4 minuti per la lettura
CATANZARO – «Chiedo scusa a tutti, catanzaresi e non, per le mie affermazioni: sono il primo ad ammettere di aver sbagliato riguardo ai termini utilizzati nei confronti della popolazione catanzarese nel suo complesso, errando sopratutto nel generalizzare». Giuseppe Monea, il ventenne catanzarese balzato agli onori della cronaca dopo la trasmissione di Rai Uno “L’Eredità”, durante la quale si è lasciato andare ad una differenziazione tra gli abitanti di Catanzaro Lido e quelli di Catanzaro, ha preso carta e penna e si è rivolto ai suoi concittadini, chiedendo scusa per l’accaduto.
«Ho deciso di scrivere questa lettera aperta – ha spiegato il ragazzo – nella speranza che venga letta e compresa da tutti coloro che, in queste ore, mi hanno mosso le più disparate critiche, costruttive e non. Ritengo che determinati aggettivi negativi possano essere riferiti solo a una stretta minoranza di persone incontrate e di cui non si può negare l’esistenza: non sarò io il primo a raccontarvi delle numerose aggettivazioni dispregiative a carico degli abitanti del quartiere Lido. Vorrei inoltre spiegare come nascono le presentazioni dei concorrenti di questi giochi televisivi: si arriva di prima mattina negli studi televisivi e dopo le prime chiacchiere tra concorrenti, avviene forse la fase più importante. I concorrenti – ha aggiunto – insieme agli accompagnatori svolgono un breve colloquio con un autore della trasmissione durante il quale viene programmato tutto ciò che il concorrente, l’accompagnatore e il conduttore dovranno dire, la parte da “recitare” durante la registrazione della puntata».
Giuseppe ha riconosciuto «la mia responsabilità e non certamente della redazione del programma televisivo, nell’aver esagerato i modi e i termini utilizzati. L’emozione (trovarmi per la prima volta in uno studio televisivo) insieme all’istinto di seguire le indicazioni impartite dalla redazione, mi hanno portato a quei commenti infelici. Riconosco però, pur avendo sbagliato l’occasione per esprimere un parere così netto, che “la nostra non è una città unita” (…) Voglio inoltre ricordare quanto siano difficoltosi i collegamenti fra il centro città e i quartieri, rendendo, di fatto, impossibile una regolare frequentazione del centro storico del capoluogo, se non con mezzi propri. Nei panni di un diciannovenne che ha da poco ha conquistato la possibilità di muoversi con un proprio mezzo, viene quindi difficile sentirsi parte della città».
«La mia critica alla città tutta (centro o quartieri) riguarda anche altri aspetti. Un caso emblematico – ha sostenuto nella lettera aperta – è quello del ritiro della mia tessera elettorale: recatomi agli uffici comunali del municipio di Catanzaro centro, mi sono sentito chiedere da un impiegato di dove fossi, e avendo spontaneamente risposto di provenire da Catanzaro Lido, l’impiegato mi ha reindirizzato al “Comune di Catanzaro Lido”. Questo è un esempio banale ma può dare la misura della mancanza di comunicazione tra centro e periferie. Ho partecipato nel corso degli anni di Liceo a numerose manifestazioni studentesche. Molti degli studenti, sia delle scuole di Catanzaro centro che di quelle dei vari quartieri, potranno confermare come nemmeno in quelle occasioni (che sin dagli anni ’60 sono motivo di unità nella diversità), si riuscisse a formare un gruppo coeso tra tutti noi studenti. Non voglio colpevolizzare nessuno ma solamente proporre una critica costruttiva e non distruttiva nei confronti di una città, la nostra, che non riesce a farci sentire uniti!».
«Riconosco un ulteriore errore – ha sostenuto ancora Giuseppe Monea – premesso che, contrariamente a quanto mi è stato detto in queste ultime ore, ognuno è libero di esprimere il proprio pensiero, sono il primo a recitare il mea culpa e a concordare con le numerose critiche ricevute perché bisogna attenersi a luoghi e a modi più idonei nei quali manifestare le stesse. Spero tuttavia che le mie parole non abbiano suscitato solamente rancore ed ira nei miei confronti perché, ovviamente, non erano mosse da cattive intenzioni e tanto meno miravano ad una “effimera celebrità”, per giunta negativa (ditemi voi se adesso sono più conosciuto o semplicemente più sbeffeggiato, se non detestato). Ringrazio inoltre, il consigliere comunale Roberto Rizza, per la sua lucida analisi della situazione cittadina: i mancati festeggiamenti di San Vitaliano sono un esempio davvero calzante, per far comprendere come le mie esternazioni siano il frutto di un malessere cittadino, radicato da tempo nei territori catanzaresi. In conclusione porgo ancora una volta le mie scuse ai miei concittadini catanzaresi se, cercando di mettere in luce difetti o rivalità del tutto innocenti, sia venuta fuori un’immagine distorta di una realtà, che per quanto difficile e problematica – ha concluso il ventenne catanzarese – non è diversa da molte altre realtà urbane».
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA