Controlli dei Nas, lo scorso anno, nell'ospedale di Vibo Valentia
3 minuti per la letturaCATANZARO – Sanità calabrese da «allarme rosso», con «uno stato di abbandono generale e le strutture ospedaliere non riescono a garantire la continuità assistenziale». In piena pandemia, e nei giorni in cui risale la curva dei contagi per il Covid-19, le organizzazioni sindacali calabresi alzano i toni e chiedono interventi urgenti per un sistema sanitario che appare sempre più al collasso.
L’emergenza pandemica sembra avere dato il colpo di grazie ad un settore già collassato, seguito da oltre un decennio dai commissari che si sono succeduti per seguire il piano di rientro legato al catastrofico debito. Eppure, non solo nulla sembra essere cambiato, ma per diversi settori le condizioni appaiono ancora più critiche. Il periodo successivo al lockdown ha creato gestioni autonome all’interno delle stesse strutture sanitarie: vaccini interrotti, visite e prestazioni mediche rinviate per mesi, ambulatori rimasti chiusi nonostante le riaperture previste, medicinali introvabili anche per pazienti a rischio.
Per questo Cgil, Cisl e Uil, con i segretari generali regionali Angelo Sposato, Tonino Russo e Santo Biondo, si sono rivolti direttamente al ministro della Salute, Roberto Speranza: «Stante la drammatica situazione in cui versa il sistema sanitario calabrese, le chiediamo un urgente incontro per mettere in campo ogni azione necessaria per garantire la salute e la sicurezza dei cittadini e di tutte la lavoratrici e lavoratori che operano nella sanità calabrese». A stretto giro di posta la replica dello stesso ministro che ha convocato le organizzazioni per il prossimo 8 settembre.
Nella lettera indirizzata a Speranza i sindacati denunciano: «Il decreto Calabria è stato fallimentare e le politiche messe in campo dalla struttura commissariale per la sanità in Calabria sono meramente ragionieristiche, contabili, e non interessa a nessuno ed in alcun modo mettere al centro degli interventi i diritti delle persone e dei malati».
Non solo disservizi, ma anche l’influenza della ‘ndrangheta nella gestione sanitaria e debiti che si moltiplicano: «Oggi – scrivono Cgil, Cisl e Uil – abbiamo due aziende sanitarie provinciali ( Catanzaro e Reggio Calabria) sciolte per infiltrazioni mafiose, una ( quella di Cosenza) in grave deficit finanziario. Non sappiamo in Calabria quanti sono i centri Covid funzionanti e quante terapie intensive e ventilatori sono disponibili. Occorre mettere in sicurezza i cittadini e gli operatori sanitari che sono sempre meno».
Resta poi il “dramma” della carenza di personale, per Cgil, Cisl e Uil, infatti, «la carenza di medici, infermieri, tecnici sta portando alla chiusura di interi reparti ospedalieri in tutta la Calabria creando tensioni territoriali e grave disagio ai cittadini. La popolazione anziana, i bambini, sono quelli più esposti e colpiti perché nel frattempo è stata smantellata la medicina territoriale».
In questo stato di cose, i sindacati lanciano aspre critiche alla gestione commissariale: «Tutti gli impegni assunti dal commissario Cotticelli in sede di tavolo ministeriale alla sua presenza e quella di Cgil, Cisl e Uil nazionali e della Calabria, sono stati sistematicamente disattesi, a partire dalla condivisione del nuovo piano operativo, dallo sblocco delle assunzioni necessarie, dal processo di riqualificazione e internalizzazione dei servizi in appalto. Niente di tutto ciò è stato fatto – proseguono Sposato, Russo e Biondo – e nel frattempo la situazione sanitaria calabrese si è aggravata. E se qualcuno dice che i costi della sanità in Calabria sono diminuiti è perché non si fa più sanità, il sistema sanitario calabrese è bloccato, fermo».
Al Ministro Speranza, Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto «un urgente incontro per mettere in campo ogni azione necessaria per garantire la salute e la sicurezza dei cittadini e di tutte la lavoratrici e lavoratori che operano nella sanità calabrese».
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