolo al Comunale! Sul palco di questo storico teatro cittadino capirete meglio il mio essere. Con quale regista vorrei lavorare? Non lo dico perché il mio è un mestiere fatto di seduzione. Se dici ad una persona che ti piace, non la otterrai mai…».

Progetti in cantiere?

«Sicuramente altri spettacoli con Alessandra Pizzi (che ha riadattato il testo di “Uno Nessuno e Centomila e curato la regia) con la quale ho trovato una sintonia fantastica. Erano 12 anni che non facevo teatro perché non vedevo ragione per salire sul palco. Il suo progetto, invece, mi ha interessato e incuriosito».

Lei è siciliano, il sud di Lo Verso in tre “immagini” iconiche?​

«Un muretto a secco, che rappresenta un modo di lavorare determinato, che non si tira indietro; il mare, che per me vuole dire sguardo aperto verso l’orizzonte; le case basse, perché mi fanno vedere il cielo…».

Nel riadattamento di Alessandra Pizzi (che cura anche la regia dello spettacolo), Lo Verso darà volto e voce a Vitangelo Moscarda: «un uomo di oggi – si sottolinea presentando lo spettacolo – che vaga nelle difficoltà della quotidianità, alla ricerca di conferme esterne, sino alla conquista della consapevolezza del proprio sé».

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