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CATANZARO «Ho appreso dalle testate giornalistiche della volontà, annunciata da consiglieri e assessori comunali riconducibili a Forza Italia, di rassegnare le loro dimissioni. Non appena queste dimissioni verranno formalizzate con la necessaria protocollazione al Comune, provvederò a illustrare le mie determinazioni, mirate all’esclusivo e primario interesse della nostra città, con un’apposita conferenza stampa convocata ad hoc». Lo afferma, in una dichiarazione, il sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo.
E’ l’epilogo di una giornata che ha visto un affannoso rincorrersi di notizie di dimissioni di consiglieri comunali e che minano fortemente la stabilità del sindaco Abramo. Tutto è cominciato con l’inchiesta della Procura di Catanzaro sulla gestione “allegra” delle commissioni consiliari, che vede indagati 29 consiglieri comunali su 32 (LEGGI LA NOTIZIA), è “esploso” in tutto il suo fragore a seguito della trasmissione di Massimo Giletti “Non è l’Arena”. Stamani al protocollo dell’Ente sono arrivate prima le dimissioni dei consiglieri di “Cambiavento”, poi quelle in massa dei rappresentanti di Forza Italia.
Le dimissioni di “Cambiavento”
I primi la lasciare sono stati i due consiglieri comunali di opposizione, il docente dell’Unical e già candidato a sindaco Nicola Fiorita e Gianmichele Bosco di “Cambiavento”, i quali hanno formalizzato le proprie dimissioni annunciate ieri (LEGGI) presso l’ufficio di presidenza di Palazzo De Nobili mentre non sono mancati gli appelli al passo indietro collettivo da parte di altri esponenti del minoranza comunale.
Fiorita e Bosco, prima delle dimissioni, hanno protocollato una richiesta di conferimento della cittadinanza onoraria a Liliana Segre definita «baluardo della memoria storica del nostro Paese», quindi ha chiesto al sindaco Abramo di «ammettere la fine della legislatura».
Le dimissioni di Forza Italia
La svolta è arrivata poco dopo, con le dimissioni annunciate dai consiglieri e dagli assessori comunali di Forza Italia, confermando la crisi. Ad annunciare le dimissioni sono stati i componenti della giunta Ivan Cardamone (vicesindaco), Domenico Cavallaro, Lea Concolino, Modestina Migliaccio, Alessio Sculco e i consiglieri Luigi Levato, Andrea Amendola, Antonio Angotti, Tommaso Brutto, Carlotta Celi, , Manuela Costanzo, Roberta Gallo, Francesco Gironda, Rosario Lostumbo e Giulia Procopio.
I consiglieri hanno evidenziato: «E’ indubbio che il Consiglio Comunale, privato della fiducia della cittadinanza, risulta indebolito e perde parte della sua energia e della sua vitalità. Il Consiglio comunale è il cuore dell’Amministrazione e senza il suo fondamentale apporto non è possibile portare avanti una concreta azione di governo».
Duro l’attacco rivolto ad Abramo: «Chi aveva il dovere di difendere il Comune di Catanzaro e il Consiglio comunale, mettendoci la faccia, non lo ha fatto, preferendo alimentare con il silenzio la falsa immagine di una “separazione” dei ruoli, di un’Amministrazione fatta di buoni e cattivi».
La ricostruzione
Il “day after” dell’ennesima pessima figura su scala nazionale in cui è sprofondato il Comune del capoluogo ha determinato lo scatto di orgoglio di alcuni consiglieri e ha indotto la maggioranza di centrodestra ad un lungo vertice (ne seguirà un altro questa mattina) alla presenza del sindaco Sergio Abramo e del presidente del Consiglio comunale Marco Polimeni durante il quale sono state vagliate le strategie da adottare sulle possibili conseguenze che un eventuale “effetto domino” potrebbe determinare. Ma a prevalere, almeno per il momento, sembrerebbe essere stata la linea “attendista”. I venti di burrasca che si sono abbattuti sulla politica catanzarese, infatti, si sono manifestati a pochi giorni di distanza dal voto delle elezioni regionali e tutto fa pensare che qualsivoglia determinazione da parte della maggioranza sarà “rinviata” all’indomani dell’appuntamento con le urne.
Ma mentre il sindaco si esercita ormai da mesi in uno spettrale quanto strategico silenzio stampa, a portare la croce del “difensore” dell’amministrazione comunale è “rimasto” il solo Polimeni, finito nel mirino delle telecamere della televisione nazionale in qualità di presidente dell’assise comunale (comunque non indagato nell’inchiesta della Procura). Polimeni, nel corso delle sue due uscite nelle trasmissioni di Giletti (domenica scorsa in diretta video e due giorni fa in collegamento telefonico) ha assunto una posizione garantista dichiarandosi fiducioso nell’operato della magistratura. Ma è finito nel tritacarne di un format costruito per sollevare scandalo, con il pressing degli ospiti presenti in studio che chiedevano una presa di posizione (e di distanza) politica del presidente Polimeni rispetto all’accaduto, che comunque non è arrivata. A ciò si è aggiunto lo scontro tra il giovane politico catanzarese e suo padre, il noto conduttore televisivo Lino (verificatosi su un’emittente locale e prontamente ripreso dalla trasmissione di Giletti) il quale ha sollecitato l’intero Consiglio alle dimissioni senza celare il proprio malcontento per la posizione “troppo morbida” assunta da suo figlio.
Se non bastasse, a disegnare uno scenario grottesco e imbarazzante ci hanno pensato le interviste realizzate dagli inviati di “La 7” ad alcuni degli indagati a far sprofondare nel pantano il comune: alcuni hanno preferito tacciare come inopportune le domande del cronista, altri hanno ammesso candidamente di avere il “dono dell’ubiquità” in riferimento alla propria contestuale presenza (contestata dalla magistratura) in una commissione e al pronto soccorso a causa di un incidente stradale.
Un quadro a tinte fosche su cui toccherà alla magistratura fare luce ma che rivela come l’amministrazione comunale, da ormai diverso tempo, si sia trovata in una condizione al limite dell’agibilità politica e che oggi è “costretta” a dover dirimere un nodo cruciale.
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