Mimmo Tallini
4 minuti per la letturaCOSENZA – Non si può certo dire che si sia trattato di un fulmine a ciel sereno, visto che la tensione nel centrodestra catanzarese da tempo si taglia con il coltello. Ma questo non vuol dire che l’addio a Forza Italia di Mimmo Tallini, uno degli uomini più rappresentativi degli Azzurri in Calabria, è cosa irrilevante. Soprattutto per il momento in cui cade ovvero con Catanzaro chiamata al voto.
Tallini ci racconti cosa è successo…
«Guardi è molto semplice. Oggi a Catanzaro Forza Italia è stata consegnata a Marco Polimeni, un giovane che rappresenta il gruppo Aiello, quello che faceva riferimento ai fratelli Gentile e che aveva ingaggiato contro di noi una lotta senza quartiere accusandoci di esserci venduti a Cosenza nella fase in cui sostenevamo la candidatura di Mario Occhiuto a presidente della giunta regionale. In quella fase noi ci siamo difesi da costoro che ci muovevano critiche strumentali e anche dagli attacchi del M5s orchestrati da quel Nicola Morra che occupa abusivamente la poltrona di presidente della commissione Antimafia. Oggi si verifica quello che in tante occasioni avevo esposto al coordinatore regionale. Accontentiamo Polimeni che aspirava alla candidatura a sindaco senza averne né la stoffa né i consensi come si è visto».
Una questione tutta catanzarese insomma?
«Ovviamente Catanzaro è il nucleo centrale di questa vicenda politica. Come si fa a non definire un pessimo dirigente politico quel coordinatore regionale che umilia la città di Catanzaro alle regionali, come si fa a non pianificare la presenza di un esponente della città in consiglio?».
Questa presenza mi pare che ve la stiate riprendendo per via giudiziaria. La Fedele è stata per ben due volte dichiarata ineleggibile…
«Ovviamente mi spiace per Valeria Fedele che stimo moltissimo come persona e come tecnico. La nostra azione giudiziaria non è certamente contro una persona ma un modo per restituire alla città un debito politico».
Senta, ma Roberto Occhiuto l’ha sentito?
«Ovviamente no. Ci mancherebbe, sono andato via dal partito cosa avrebbe dovuto dirmi. L’ho sentito in occasione della mia assoluzione».
Ecco, quanto ha pesato la sua vicenda giudiziaria in questa storia?
«Indubbiamente tanto perché nell’occasione non ho avvertito quella solidarietà che mi aspettavo. Anzi ho notato diversi sciacalli cercare di profittare della situazione. Guardi d’altronde c’è stato il Riesame ed il partito è stato freddo; c’è stata la Cassazione e anche lì partito è stato tiepido infine c’è stata l’assoluzione con formula piena e il partito ha espresso solo frasi di circostanza».
C’è rimasto male personalmente?
«Si, ma è anche una questione politica. Allora che debbo pensare che il garantismo in Forza Italia vale solo per Berlusconi? Eppure c’è una fetta importante della classe dirigente del centrodestra che è stata annullata per via giudiziaria. Eppure il tema della separazione dei poteri in Italia sta su un piano inclinato molto delicato».
Quindi per lei Forza Italia ha finito la sua spinta politica?
«In Calabria ha raggiunto livelli importanti grazie al lavoro di un gruppo dirigente coeso e attrezzato. Purtroppo penso che con la stessa velocità è destinata a perdere i consensi ottenuti. Il gruppo attuale non è in grado di garantire quello che garantiva Jole Santelli con i suoi rapporti romani, hanno coordinatori non all’altezza e una classe dirigente in molta parte non in grado di rappresentare un partito che governa la Regione».
E di Occhiuto cosa pensa?
«Dovrei definirlo evanescente per quanto visto finora, ma sicuramente prima di esprimere un giudizio dobbiamo aspettare. Sempre che ne abbia il tempo…»
In che senso?
«Io spero, soprattutto per il bene dei calabresi che questa legislatura abbia una scadenza naturale. Al momento vedo tante fibrillazioni sotterranee e soprattutto non vedo una squadra con un progetto capace di dare una prospettiva seria alla Calabria. Molti consiglieri regionali sono alla prima esperienza, mentre questi sono anni decisivi che meriterebbero ben altro approccio. Non penso che il presidente possa fare tutto da solo».
Cosa prevede per il suo futuro politicamente parlando?
«Non so, sono in una pausa di riflessione. Ho sempre pensato che avrei concluso la mia carriera politica con una sconfitta elettorale. Non c’è stata visto che per la mia vicenda giudiziaria non mi sono ricandidato».
Allora si candida consigliere?
«Ripartire dal Comune ha una sua suggestione anche se ha pure molte controindicazioni. È anche vero che ho sempre avuto grande consenso con il record personale ottenuto nella candidatura con Traversa quando ho avuto 1800 voti».
Allora perché non si candida sindaco?
«Non sono un candidato da uninominale. Il sindaco è uno che non ha nemici, deve farsi votare da tutti. Io ho avuto molti successi elettorali e questi lasciano scorie con molti che ti accusano delle loro sconfitte. Pensi in 30 anni quanti ne ho avuti. Sono candidato da proporzionale da consiglio comunale, se dovessi trovare un candidato sindaco decente».
Al momento non lo vede?
«Guardi l’insipienza del gruppo dirigente di Forza Italia sta cercando di far sparire il centrodestra da queste elezioni umiliando i nostri elettori. Dobbiamo accontentarci di votare un sindaco che ha in tasca la tessera del Pd. Tutto questo in un capoluogo di regione. Ma stiamo scherzando?»
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