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La manifestazione a Taverna

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CATANZARO – Contro il green pass, contro l’invio di armi in Ucraina, contro le mascherine a scuola, contro il caro bollette, contro il crollo del potere d’acquisto e, soprattutto, contro il governo dei peggiori. Cioè Draghi.

Questo è il manifesto di Gianluigi Paragone, senatore, già direttore de “La Padania”, commentatore, che ha fondato il partito “Italexit” che terrà il primo congresso nazionale a Roma dal 25 al 26 giugno. Gli ultimissimi sondaggi gli danno tra il 3 e il 4,5 per cento. Una forbice molto larga ma con una potenziale capacità di assorbimento molto precisa. Infatti Paragone pescherebbe nel campo populista grillino e sovranista salviniano. Insomma, il giallo-verde che fu. L’originale.

Questo nuovo partito è già sbarcato in Calabria dove sono state formalizzate le nomine dei coordinatori provinciali. Nei giorni scorsi c’è stato un raduno regionale a Taverna, la città di Mattia Preti. Su indicazione del coordinatore regionale, Massimo Cristiano e controfirmate da Paragone, sono stati nominati quali referenti provinciali: Rocco Stuppia per la provincia di Vibo Valentia, Giuseppe Gerace per la provincia di Cosenza che è anche coordinatore del circolo di Rogliano, Ernesto Marziale per la provincia di Reggio Calabria, Luigi Villella per la città di Lamezia Terme, Valerio Ferraiolo per la città Cosenza, Carmelo Iannelli e Vittorio Carbone per il distretto di Palmi-Sant’Eufemia d’Aspromonte. E Antonio Campo coordinatore per la città di Catanzaro. Quest’ultimo è anche candidato a sindaco di Catanzaro ma si è dimesso dal ruolo di coordinatore provinciale e da responsabile dell’area web-marketing.

Perso Campo, il futuro di Paragone ha però le idee chiare. Ha detto a “Repubblica”: «Quanto prenderemo nel 2023? Non pongo limiti alla provvidenza, dipende dal grado di disperazione di questo Paese. L’obiettivo politico è l’uscita dall’unione monetaria e non è un capriccio, i fatti dicono che i cittadini italiani ci hanno solo rimesso».

La strategia è chiara. Continua il leader: «Prenderemo i voti approfittando del tradimento di Lega e M5S, la campagna elettorale ce la faranno loro. Chi ha preso i voti per fare l’antisistema e oggi fa il vassallo del sistema si dovrebbe vergognare, noi di sicuro gliela faremo pagare».

Siccome in genere la storia si ripete, viene spontaneo chiedersi se anche Italexit alla fine non dovrà fare compromessi. Paragone giura che non tradirà: «La mia storia è quella di un maledetto testardo, mi dimisi da un contratto a tempo indeterminato in Rai, la mia libertà ha vissuto tante prove. Certo – avverte – chi viene con noi deve sapere che il titolare ha un pessimo carattere…».

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