3 minuti per la lettura
CATANZARO – «Il 2012 si è concluso nel peggiore dei modi per chi ha a cuore le sorti della fauna selvatica, sia essa marina che terrestre». Lo si legge in una nota del wwf calabrese. Secondo i dati raccolti dal Wwf Calabria, in collaborazione con i diversi presidi territoriali della Guardia Costiera e i Carabinieri di Briatico, solo nell’ultima decade di dicembre sono state 9 le tartarughe marine rinvenute sul litorale tirrenico calabrese, di cui cinque ormai morte, mentre in quattro casi i rettili sono stati recuperati ancora vivi e trasportati ne i centri di recupero di Brancaleone (RC) e di Isola Capo Rizzuto (KR) per essere sottoposti alle cure dei veterinari. «Particolarmente interessato – è scritto – il litorale tra Briatico e Pizzo, dove in pochi giorni sono state rilevate tre carcasse di Caretta caretta, di cui una con un carapace di oltre 70 cm., mentre una tartaruga più piccola, si è potuta salvare grazie all’intervento della Capitaneria di Porto di Vibo Marina e del WWF, che ha fatto seguito al salvataggio di un esemplare più grande rinvenuto pochi giorni prima e soccorso dalla Delegazione di Spiaggia di Amantea e dai volontari locali. In alcuni casi sugli individui spiaggiati è stata accertata la presenza di fili di nylon da palangaro, mentre per gli altri si ipotizza una interferenza con altri attrezzi da pesca che hanno potuto causare il decesso degli animali». Sempre a Pizzo, – segnala il Wwf – in località «Colamaio 2» gli esperti dell’associazione ambientalista hanno inoltre registrato lo spiaggiamento di un esemplare di «Stenella striata», una specie di delfino piuttosto diffuso nei nostri mari, che presentava una vistosa ferita nella regione addominale. Ma se nel caso delle Tartarughe si deve escludere l’intenzionalità del danno causato da certe attività umane, quanto accaduto a Dinami (VV) la sera di San Silvestro deve far meditare e indurre tutte le autorità ad adottare finalmente dei provvedimenti seri per arginare il vergognoso e sempre più intollerabile fenomeno del bracconaggio. Proprio mentre tutti si accingevano a sedersi a tavola per il tradizionale cenone di fine anno, una famiglia del paese al confine con la provincia di Reggio, segnalava la presenza di un povero Tasso ferito gravemente da un colpo di fucile da caccia. Purtroppo, nonostante l’interessamento dei Carabinieri della locale stazione e di alcuni volontari della Protezione Civile, per il Tasso – continua l’associazione – non c’è stato niente da fare. Quella della caccia illegale è un’autentica piaga sociale- denuncia il Wwf Calabria – che continua purtroppo ad essere ignorata , con conseguenze gravissime per la fauna selvatica e tale da favorire il prevalere di una mentalità di autentica rapina nei confronti del patrimonio naturalistico della regione». A tale proposito il Wwf continua a chiedere come mai la Provincia di Vibo, «così solerte quando si tratta di organizzare i soliti inutili e dannosi ripopolamenti o di favorire incontrollabili e incontrollate attività connesse alla cosiddetta «caccia di selezione» ai cinghiali, non si è mai dotata di un corpo di vigilanza venatoria».
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA