Il commissario Guido Longo e il presidente Nino Spirlì
2 minuti per la letturaCOSENZA – Con diciotto ospedali chiusi e mai riconvertiti in case della salute l’unità di crisi della regione partorisce il topolino. Indicati come ospedali Covid strutture che in due casi lo sono già e in un altro potranno contenere al massimo venti posti letto se si riusciranno a superare i problemi logistici. Perché la dichiarazione fatta ieri da Spirlì sui presidi Rogliano (già con posti letto Covid e atri 12 in arrivo), Gioia Tauro (già con posti letto Covid) e Villa Bianca a Catanzaro (annunciato sei mesi fa come ospedale Covid da 100 posti letto e oggi ridimensionato) è ormai al limite assoluto della propaganda.
La riunione di ieri con il commissario Longo e il subcommissario Pellicanò ha oltretutto prodotto una ennesima distorsione nella Regione Calabria.
IL CASO VILLA BIANCA: 20 POSTI MA NON SUBITO
Ancora una volta a fare le veci del “comandante” è Spirlì, quando in questo caso dovrebbe essere Longo a spiegare alla Calabria quali sono gli interventi in campo per far fronte all’ennesima, conclamata, crisi sanitaria in atto a oltre un anno dallo scoppio dell’epidemia. E invece Spirlì continua a propagandare un ruolo che non è il suo: annuncia “aperture” di ospedali, centri vaccinali, assunzioni.
Nella narrazione della Regione Longo e i subcommissari sembrano persino subalterni. Emblematico il passaggio sui canali ufficiali di ieri: “alla riunione erano presenti anche il commissario e il subcommissario della Sanità calabrese, Guido Longo e Angelo Pellicanò, oltre ai vertici delle Aziende sanitarie e ospedaliere della Calabria”.
L’emergenza, però, non è di competenza regionale quando di mezzo ci stanno i problemi. Lì le cose diventano in automatico un problema “loro”, degli “altri”, di undici anni di amministrazione “controllata” dal governo tramite il commissariamento.
TUTTO FERMO
Anche sulle assunzioni tutti è relegato a poche righe di comunicato stampa mentre da mesi si chiede che fine hanno fatto i bandi per medici e infermieri e come sono stati spesi i fondi a disposizione. In realtà, come ribadito più volte dal Quotidiano, il piano di riorganizzazione ospedaliera è fermo da giugno scorso: sei i posti letto in terapia intensiva aperti da allora, nessuno in sub-intensiva se non in questa corsa emergenziale.
L’ASP CHIEDE GLI STRAORDINARI
Forse il punto di non ritorno è proprio la comunicazione di ieri dell’Asp di Cosenza che chiede al personale amministrativo se qualcuno è disposto a lavorare in regime di straordinario, fuori dall’orario di lavoro, per inserire i dati delle vaccinazioni “al fine di potenziare le attività di inserimento dei dati sulle piattaforme dedicate”.
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