Rocco Scicchitano
3 minuti per la letturaQuesta lettera aperta è la voce di un imprenditore che chiede aiuto alle istituzioni. Che ha deciso di rendere pubblica la sua situazione, e la sua ferma convinzione di andare avanti per la via giudiziaria, anche con l’intenzione di invitare chi dovesse trovarsi in condizioni simili a seguire il suo esempio.
Quello di un imprenditore che ha fatto diverse denunce per un caso di presunta usura bancaria, della quale si dice vittima, e che ha deciso di combattere per la via maestra, quella delle istituzioni della Repubblica. La storia di un imprenditore, come sottolinea lui stesso, che non ha alcuna intenzione di gettare la spugna.
La lettera che abbiamo pubblicato è stata inviata dall’imprenditore lametino al ministero di Grazia e giustizia, al responsabile anti-corruzione, alla Commissione antiusura e antiracket, al Presidente della Repubblica, al Presidente della commissione antimafia, Nicola Morra, al prefetto di Catanzaro, Maria Teresa Cucinotta, al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Lamezia Terme, Salvatore Curcio.
LA LETTERA DELL’IMPRENDITORE
Il mio nome è Rocco Scicchitano. Per molti anni sono stato imprenditore edile nella città di Lamezia Terme e, in tale veste, sono stato datore di lavoro di numerosi dipendenti. La mia vita non è stata per nulla facile. Per poter svolgere la mia attività ho dovuto lottare molto e da circa 30 anni la mia strada è stata tutta in salita.
Non ho mai fatto fatica a svolgere il mio lavoro, è sempre stata la mia passione. Per lui spesse volte ho sacrificato anche la mia famiglia alla quale, in ogni singolo momento delle mie giornate, andava il mio pensiero amorevole. Tante volte rincasavo a tarda notte, quando mia moglie e le mie figlie dormivano. Ero stanco, molto stanco, ma felice.
La cosa che mi rammarica di più, però, è che la mia esistenza e, conseguentemente, quella della mia famiglia è dipesa da me solo in parte; per la sua maggiore consistenza la mia esistenza è stata decisa da una Banca, da quello che veniva definito un “colosso bancario”.
La mia banca mi ha fatto mille promesse, mi ha illuso facendomi credere di voler dare aiuto e sostegno alla mia azienda. In realtà ha distrutto me, la mia famiglia e la mia impresa. Le sorti della mia intera vita sono state in mano a persone che, approfittando del proprio potere economico, hanno speculato profondamente su di me e sulla mia attività fino a mettermi in ginocchio. Io non mi sono arreso, ho lottato con tutte le mie forze chiedendo aiuto anche alla giustizia, nella quale credevo ciecamente. La giustizia, però, spesso mi ha ripagato amaramente. La giustizia in alcune occasioni con me è stata ingiusta!
Ma io non ho ceduto e non ho intenzione di cedere, continuo a credere in Lei. Credo nel Procuratore di Lamezia Terme Dott. Salvatore Curcio. Credo nella Dott.ssa Emma Sonni, fino a qualche giorno fa Presidente F.F. del medesimo Tribunale.
Confido che l’arrivo del nuovo Presidente del Tribunale di Lamezia Terme, al quale auguro buon lavoro, possa far luce su quella prassi bancaria e su quelle scorrettezze giudiziarie che hanno tentato di mettere in ginocchio un imprenditore meridionale come me. Hanno tentato però. Io vado avanti.
Dopo circa 30 lunghissimi anni con l’aiuto di tre giovani e valenti avvocati e un abile consulente aziendale e perito tecnico di parte, inizio a vedere la luce in fondo al tunnel, quel tunnel che ha intrappolato la mia vita. Io, però, non mollo.
di ROCCO SCICCHITANO
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA