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Gianlorenzo Franzì, direttore del Lamezia international film festival racconta la sua storia: “vivo in una bolla di resistenza”


Qual è il film che racconta meglio la Calabria?

“Sono indeciso tra ‘Il Buco’ e ‘Il Ladro di Bambini’. Due film agli antipodi, due autori (Frammartino e Amelio) che restituiscono un’immagine della Calabria diversa: ma ognuno, a suo modo, fedele. Che hanno probabilmente un tratto in comune, l’anarchia, una natura indomabile. Perché è così che vedo io la mia regione, fluida nel suo essere indefinibile in un solo aggettivo, aggressiva e bellissima”.

Le gente del cinema lo chiama “quello del Festival di Lamezia”. Gianlorenzo Franzì ha avuto una prima vita da avvocato civilista, poi ha deciso di seguire le sue passioni. “Ho 48 anni, quindici anni fa ho capito che facevo male due mestieri, peraltro guadagnando poco. Ora ne faccio solo uno, guadagno sempre poco ma sto meglio. Ho preso una seconda laurea in Lettere e Filosofia, collaboro con i programmi Rai sul cinema, organizzo grandi e piccole kermesse, il baricentro è sempre quello che un tempo si chiamava Nicastro. Vivo in una bolla di resistenza”.

Il suo amore per la città è ricambiato?

(sospiro) “Se si riferisce alla politica, all’amministrazione comunale, i rapporti sono formalmente buoni. Ma l’attenzione verso le associazioni culturali è piuttosto scarsa. La prima volta che mi affidarono il Festival, stanziarono la bellezza di 700 euro. Ma per fortuna è passato tanto tempo”.

Lei è felice?

“La vita mi ha portato molto vicino a quello che sognavo di fare. Da qui non mi muovo. Capita di offrire la propria professionalità senza ricevere un corrispettivo economico, mi scusi per il burocratese ma preferisco essere preciso. Però mi piace”.

E quando disse ai familiari: mollo lo studio per occuparmi di cinema, che reazioni ci furono?

“Reagirono bene, ma ero già grandicello, non avrebbero potuto fare altrimenti. E poi, più che una scelta, fu una presa di coscienza su una realtà e una direzione consolidata”

Esperienze da ricordare?

“Ho fatto e scritto per il teatro. Un lavoro di reading sulla vita di Tina Anselmi, un altro tratto dal libro ‘Toghe rosso sangue’ di Paride Leporace. Ma soprattutto ricordo con nostalgia il set di Wim Wenders come direttore di produzione per il film ‘Il Volo’, girato nel 2009/2010 con Luca Zingaretti e Ben Gazzarra, sul tema dei migranti, fra Badolato e Riace. E ho collaborato con Moni Ovadia per ‘La terra senza’, girato nel centro di Catanzaro”.

La gente del cinema non è un po’ supponente?

“Con Carlo Verdone ci sentiamo e ci messaggiamo spesso. E capita che mi inviti sul set. Mantenere i rapporti è una parte importante del mio lavoro”.

Mi scusi per la fissazione. Può indicarmi un attore emergente “born in Calabria”?

“Carlo Gallo, attore e sceneggiatore che vive a Crotone, bravissimo. L’ho invitato anche al Festival. Ha recitato ne ‘La festa del ritorno’, tratto dal libro di Carmine Abate e nell’‘Ultima notte d’amore’, con Favino protagonista, in alcuni film di Calopresti. Ha anche belle esperienze di teatro”.

Ha mai pensato di andarsene?

“Ho studiato a Perugia, in molti sono rimasti nel loro Nord. Io, forse stupidamente ho pensato di poter costruire delle esperienze rimanendo a casa mia. Naturalmente non posso fare una rassegna chiuso nella mia cittadina. Per cui vado in giro ad allacciare rapporti, a conoscere nuovi attori e registi, ad Afragola come all’Asti Film Festival. E naturalmente cerco lavoro, e ispirazioni”

Che succede dal 15 al 20 luglio a Lamezia?

“C’è l’undicesima edizione del Liff, il Lamezia International Film Festival. Fra gli ospiti, Asia Argento, Giulio, Base, Claudio Bisio e Morgan. Ingresso libero, ai Giardini del Novecento, che invece è una struttura privata, con tanto verde”.

Come si mantiene il Festival?

“Partecipiamo ai bandi di pianificazione e progettazione europea, a quelli regionali della Film Commission. Cerchiamo sponsor e partnership, chi lavora viene regolarmente retribuito. Dietro ogni Festival c’è un lavoro lungo un anno”.

Avete una struttura specializzata per leggere e studiare Pon, Por eccetera?

“Cerco di fare tutto io, ho studiato anche per questo” (ride)

Tema di quest’anno?

“Una frase tratta dal Mago di Oz. In italiano suona come ‘Non siamo più in Kansas’. Viviamo in uno stato di fluidità, sentiamo disagio, cerchiamo invano punti fermi, è il racconto di chi si sente impotente rispetto ai fatti del mondo”.

Riuscite a fare rete con gli altri Festival calabresi?

“Abbiamo un gruppo whatsapp per coordinare le iniziative, per non sovrapporsi con le date. Non tutti partecipano, però”.

Luogo del cuore?

“La spiaggia di Falerna, da 48 anni è il mio mare”.

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