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CATANZARO – Archiviata l’Umbria tutto dovrebbe essere più chiaro e si inizierà a fare sul serio anche in Calabria. Il primo nodo da sciogliere è la data delle elezioni. Se fino a qualche giorno fa sembrava assodato che si votasse il 26 gennaio le solite indiscrezioni dicono che Oliverio sarebbe tentato di anticipare tutto al 15 dicembre.

La scelta tocca solo al presidente della Regione che anche ieri, alla presentazione del libro sulla sua biografia politica è stato abbottonatissimo e si è limitato a dire che rispetterà i tempi indicati dalla legge.

Il problema però è che con l’avanzare delle ore le due candidature in campo rischiano di perdere autorevolezza. Il punto è lo scarso respiro politico nazionale delle candidature. Oliverio ha contro un pezzo del Pd, importante perchè in esso è ricompresa la segreteria nazionale, che vuole a tutti i costi l’accordo con i 5 Stelle.

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Oliverio nelle ultime ore ha commentato: «Se non ci fosse in gioco il futuro di questa terra, se non ci fossero presenze e gruppi di potere che vogliono la sua involuzione, non avrei esitato a tirarmi indietro. E non perché me lo imponeva Zingaretti. Sono “scomodo” perché in questi anni ho rotto le consuetudini della gestione del potere in Calabria».

Parlando della sua ricandidatura alle prossime regionali, decisa in contrasto con il suo partito, il Pd, ha aggiunto: «Le alleanze si decidono sui territori. Chi pensa di utilizzare la Calabria come merce di scambio politico ha una grave responsabilità. Questa attesa creata sul voto in Umbria è la chiara espressione di una visione distorta, di una statura politica al di sotto di quella che meritano i cittadini. Cosa c’entra l’Umbria con la Calabria e col Governo Nazionale?».

In realtà già oggi Oliverio potrebbe aver cambiato idea. La sconfitta ampia di Pd e 5 Stelle rischiano di ridare fiato ai tanti mal di pancia che scorrono nei grillini calabresi che in Umbria hanno avuto un crollo vicino al 9% secondo le prime proiezioni. Oliverio potrebbe voler approfittare dell’effetto sbandamento di questo esito elettorale e “chiamare” le elezioni per il 15 dicembre.

Guardano all’Umbria anche nel centrodestra. Qui la partita è capire gli equilibri interni del centrodestra e soprattutto la tenuta di Forza Italia. Non è andata bene secondo le prime proiezioni con Fratelli d’Italia che ha quasi doppiato i berluscones. Matteo Salvini a questo punto può essere tentato da uno strappo e dalla voglia di provare un polo sovranista con Fratelli d’Italia, magari con un proprio candidato. Sono molti gli esponenti calabresi della Lega che spingono per questa soluzione, al di là delle dichirazioni di unità della coalizione.

I commenti dei leader

Raggiante, dopo i risultati in Umbria, Giorgia Meloni: «Ora la partita centrale sarà in Emilia Romagna ma anche la Calabria sarà importante. Noi in particolare lavoriamo sulla Puglia e sulle Marche. Siamo impegnati a individuare i candidati migliori». Un commento che sembra, però, sfilare Fratelli d’Italia dalla possibile rivendicazione della presidenza in Calabria.

Anche Matteo Salvini è molto soddisfatto vista il successo della Lega: Dopo ci sono «la Calabria, l’Emilia, la Puglia, la Toscana: potranno scegliere anche altre Regioni governate della sinistra».

Comunque vada, la partita dovrebbe finalmente chiudersi in questa settimana così i calabresi potranno sapere non tanto i nomi dei candidati quanto i programmi che hanno per il rilancio di questa martoriata terra.

Terremoto interno, invece, nel Movimento 5 Stelle, con il senatore Luigi Paragone che boccia senza mezzi termini l’alleanza con il Pd, accusa Conte ma anche gli altri leader del movimento e chiede una svolta: «Non oso pensare cosa potrebbe accadere, in Emilia Romagna, Toscana, Calabria…».

Anche Laura Ferrara, europarlamentare 5 Stelle, chiude le porte al Pd: «Dobbiamo parlarne con Luigi Di Maio, ma quella di un accordo col Pd per le elezioni regionali in Calabria era un’ipotesi che sin dall’inizio vedevamo di difficile realizzazione. Ora ne discuteremo alla luce del risultato in Umbria».

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