L'aeroporto di Lamezia Terme
6 minuti per la letturaQuindi, non si è avuto alcun miglioramento, nonostante il cambio ai vertici della Sacal con la presenza del nuovo amministratore unico Marco Franchini, il quale, è vero, ha apportato alcuni piccoli interventi da non trascurare.
Per esempio ha rinnovato il look interno dell’aerostazione fasciando dei pilastri poco aggraziati e, soprattutto, ha spostato dalla sua stanza personale una grande e affascinante riproduzione di Chianalea di Scilla per decorare una parete spoglia all’imbarco passeggeri. E questo riporta al centro l’altro problema dello scalo lametino, ovvero la nuova aerostazione, oltre a quello della precarizzazione del personale. Due facce della stessa medaglia alla base di ritardi e di disagi per i passeggeri.
Sulla precarizzazione delle condizioni di lavoro degli operatori, ovvero che alla Sacal non si rispettino gli standard normativi, basta ricordare il carico di pressione sul personale in servizio con maggiore stress, senza ferie da tre anni e normative fuori dalla sicurezza, e per coprire la necessità della mancanza di personale, cambiano anche i riposi. Questa dei riposi è veramente curiosa, perché ogni operatore dopo 4 giorni per contratto ha diritto al riposo.
Invece, per necessità di personale gli operatori sono costretti a far slittare il riposo dopo 5 giorni e non dopo 4. Spesso poi salta anche il break/intervallo di 30 minuti per mangiare, sempre in base alla situazione contingente il personale viene messo con le spalle al muro. «Se c’è un “barellato” – afferma uno degli operatori PRM (ridotta mobilità dei passeggeri) – ci vogliono minimo 2 addetti a passeggero, su 3 ad ogni turno sia per gli arrivi che per le partenze; a volte, quando c’è un picco di voli, accade un’altra cosa anomala, siamo costretti a rendere lo straordinario “non retribuito”. Ed i problemi “sindacali” non sono finiti. Pare anche che il personale sia costretto a utilizzare “solo” la cassa integrazione, invece che le ferie spettanti o le malattie».
Queste si chiamano “vessazioni” o “schiavizzazione”. Non dimentichiamo che la Sacal benché “pubblica” per la presenza dell’ente regione e del comune di Lamezia Terme, si comporta come una tipica società privata. Sui tre scali calabresi vi sono 152 lavoratori (71 operai, 70 impiegati, 11 quadri), così ripartiti: Lamezia (54 operai, 49 impiegati, 10 quadri), Reggio Calabria (14 operai, 14 impiegati, 1 quadro), Crotone (3 operai, 7 impiegati). La società ha richiesto la Cassa integrazione per tutti e tre gli scali con decorrenza gennaio 2022 e per un periodo di 12 mesi, al termine del quale la società assume l’impegno per ogni lavoratore su CIGS di riammetterlo in servizio.
Ci sono già almeno 9 unità che hanno maturato il diritto alla trasformazione del rapporto di lavoro da part time a full time. In una situazione in netta ripresa del movimento di passeggeri, su tutti e tre gli scali calabresi, a Lamezia si pensa che quest’anno si supereranno i 3 milioni di passeggeri, allora non si comprende come mai la Sacal non decida di adeguare il personale necessario per far fronte, per esempio, ad un movimento di 12.000 passeggeri al giorno sullo scalo lametino, tra arrivi e partenze.
Così come le condizioni igienico sanitarie dello stesso scalo. Pare che i bagni dopo la pandemia siano impraticabili, costringendo i passeggeri a lunghe attese davanti ai pochi disponibili. Tutto ciò riporta ai ritardi per il rifacimento della nuova aerostazione, a quanto si sa, ancora in alto mare.
