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Valeria Fedele

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CATANZARO – Ad ogni elezione il proprio ricorso, la consuetudine è consolidata e qualche volta supportata da norme e riconteggi. Ma ancora non ci sono notizie nemmeno della data della proclamazione  degli eletti in Consiglio regionale, e quindi nemmeno di ricorsi depositati dal Tar Calabria, che già si dà per “scottante” e pronta a saltare qualche poltrona da assegnare.

A conti fatti, la guerra intestina a Forza Italia che corre sull’asse Vibo-Catanzaro si gioca anche sulla psicologia e sulle indiscrezioni, in particolare quelle che circolano da giorni nel collegio dell’Area centrale che vorrebbero i primi degli eletti nella lista azzurra – leggi l’avvocato Antonello Talerico – pronti rivendicare lo scranno che tocca a Valeria Fedele, consigliera regionale forte dei suoi 7.962 voti dietro al votatissimo Michele Comito.

Originaria di Maida (siamo sempre nella provincia di Catanzaro), con una esperienza politica consolidata che l’ha vista più volte impegnata in prima persona con candidature e ruoli politici, Fedele attualmente è direttore generale della Provincia di Catanzaro, dove è stata chiamata in concomitanza all’elezione dell’attuale presidente Sergio Abramo, nel mandato iniziato nel novembre 2018. In questa tornata in cui il deus ex machina del centrodestra catanzarese ha scelto di non ricandidarsi, il suo impegno si è riversato sull’avvocatessa Silvia Parente (figlia dell’uscente Claudio) con 5.529. E nello spiegare le ragioni della sua mancata candidatura, Tallini ha affermato che il suo sostegno alla catanzarese Silvia Parente «ha impedito che nella nostra provincia pascolassero senza alcun merito candidati predoni imposti da altri territori».

Un bel risultato – assieme a quello di Talerico a quota 6. 718 – che è bastato a far vedere che Tallini ha il suo peso, in città soprattutto, ma non è stato sufficiente ad arginare l’avanzata dei vibonesi che fanno capo al coordinatore regionale e senatore Giuseppe Mangialavori: il suo candidato, Comito, ha toccato i 13 mila voti, ed è attecchito bene anche nel Capoluogo. Ed ecco che arrivano le questioni giuridiche a distrarre da quelle politiche: secondo indiscrezioni fatte trapelare (diciamo ad arte) potrebbe arrivare un ricorso contro Valeria Fedele, titolare di un incarico gestionale da cui non si sarebbe dimessa al momento dell’accettazione della candidatura al Consiglio regionale. E via con le supposizioni: è incompatibile, anzi no ineleggibile. Ma sì, tutte e due.

Anche se viene difficile immaginare che la Fedele che – per dirla alla Zalone “è del mestiere” – non abbia fatto le sue belle verifiche prima di firmare l’accettazione di candidatura. Vale la pena ricordare che in presenza di una causa di ineleggibilità un soggetto è comunque eletto, la sua elezione viene dichiarata nulla dall’organo competente. Mentre l’incompatibilità è l’impossibilità materiale di ricoprire contemporaneamente due cariche. E che soprattutto in materia di ineleggibilità/incompatibilità non è ammessa interpretazione estensiva e/o analogia: l’interpretazione è letterale, di stretto diritto e la norma – l’articolo 2 della legge 154/81 –  non prevede il caso specifico.

Ma non resta che attendere il ricorso. 

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