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Il capo politico del M5S Luigi Di Maio ha incontrato in Senato gli eletti del Movimento in Emilia Romagna in vista delle elezioni regionali di gennaio e i referenti regionali, inclusi i parlamentari, della Calabria, dove pure si voterà, probabilmente il 26 gennaio 2020.

Al centro del colloquio le prospettive dell’alleanza con il Pd a livello locale, su cui i pentastellati sembrano avere messo una pietra sopra dopo la pesante sconfitta in Umbria.

Sulle scelte del movimento in Calabria è intervenuto anche il senatore calabrese Nicola Morra, presidente della Commissione parlamentare antimafia: «Per la Calabria serve più di ciò che oggi possiamo offrire. Qualche giorno fa un giovane si è suicidato in Calabria dopo aver scoperto di aver partecipato a un finto corso per operatori sanitari. Cercava lavoro, ha trovato dei truffatori. Il suo gesto – afferma – ci dà la cifra della disperazione che regna nella nostra terra. A causa della politica locale: immobile da decenni in termini di sviluppo economico del territorio, con la conseguenza della mancanza di lavoro. E poi ovviamente della ‘ndrangheta che è la vera padrona del territorio. Infine dei disonesti, come questa banda di truffatori che ha portato un giovane disperato a togliersi la vita».

«Il male che infesta la Calabria non può essere estirpato con metodi comuni. Non basta la buona volontà di pochi in mezzo al disinteresse di tanti: serve una rivoluzione, qualcosa di straordinario – prosegue Morra -. Lo dico in tutta onestà: io credo che il Movimento sia ancora la sola speranza di una vera rivoluzione, ma per una sfida del genere c’è da lavorare, per rappresentare la parte sana e silenziosa di questa terra e anche per coinvolgerla nella politica locale».

Secondo Morra, «abbiamo portato un grande cambiamento in Italia. Una missione senza precedenti di cui faccio parte e di cui sono orgoglioso. Ma per la Calabria serve di più. Nella terra delle mafie, servono sforzi e strumenti straordinari come quelli che usiamo per contrastare, appunto, le mafie. Se ci indigniamo perché la Consulta dopo la Cedu invita a modificare l’ergastolo ostativo per i boss, sostenendo che certe battaglie non possono essere portate avanti con le armi ordinarie, dobbiamo avere l’onestà intellettuale di ammettere lo stesso quando ci apprestiamo a candidarci a guidare la Calabria – continua -. A inizio 2020, dunque fra due mesi circa, forse si voterà per le elezioni regionali può essere anche prima. Personalmente trovo desolante osservare come sia il presidente uscente, sia altri potenziali candidati, si propongano candidamente alla guida di questa Regione, nonostante guai giudiziari che in ogni altro contesto, diverso dal porto franco della politica di questa Regione, li renderebbero impresentabili anche per la carica di capo condomino. Tutto ciò è sconcertante».

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