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Non accenna ad attenuarsi la discussione scaturita dalla lettera di due famiglie di turisti che hanno deciso di abbandonare la loro vacanza in Calabria, a Soverato, a causa dell’inquinamento acustico notturno ritenuto insostenibile

Non accenna ad attenuarsi la discussione scaturita dalla lettera di due famiglie di turisti che hanno deciso di abbandonare la loro vacanza in Calabria, a Soverato, a causa dell’inquinamento acustico notturno ritenuto insostenibile (LEGGI LA LETTERA). Dopo che negli scorsi giorni un cittadino di Soverato emigrato all’esterno aveva scritto al Quotidiano per difendere la propria terra (LEGGI LA NOTIZIA) a rispondere a quest’ultimo è un sodalizio di Soverato che usa le medesime parole per evidenziare le difficoltà a cui vanno incontro i giovani in Calabria e nel soveratese.

DIi seguito il testo dell’associazione “Soverato perché 2”

Gentile Signor Marco Punzi, ci chiamiamo Soverato Perché 2, il primo ce lo hanno sabotato: tipico delle “terre particolari come quelle del Sud Italia”, come dice lei. Dalla nascita viviamo a Soverato, perché non abbiamo deciso di andarcene a lavorare all’estero. E tutto ciò è successo proprio mentre Soverato sembrava vivere un presente normale di cittadina ordinata, pulita, motivata da laboriosità e senso civico. Se un giorno mai glielo potremo raccontare, le diremo che non sempre, nonostante tutto, il mutamento è meglio dell’apatia, in special modo se questo significa omologarsi al peggio e alle brutture. Noi abbiamo sperimentato fino in fondo le gioie e i dolori che queste zone riservano ai loro natii, ma siamo rimasti! E queste terre che riempiono il cuore solo guardandone le coste, non ci nutrono di serenità neanche nei primi lustri della vita.

Fanno respirare a fatica, è vero, perché non hanno servizi, strade, sanità, scuole, fino a tradirti accompagnandoti per mano ad un maledetto bivio: quando tutti gli ideali e le illusioni se ne sono andati e tu resti sbalordito a guardare la tua terra regno incontrastato dei prepotenti. Se un giorno mai potremo farle solo un elenco di nomi, converrà con noi. Forse, Signor Marco Punzi, non ha sperimentato fino in fondo la vita di chi abita qui, tra arroganti e prepotenti, chi cresce sul mare, sì, e in venti minuti può godersi la montagna senza essere in vacanza, ma non può nutrirsi di pace fino ad averne la nausea, perché qui non funziona niente, il lassismo, la prepotenza e l’indifferenza sono una malattia che divora tutto, e dobbiamo diventare emigranti anche quando ci ammaliamo e dobbiamo curarci. Lo sa, Signor Marco Punzi, che in Calabria la vita media si è accorciata di quattro anni da quando nel 1971 sono nate le Regioni? Se un giorno mai potremo farle fare una passeggiata, converrà con noi.

Forse, Signor Marco Punzi, non ha sperimentato fino in fondo la sensazione che si prova a sentirsi impotente, schiacciato, in balìa di chi detiene i destini di questa Regione e che ha deciso di portarti chissà dove, facendoti rimpiangere di non aver tagliato quel cordone ombelicale in un colpo solo, imboccando quella strada amara dell’emigrazione, che però portandoti lontano ti regalerà ricordi certamente addolciti e rivisitati dalla nostalgia. Strada che per lei è stata malinconia, per noi, invece, è sofferenza. Se un giorno mai glielo potremo raccontare, converrà con noi.

Forse, Signor Marco Punzi, non ha sperimentato fino in fondo cosa si prova a dover vivere nel paradosso di amare e ritenere il posto più bello del mondo quello che ci annienta, ci schiaccia, ci imprigiona, ci limita, ma è troppo tardi per scappare e allora restiamo prigionieri e innamorati, alla stregua di un amore tormentato. Se un giorno mai glielo potremo testimoniare, converrà con noi.

Forse, Signor Marco Punzi, non ha sperimentato cosa sia una vita sempre più ricca di chiacchieroni, impuniti, presuntuosi, arroganti, indifferenti, ignavi, inetti, addormentati, che ci tolgono il respiro pugnalandoci il cuore, perché distruggono questa terra bellissima e ne sono causa di rovina e di morte. Se un giorno mai glielo potremo trasmettere, anche solo un po’, converrà con noi.

Forse, Signor Marco Punzi, non ha sperimentato quanto valore abbia ciò che viene letto sui giornali, a proposito di buona politica, buona gestione della cosa pubblica, progresso, rispetto della terra, ecologia, collettività, sostenibilità, futuro, in una terra in cui la mala gestione e l’approfittare delle posizioni conquistate hanno più appassionati dei classici di letteratura e dei documentari di National Geographic. Se un giorno mai glielo potremo far notare dal vivo, converrà con noi.

Forse, Signor Marco Punzi, non ha sperimentato cosa significa essere infelici in un posto perfetto. A volte per non vedere insozzate le cose belle, ci si deve allontanare, converrà con noi.

Forse, Signor Marco Punzi, non ha sperimentato quasi nulla, andando via tanto presto da una terra bastarda ma da proteggere e aiutare, e pochi lo fanno. Una terra che merita che noi, che abbiamo voluto questo nostro diario, spendiamo tante parole per un riscatto morale e civile che, nonostante tutto, preghiamo arrivi presto!

Forse, Signor Marco Punzi, potrebbe darci una possibilità. Saremmo lieti che, al di là della nostalgia e della retorica, lei guardi bene Soverato, per provare a farle sperimentare anche solo una piccola parte di quello abbiamo cercato di raccontare qui a parole.

Forse, Signor Marco Punzi, non vorrà nemmeno attingere con curiosità e interesse a ciò che queste pagine, di cui non ci serviremmo se avessimo altro modo per risponderle, raccontano, prendendoci la responsabilità e arrogandoci il diritto di parlare, crediamo a nome di tanti, che invece queste pagine le hanno addirittura tra gli indirizzi preferiti, pagine con cui respirare l’odore di quello che vorremmo essere, nella speranza di nutrirci di concretezza e verità. Nessun veleno, ci creda, anzi, il contrario! Amore per Soverato e la Calabria, terra di conquista e di dominio, focolaio di corruzione ed tornaconto personale, espressione di pochi che ne fanno man bassa, mentre i Calabresi onesti, che sono tanti, basiti restano a guardare, sentendosi ogni giorno sempre più avviliti e impotenti.

Per questo, Signor Marco Punzi, ci permettiamo di invitarla a spigolare nelle nostre pagine e, se vorrà, mettersi in contatto con noi, e magari dirci che, sì, la nostra terra è martoriata, ma chi se n’è andato come ha fatto lei, è disposto a legarsi a chi è rimasto, nella comune speranza che ci fa continuare a vivere e operare.

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