Mario Franchino
2 minuti per la letturaCOSENZA – Non sarà unitario, contrariamente alle previsioni, il prossimo congresso regionale del Pd. C’è chi non ci sta alla candidatura unica e lancia una propria proposta alternativa.
Stiamo parlando di Mario Franchino, già segretario provinciale dei Ds di Cosenza e consigliere regionale. Ieri il gruppo che si definisce Democratici progressisti ha tenuto un’assemblea al T Hotel di Lamezia Terme proprio per discutere del futuro congresso. Il senso della discussione è che vista la situazione generale in cui versa il partito, una candidatura unitaria troncherebbe ogni dibattito di cui invece si sente un gran bisogno. Qualcuno ha persino definito l’opzione Irto come un commissariamento dolce che non può risolvere i problemi del partito.
Serve confronto, serve discussione e quindi serve una candidatura di contrapposizione pur senza nulla togliere all’autorevolezza di Nicola Irto. In poche parole dalla sala di Lamezia chiedono un congresso che sia finalmente politico e non semplicemente formale perchè, hanno detto i diversi intervenuti, i tre anni di commissariamento hanno causato una serie di lacerazioni interne che nessuno si è preoccupato di sanare.
Nel corso dell’assemblea si sono sollevati anche dubbi sul tesseramento, che ancora non sarebbe stato validato da Roma, per cui diventa difficile immaginare uno svolgimento del congresso se ancora non si conosce l’esatto numero degli aventi diritto al voto.
Sullo sfondo c’è un’altra questione di natura più squisitamente politica. La scelta di Franchino da parte di questo gruppo non è casuale, ma c’è chi la legge come un tentativo di riequilibrio politico di un partito che si sta caratterizzando verso una svolta centrista. Ne è espressione il segretario nazionale Enrico Letta, il candidato segretario regionale Nicola Irto, la subcommissaria della Federazione di Cosenza Maria Locanto e potremmo continuare. La candidatura alternativa incarna allora anche questa suggestione politica.
Da ultimo c’è anche un altro elemento, se vogliamo “geopolitico”, da tenere in considerazione. Dai dati che sono emersi il Pd finora ha fatto registrare circa 12000 tessere. Di queste 6500 sono della provincia di Cosenza. E’ evidente che la partita congressuale si gioca soprattutto in terra bruzia. La provenienza di Franchino, che risiede nell’alto jonio cosentino, può in qualche modo mescolare le carte.
Naturalmente siamo ancora nella fase dei desiderata. Giacché la candidatura a segretario regionale deve essere sostenuta da un minimo di 250 e un massimo di 600 tesserati. I tempi sono molto stretti ma il gruppo che propone Franchino è certo che il dissenso verso questo modo di arrivare al congresso, senza alcuna discussione preventiva e con una candidatura unitaria, sia molto ampio nella pancia del partito.
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