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Monsignor Serafino Parisi

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CON tutto il rispetto per i partiti, il tavolo di protesta più animato contro l’autonomia differenziata nasce in Diocesi, nel cuore di Lamezia, a sua volta centro di una Calabria che ha schierato subito i suoi vescovi in prima linea, e allora si va a parlare con Monsignor Serafino Parisi sull’onda di un certo nervosismo che affiora nei comunicati della Lega locale, lettere di Salvini annunciate e mai spedite, fantomatici finanziamenti di sapore pre-elettorale. Un retrogusto amaro, il fastidio per una Chiesa resistente, o come la chiama Parisi “una fede estroversa”. Lo sguardo va sulle immagini dei santi ma anche sulla targa del Fondo anti-usura: si finisce per parlare delle iniziative alla Cittadella della Carità, delle esperienze di don Giacomo Panizza, inventore della Comunità Progetto Sud. Ma domina una sana irritazione per le scelte del governo. Quindi Lamezia centro del dibattito, storica sede del Festival Antimafia “Trame”, laboratorio e termometro politico, e fa caldissimo in tutti i sensi.

Il vescovo Parisi non le manda a dire, dall’autonomia differenziata: “Il Sud diventerà una zavorra e trascinerà giù tutto il Paese”, al Ponte sullo Stretto: “Come mettere gli occhiali d’oro a un ipo-vedente, le priorità sono altre”. Posizioni che danno fastidio a chi vuole una chiesa silente o magari asservita.

Monsignor Parisi, 62 anni, è da due anni vescovo di Lamezia. Noto biblista e docente, nato e cresciuto in quel gioiello calabro sconosciuto ai più che si chiama Santa Severina. “Un posto dove anche i bambini si prendono cura del paese”. Avrebbe potuto vivere di studio e Sacre Scritture, invece eccolo on the road.

Monsignor Parisi, perché una presa di posizione così forte contro l’autonomia differenziata?

“Tocchiamo con mano la realtà del nostro territorio, che solo per usare un eufemismo definirei depresso. Questa accelerazione, questa fuga in avanti è un rischio. Le esperienze quotidiane dei cittadini sulla Sanità, sui Trasporti sono una lotteria tragicomica, in certi casi manca un’offerta minima. Alla Cittadella della Carità è stato aperto da un’associazione di volontari un ambulatorio solidale, grazie a medici in attività o in pensione. In sedici mesi hanno effettuato 4.000 visite, e c’era gente che arrivava davanti a uno specialista per la prima volta. Quell’ambulatorio è un pungolo al welfare a giorni alterni, e un balsamo per chi soffre. Basta? Naturalmente no, ma potrebbe andare anche peggio. Perché con i tagli brutali delle prestazioni rischiano i bambini portatori di handicap, le categorie più deboli, svantaggiati due volte. Siamo ultimi nei Lea, i livelli essenziali di assistenza. Ma mancano anche quello che il sociologo Giorgio Marcello ha chiamato i Livelli essenziali di Gestione, e cioè un servizio sociale aperto, che funziona. Al momento lo Stato copre un terzo del bisogno”.

Siamo ancora fermi qui?

“Ricordo un documento della Cei a cui contribuì monsignor Giuseppe Agostino. ‘Sviluppo nella solidarietà. Chiesa italiana e Meridione d’Italia’. Era il 1989! Se l’Italia non cresce insieme, sarà la fine di tutto. Siamo fermi anche perché vince il cancro dell’individualismo, dello sfruttamento sull’uomo. Il documento dei vescovi è invece un segno di solidarietà, sussidiarietà, giustizia sociale”.

Monsignor Parisi, che cosa avete fatto in questi mesi per conoscere la legge sull’autonomia differenziata?

“Abbiamo organizzato delle sedute pubbliche di incontro e dibattito, coinvolto la Consulta dei Laici, i capi scout. Abbiamo chiamato il professor Marcello dall’Unical, cercato le ragioni del sì insieme a quelle del no. È quella che io chiamo politica nel senso greco del termine. Impegnarsi, non chiudere gli occhi, ascoltare il prossimo”.

Impossibile passare inosservati.

“La racconto in breve, perché non è il centro del mio discorso. Tre giorni prima delle Europee, mi viene annunciata via giornali e siti locali una Pec del ministro Salvini che anticipa lo stanziamento di 4,4 milioni per la ristrutturazione del convento dei Frati Minimi a Sambiase, peraltro di proprietà del Comune, in precedenza location di una sorta di spot pre-voto. Controllo in tempo reale, la lettera non esiste. Chiedo una smentita, considerandola una speculazione elettorale, segue telefonata che non esito a definire infuocata con il deputato locale della Lega, che alla fine corregge il comunicato. Anche se naturalmente in Rete resta sempre traccia di questa presunta donazione. Seguono altri piccoli incidenti, dispetti digitali. Ma noi andiamo avanti”.