LAMEZIA TERME – Con l’aumento del numero dei passeggeri sui tre scali calabresi la Sacal non si adegua e provoca disagi per i passeggeri e ritardi sui voli, come è accaduto il fine settimana appena trascorso. Si sono ripresentate, infatti, tutte le problematiche già denunciate dagli operatori per i soggetti a ridotta mobilità e tutti gli altri passeggeri.
Quindi, non si è avuto alcun miglioramento, nonostante il cambio ai vertici della Sacal con la presenza del nuovo amministratore unico Marco Franchini, il quale, è vero, ha apportato alcuni piccoli interventi da non trascurare.
Per esempio ha rinnovato il look interno dell’aerostazione fasciando dei pilastri poco aggraziati e, soprattutto, ha spostato dalla sua stanza personale una grande e affascinante riproduzione di Chianalea di Scilla per decorare una parete spoglia all’imbarco passeggeri. E questo riporta al centro l’altro problema dello scalo lametino, ovvero la nuova aerostazione, oltre a quello della precarizzazione del personale. Due facce della stessa medaglia alla base di ritardi e di disagi per i passeggeri.
Sulla precarizzazione delle condizioni di lavoro degli operatori, ovvero che alla Sacal non si rispettino gli standard normativi, basta ricordare il carico di pressione sul personale in servizio con maggiore stress, senza ferie da tre anni e normative fuori dalla sicurezza, e per coprire la necessità della mancanza di personale, cambiano anche i riposi. Questa dei riposi è veramente curiosa, perché ogni operatore dopo 4 giorni per contratto ha diritto al riposo.
Invece, per necessità di personale gli operatori sono costretti a far slittare il riposo dopo 5 giorni e non dopo 4. Spesso poi salta anche il break/intervallo di 30 minuti per mangiare, sempre in base alla situazione contingente il personale viene messo con le spalle al muro. «Se c’è un “barellato” – afferma uno degli operatori PRM (ridotta mobilità dei passeggeri) – ci vogliono minimo 2 addetti a passeggero, su 3 ad ogni turno sia per gli arrivi che per le partenze; a volte, quando c’è un picco di voli, accade un’altra cosa anomala, siamo costretti a rendere lo straordinario “non retribuito”. Ed i problemi “sindacali” non sono finiti. Pare anche che il personale sia costretto a utilizzare “solo” la cassa integrazione, invece che le ferie spettanti o le malattie».
Queste si chiamano “vessazioni” o “schiavizzazione”. Non dimentichiamo che la Sacal benché “pubblica” per la presenza dell’ente regione e del comune di Lamezia Terme, si comporta come una tipica società privata. Sui tre scali calabresi vi sono 152 lavoratori (71 operai, 70 impiegati, 11 quadri), così ripartiti: Lamezia (54 operai, 49 impiegati, 10 quadri), Reggio Calabria (14 operai, 14 impiegati, 1 quadro), Crotone (3 operai, 7 impiegati). La società ha richiesto la Cassa integrazione per tutti e tre gli scali con decorrenza gennaio 2022 e per un periodo di 12 mesi, al termine del quale la società assume l’impegno per ogni lavoratore su CIGS di riammetterlo in servizio.
Ci sono già almeno 9 unità che hanno maturato il diritto alla trasformazione del rapporto di lavoro da part time a full time. In una situazione in netta ripresa del movimento di passeggeri, su tutti e tre gli scali calabresi, a Lamezia si pensa che quest’anno si supereranno i 3 milioni di passeggeri, allora non si comprende come mai la Sacal non decida di adeguare il personale necessario per far fronte, per esempio, ad un movimento di 12.000 passeggeri al giorno sullo scalo lametino, tra arrivi e partenze.
Così come le condizioni igienico sanitarie dello stesso scalo. Pare che i bagni dopo la pandemia siano impraticabili, costringendo i passeggeri a lunghe attese davanti ai pochi disponibili. Tutto ciò riporta ai ritardi per il rifacimento della nuova aerostazione, a quanto si sa, ancora in alto mare.
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