La sede del Corap con lo striscione di protesta dei dipendenti
4 minuti per la letturaDipendenti Corap in stato di agitazione lamentano grande incertezza sul futuro aziendale e soprattutto 6 mesi di stipendi arretrati
LAMEZIA TERME – Stato di agitazione (con annuncio di una giornata di sciopero) dei 74 dipendenti del Corap in liquidazione (ex Asi e già consorzi industriali) che ha sede nell’area industriale di Lamezia. I dipendenti lamentano sei stipendi arretrati oltre alla non chiara collocazione degli stessi visto che si tratta di un entre regionale in liquidazione.
Ad annunciare la vertenza i sindacali Fp Cgil, Cisl Fb e Uil Fpl i quali annunciano che a latere dell’assemblea sulla mobilitazione unitaria tenuta presso la Cittadella Regionale sono stati sentiti i dipendenti del Corap e proclamato lo stato di agitazione e da quella data inizia la procedura di raffreddamento dei rapporti sindacali.
Per i sindacati, stante il lungo tempo trascorso, “risulta indispensabile capire come la Regione Calabria, nel quadro della procedura di liquidazione avviata, intenda collocare i suoi 74 dipendenti ormai stanchi, gli stessi hanno subito un iter che ha portato alla messa in liquidazione solo dopo una serie di goffi scivoloni da parte della politica; infatti la prima procedura è avvenuta nel 2019 e poi dichiarata incostituzionale nel marzo 2021, ritornato in bonis poi nel mese di settembre 2021 viene di nuovo posto in liquidazione, questa volta interviene il Tribunale Amministrativo Regionale dopo poco più di un mese. Fino ad arrivare – ricordano le organizzazioni sindacali – all’attuale procedura avviata a novembre 2021 ed oggi inopponibile, ma con dentro crediti vantati dai dipendenti per circa 6 stipendi arretrati, insieme ai riconoscimenti previsti dagli altri istituti contrattuali”.
Per le organizzazioni sindacali la Regione Calabria in tutta questa vicenda “è il grande assente, mai un tavolo con la presenza di un rappresentante regionale. Non si comprendono – rimarecando i sindacati – ad oggi le reali intenzioni dei dipartimenti regionali parti di questa vicenda, atteso che bisognerebbe comprendere dove era la burocrazia regionale quando nel 2016 è stata fatta la capestre fusione tra le 5 Asi calabresi (ex consorzi industriali) il tutto: senza vedere un documento delle vecchie Asi, senza conoscere le varie situazioni debitorie, ignorando scientemente la relazione dell’allora commissario straordinario Dott. Monea dalla quale veniva fuori numeri importanti che anticipavano la fine del Corap anni prima della sua istituzione.
I dipendenti del Corap sono ancora oggi impantanati in questa vicenda, senza un futuro e con in mano un cedolino paga con su la scritta “in liquidazione coatta amministrativa” continuano a lavorare in silenzio producendo i documenti richiesti dalla Regione e sostituendo che è andato in pensione o è riuscito a “salvarsi” approdando in altri porti perché un ente in liquidazione non piò giustamente assumere garantendo il turnover. In relazioni alle funzioni strumentali in capo al Consorzio, la discussione assume i toni e i contorni di una sgrammaticatura istituzionale – spiegano ancora i sindacati – che merita una trattazione più approfondita”.
E ancora: «È evidente che il tempo risulta ormai scaduto abbondantemente. Inoltre, il protrarsi della gestione in continuità e nei termini dell’esercizio provvisorio rischia di gravare sulla realizzazione dell’attivo della procedura, appesantendo le spese della gestione in continuità. Sono mesi che a certe latitudini della cittadella regionale, e non già mai dalla sede del Consiglio regionale, si parla di una nuova Agenzia, senza specificarne mai la natura giuridica, scopi, funzioni e personale della nuova agenzia In verità, non vi è traccia di alcuna proposta di legge in questo senso; nel concreto non è stato fatto alcun passo in avanti, non è dato sapere se esiste un progetto di legge Regionale ufficiale e sappiamo tutti che questo percorso prevede una serie di adempimenti che richiedono tempi procedurali molto lunghi».
Inoltre, «le lungaggini nonché le liturgie che abitualmente bisogna consumare, appaiono evidenti anche agli osservatori più distratti, figuriamoci ai dipendenti che da anni attendono la definizione di questa vertenza. Se non fosse che i dipendenti pagano il costo più alto, quasi, quasi, dovrebbero ringraziare i vari governi regionali per averli avviati alla letteratura della speranza. Il meglio dell’intera vicenda deve ancora essere chiarito. Altra questione è quella riguardante il ramo d’azienda che deve confluire in Sorical S.p.A. che ad oggi, dagli atti posti in essere dal cronoprogramma della predetta, dovrebbe avvenire con switch-off nel mese di ottobre 2023».
Altra questione riguarda l’attuale gestione commissariale che «ha in mano un attivo a disposizione dei creditori ad oggi consistente e che permetterebbe la soddisfazione almeno degli arretrati dei dipendenti dal 2019, tali somme non possono per norma di legge essere utilizzate per la gestione ordinaria dell’ente, quindi la Regione Calabria non può finanziare la depurazione del periodo estivo con i soldini dei dipendenti e con il loro Tfr».
In conclusione si chiede di “definire entro e non oltre la fine del mese di calendarizzare un tavolo sindacale operativo che porti allo smistamento del personale. In caso contrario, l’amministrazione regionale deve collocare il dipendenti Corap nelle forme previste della normativa nazionale di riferimento che ha posto il Corap in lca, ovvero nei ruoli della Regione Calabria”. Da qui l’annuncio che l’1 giugno prossimo sarà data comunicazione di una giornata di sciopero dei dipendenti del Corap e di un sit-in sotto la sede Regionale. “Ci piacerebbe tanto essere smentiti in ognuno dei passaggi – concludono le organizzazioni sindacali – la nostra speranza e quella dei dipendente dell’ente è di chiudere questa vicenda in tempi brevi e soprattutto con chiarezza da parte della Regione Calabria”.
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