Torniamo alle cose serie, allora, monsignor Parisi: la campagna contro l’autonomia differenziata.

“La campagna contro l’autonomia differenziata è nazionale, c’è un comitato che ha messo i banchetti per le firme per il referendum”.

Non dica che le raccogliete anche voi, altrimenti parte un altro comunicato.

“Quello no, ma le parrocchie possono informare, sensibilizzare i cittadini sul tema. Le Acli, l’Azione Cattolica, gli scout e altre associazioni lavorano sul territorio”.

Monsignor Parisi, faccia un esempio di impatto dell’autonomia differenziata sulla vita delle persone.

“Minori entrate pubbliche – per la Calabria si parla di cinque miliardi – sarebbero un colpo definitivo al sistema dei trasporti. E io che vengo dal versante jonico lo so bene. La 106, l’aeroporto di Crotone a orario variabile. E invece pensano al Ponte, agli occhiali d’oro di cui parlavo prima”.

Ma la Chiesa calabrese non era quella che fermava la processione davanti alla casa del boss?

“È quello che passa su certi giornali. La Chiesa calabrese ha un altro volto, possiamo dire che è stata ricostruita, è un punto di riferimento fortissimo, un calmiere sociale. Diamo sostegno ai diseredati, li strappiamo alla delinquenza. Qui intorno si trovano degli eroinomani, gente che si buca ancora, la droga dei poveri. Anche questo è welfare sociale… ma ascolti bene questa frase: i farmaci devono servire a guarire, non a cronicizzare. Noi sosteniamo le persone, ma proponiamo anche un piano strategico contro la povertà culturale. Non ci scervelliamo solo sugli effetti di questa povertà, ma anche sulle cause. Va cancellata quell’immagine conservatrice, fatta di sola apparenza della chiesa”.

Che intende per piano culturale?

“A Lamezia e nel comprensorio è stata organizzata l’Estate Ragazzi, con centinaia di presenze, coinvolti tantissimi operatori. Così è stato per più della metà delle 63 congregazioni. Va ri-fertilizzato il contesto sociale, ri-umanizzate le relazioni”.

E in un territorio non facilissimo, diciamo. Povero, sfiancato e in certe zone oppresso dalla ‘ndrangheta.

“Il contesto più pericoloso è quello che appare innocuo, che non ti chiede coinvolgimento e non crea reazioni. L’indecisione, l’apatia favoriscono il più spregiudicato. Quello che dice ‘va tutto bene’, alla fine comanda lui. È quello che giustifica le prepotenze di paese ‘in fondo sono ragazzi’. E altrettanta vigilanza va riservata alle scelte della politica”.

Scelte che scontiamo da cinquant’anni.

“Io ho vissuto la parabola di Crotone, che era il granaio della Calabria. Industrializzato a forza, inquinato, smantellato, abbandonato. Con le bonifiche che ancora non partono, perché vogliono lasciarci i veleni vicino a casa, al caro prezzo di vite umane! E qui che io richiamo la politica come forma di impegno cristiano. Per questo motivo ho voluto lanciare come incipit della mia azione pastorale la Scuola per i ministeri e la Scuola Biblica. Lei lo sa che ha 722 iscritti? Due ore di lezione ogni 15 giorni, per un totale di 24 ore”.

Mi spieghi per favore il nesso.

“I passi della Bibbia che scegliamo sono finalizzati a temi di attualità. Parliamo della liberazione come rottura della schiavitù, come affrancamento. E in positivo lavoriamo per realizzare relazioni di libertà e non di necessità, in tutti gli ambiti. Una chiamata alla responsabilità dell’impegno dei credenti, perché – dobbiamo dirlo – come fede siamo andati indietro, ci siamo affidati alle apparizioni, ai fenomeni da baraccone. Abbiamo perso l’impatto sul contesto sociale, con la profezia della testimonianza. Alla Cittadella abbiamo aperto una lavanderia, una mensa, un centro diurno, un dormitorio: tutto gratuito. È la mia immagine di fede: profetica, propositiva, attrattiva. E dalla politica mi aspetto un ritorno di lealtà, non i dispetti”.

Avete dato fastidio?

“Sì, ma non siamo stati zitti. Anche i vescovi, nel loro piccolo, alzano la voce”.

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