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CATANZARO – Il presidente della Regione Mario Oliverio ha ricevuto nella sala giunta di Palazzo Alemanni Javier Zanetti, vincitore del premio, ormai giunto alla sesta edizione, intitolato a Nicola Ceravolo, il «presidentissimo» che portò negli anni ’70 il Catanzaro Calcio per tre volte in serie A e, ancor prima, alla disputa di una finalissima di Coppa Italia. «Al cordiale incontro – è scritto in una nota dell’ufficio stampa della Regione – erano presenti anche il presidente della Provincia di Catanzaro Vincenzo Bruno; l’ideatore del premio Maurizio Insardà; Mariella Ceravolo, figlia dell’indimenticabile presidente del Catanzaro Calcio, e il giornalista Italo Cucci, ex direttore del Corriere dello Sport-Stadio che ha seguito e sostenuto il premio sin dai suoi esordi».

«Zanetti – prosegue la nota – attuale vicepresidente dell’Inter, capitano nerazzurro per antonomasia, proprio alcuni giorni ha ricevuto l’onore del ritiro della sua maglia numero 4 e ha salutato tutti i suoi tifosi nel “Zanetti and friends Match for Expo”, in compagnia dei più grandi campioni che ne hanno accompagnato la carriera da calciatore. L’argentino si è ritirato dal calcio giocato il 10 maggio del 2014 dopo 857 presenze in nerazzurro».

«E’ per noi un grande piacere – ha detto Oliverio – ricevere ed incontrare Javier Zanetti che, da calciatore prima e da dirigente poi, ha sempre esaltato uno sport popolare come il calcio che, proprio per la sua grande popolarità, parla di identità diffuse e racconta le ricchezze di una regione. L’incontro di oggi, quindi, rappresenta un momento di valorizzazione delle nostre identità e va in direzione della coesione e dell’unità del popolo calabrese. Anche attraverso un premio così prestigioso come il “Ceravolo” passa l’immagine positiva di una regione come la nostra che ha tanti problemi, ma anche tanti fattori positivi, primo fra tutti quello dell’ospitalità».

«Della vostra grande ospitalità – ha detto, dal canto suo, Zanetti – ho avuto subito chiara la percezione appena sceso all’aeroporto. Vi ringrazio per questo e sono molto onorato di ricevere questo premio di cui conoscevo bene il valore e l’importanza e che ho immediatamente accettato di ritirare personalmente appena sono stato informato di essere stato designato vincitore. Lo sport in generale, ma il calcio in particolare, deve sempre unire e mai dividere».

Al teatro Politeama alla cerimonia condotta da Sabrina Gandolfi c’erano il direttore editoriale dell’agenzia Italpress Italo Cucci e l’ideatore del premio, il giornalista Maurizio Insardà. E’ stata l’occasione per discutere della situazione dell’Inter del presente: «Quando non arrivano i risultati – ha detto Zanetti – tutti soffriamo, credo che dopo un percorso come il nostro era inevitabile attraversare questi momenti. Quando arrivai all’Inter anche allora non si vinceva da tempo, ma lavorando ho sempre pensato che il nostro momento doveva arrivare. Già dal prossimo anno vogliamo tornare competitivi».

Zanetti ha anche discusso del suo rapporto con l’allenatore nerazzurro Mancini e le prospettive per il futuro: «Con Mancini – ha commentato – abbiamo vissuto grandi momenti e vinto tanto. Ci lega un rapporto di grande stima e rispetto e vogliamo entrambi fare del nostro meglio per tornare protagonisti. L’Inter è una grande famiglia, sono passati vent’anni e sento ancora tanto amore e affetto nei miei confronti. Credo che questa stima la si debba guadagnare, sono orgoglioso di portare questi colori ovunque vada, la fede è una sola e l’Inter si ama e basta»

Italo Cucci, dopo aver ricordato il presidente Nicola Ceravolo come «un appassionato gentiluomo», ha sottolineato il fatto che la presenza di Javier Zanetti «va ad arricchire un albo d’oro che è tra i più ricchi e prestigiosi d’Italia, un fiore all’occhiello della comunicazione calabrese».

Maurizio Insardà, infine, ha spiegato i motivi per cui quest’anno la scelta del premio è ricaduta su Javier Zanetti. «Insieme alla famiglia Ceravolo – ha detto – abbiamo scelto l’attuale vicepresidente dell’Inter perché è un esempio da seguire e un’icona della sportività, un modello positivo a cui devono guardare soprattutto i giovani. Egli fa parte della storia calcistica mondiale, oltre che per la sua grande professionalità calcistica, soprattutto per la sue enormi doti umane, per l’integrità morale e per il grande impegno a favore degli ultimi».

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