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Mirko Perri (Foto Alessia Musolino)

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SEMBRAVANO lontani anni luce, eppure i festival musicali ricominciano pian piano a farsi sentire. Così anche il Color Fest che ritorna seppur in una veste diversa. È uno dei festival più importanti del Sud Italia e il 12 e 13 agosto suonerà all’agriturismo Costantino in località Maida (Cz). Colapesce e Dimartino, Legno, Laura Agnusdei, Toru saliranno sul palco nella prima giornata di festival. Il giorno seguente saranno invece Giovanni Truppi, Pop X, Fadi, Flavio Giurato, Ruben Camillas, Le cose importanti. Il tutto ovviamente condito da dj set e picnic showcase. A raccontare di questa ottava edizione del Color Fest è proprio il direttore artistico Mirko Perri.

In un periodo in cui gli eventi live vengono annullati più che promossi, voi avete deciso di esserci.

«Assolutamente sì. Esserci era un segnale che le cose potessero ricominciare, e soprattutto in una terra come la Calabria in cui gli appuntamenti musicali come il nostro già scarseggiano, ci sembrava giusto continuare anche quest’anno. Sarà una due giorni come sempre, in uno spazio verde molto grande, con una capienza limitata (400 posti circa ogni giorno) e con tutte le dovute precauzioni: dispositivi di sicurezza, misurazione della febbre, distanziamenti».

Il pubblico come risponde?

«Benissimo, anche meglio di ciò che ci aspettavamo. I numeri del Color negli ultimi anni sono stati oltre le 2500 persone al giorno, quest’anno essendo 400 i posti, la risposta è stata quasi immediata. Forse anche perché stiamo facendo una promozione in cui rassicuriamo il pubblico su ciò che accadrà nell’area concerti. La cosa che ci rende molto felice è che le tante persone che avevano già acquistato il biglietto prima del lockdown, non hanno chiesto il rimborso. Questo ci ha fatto capire che la gente si fida della nostra organizzazione e rimane fedele all’appuntamento anche quest’anno».

Cosa ci si deve aspettare da questo Color Fest?

«Un’edizione diversa ma forse anche più bella per alcuni aspetti. Soprattutto dal punto di vista esperienziale. In una location immersa nella natura, con le colline calabresi vicine, a due passi dal mare di Lamezia e dall’uscita autostradale. E tante collaborazioni anche con partner dell’enogastronomia locale che forniranno i loro prodotti. Dalle 17 fino a mezzanotte, dal sole al tramonto, fino a vedere le stelle, nel verde, seduti per terra con un telo e tanta buona musica, credo possa essere una bellissima esperienza».

Il Color Fest da sempre unisce la musica alla bellezza del territorio. Come nasce questa scelta?

«La promozione del territorio è tra le fondamenta di questo festival. La cosa interessante è far scoprire non solo la musica, noi vogliamo proprio far conoscere la nostra terra, far venire la gente in questa Calabria molto spesso sottovalutata o promossa male. Ogni anno ci sono almeno 1500 persone che vengono da fuori; e la cosa bella è che in tanti poi si fermano per più giorni. Questo è il nostro scopo».

Quanto lavoro c’è dietro l’organizzazione di un evento così, e quali difficoltà avete riscontrato in questo cambio di rotta?

«Finito il Color Fest ci diamo 15 giorni di vacanza, poi si riparte subito. È un lavoro che dura un anno, e quest’anno era partito a settembre 2019 per l’edizione 2020 che ritornava all’Abazia Benedettina di Lamezia Terme. Poi il lockdown. Ci siamo dati tempo fino a maggio per decidere se fare il festival o no, perché la sensazione era quella dell’impossibilità ad eseguire manifestazioni. Poi hanno regolamentato un po’ tutto ed abbiamo deciso di cambiare le carte in tavola, complici anche le varie etichette e booking che si sono adattati a queste nuove esigenze. Tutto ciò non significa abbassare la qualità ma tornare all’essenza della musica e della scoperta delle cose».

Il claim di questa edizione è “Ricomincio da te”. Come mai?

«In questi mesi tutti gli addetti ai lavori del mercato musicale sono rimasti fermi, e molto spesso anche poco tutelati dalle istituzioni. “Ricomincio da te” significa continuare a lavorare tutti insieme per riprendere la vita, l’attività, il lavoro. Ricominciare dal tecnico, dal grafico, dall’ufficio stampa. E poi dal pubblico, al quale diciamo sceglici perché abbiamo bisogno di ripartire insieme».

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