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Nicola Gratteri durante la trasmissione di La7

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CATANZARO – «Questa è la peggiore riforma che io abbia mai letto, sono in magistratura dal 1986 e una cosa peggio di questa non l’avevo mai letta».

Nicola Gratteri non usa mezzi termini e boccia pesantemente l’accordo tra quasi tutte le forze politiche italiane per riformare il sistema giustizia. Solo Fratelli d’Italia si è schierata contro e il procuratore di Catanzaro, da sempre in prima linea e noto per la sua schiettezza, non ci sta al punto da definire il testo uno «sfascio», aggiungendo: «Una cosa così devastante non l’avevo mai letta. Berlusconi avrà fatto qualche modifica che gli interessava, ma non aveva toccato tutto il sistema». 

La puntata di “In Onda”, il programma de La7 condotto da David Parenzo e Concita De Gregorio (GUARDA IL VIDEO IN CODA), è stata una rivoluzione per il magistrato calabrese.

In circa mezz’ora, Gratteri ha portato in evidenza le tesi che ritiene possano evidenziare gli errori compiuti e lo ha fatto senza risparmiare aspre critiche persino al ministro della Giustizia Marta Cartabia: «Forse non è stata mai in un’aula di tribunale – ha risposto Gratteri incalzato dalle domande dei giornalisti in studio – forse non ha mai parlato con magistrati sul campo, in prima linea. Mi aspettavo da lei una riforma o un alleggerimento del sistema carcerario, avevo visto che aveva fatto uno studio nelle carceri per la Corte Costituzionale, poi l’incontro con il garante dei detenuti e poi con i Radicali».

Risparmiato, invece, il premier Mario Draghi: «Lui non c’entra nulla, è esperto di finanza e non di diritto e di giustizia». 

Le responsabilità, invece, potrebbero essere individuate, secondo il procuratore capo di Catanzaro, in un sistema politico, ma anche in una condizione attuale dell’intero sistema Italia.

Una serie di «concause» le ha definite: «Penso al fatto che la magistratura oggi è molto debole – ha sottolineato Gratteri – accade che la politica da trent’anni si vede portata in udienza e il potere non ama essere controllato. Non c’è giustizia ad orologeria – ha replicato davanti alle domande – magari si potrebbe proporre di evitare avvisi di garanzia ai candidati due mesi prima delle elezioni. Il potere non ama essere controllato». 

D’altronde, come non notare che tra i reati che avranno tempi più lunghi prima dell’improcedibilità non ci sono quelli legati alla pubblica amministrazione, come concussione, corruzione, peculato. Una sorta di conferma di una politica che prova a salvare il salvabile.

C’è, dunque, un meccanismo che avrebbe consentito di trovare un accordo alle forze politiche, anche se, ha ricordato Gratteri, «l’Europa non aveva chiesto la riforma del processo penale, si parlava solo di quello civile».  

Accuse pesanti al mondo della politica, ma con il procuratore calabrese che ha voluto evidenziare anche le alternative a questa riforma. Protesta, ma anche proposta: «I magistrati sono pochi, da un anno e mezzo non si fanno concorsi in magistratura, la prova scritta si è fatta la settimana scorsa. Meno magistrati nel 2021 rispetto all’anno prima e non so se il Ministro questo lo sa, visto che faceva il professore universitario. Qualcuno al Ministero avrebbe dovuto dirglielo». 

La riforma secondo Gratteri si può fare e riguarda punti ben precisi, ricordando anche la proposta redatta da un gruppo di magistrati durante il Governo Renzi e rimasto solo su carta.

Le proposte sono secche: «Geografia giudiziaria accorpando gli uffici che si possono accorpare, anche perché si è visto che funzionano bene i medi tribunali e non i piccoli. Facciamo rientrare in servizio i magistrati fuori ruolo. Alcune sanzioni amministrative devono uscire dal penale. Vanno rivisti i motivi dei ricorsi in Cassazione».

Ma su questi temi i tempi della televisione sono più ristretti e Gratteri ha insistito spesso per approfondire questi argomenti. La “sua” rivoluzione è iniziata e, da magistrato mai domo, ha deciso evidentemente di portarla avanti senza mezze misure, come è abituato a fare.

«Noi parliamo da cittadini», ha chiosato davanti alle telecamere per spiegare che non c’è la volontà di arrivare ad una riforma dei magistrati: «Amo in modo viscerale questo lavoro – ha concluso – non posso stare zitto fino all’ultimo dei miei giorni. Ora c’è molta fretta, perché più tempo passa più si complica e non c’è bisogno della fiducia in Parlamento perché tanto c’è l’accordo». Un accordo che, però, non piace ai magistrati. Gratteri in testa.  

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