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Il Parco della Biodiversità di Catanzaro compie 20 anni ma il periodo d’oro è lontano. Mancano personale e risorse nonostante gli sforzi
CATANZARO – Uno scrigno di colori e di profumi. La grande bellezza in versione naturalistica concentrata in 60 metri quadri nel cuore del capoluogo di Regione. Il Parco della Biodiversità Mediterranea, nel cuore della città ma lontano anni luce dalla frenesia delle auto che occupano in maniera prepotente gli spazi urbani che la collettività, è il luogo dell’anima che tutti i catanzaresi amano e mettono in mostra come un gioiello di famiglia, che considerano in patrimonio da curare e preservare.
LA STORIA
Il Parco della Biodiversità Mediterranea nasce dalla riqualificazione ambientale della vecchia azienda della Scuola Agraria, con un massiccio intervento di ingegneria naturalistica. Il paesaggio è stato rimodellato nello spirito del rispetto e della valorizzazione della biodiversità. Il progetto ha visto la luce dalla lungimiranza del presidente della Provincia di Catanzaro, pro tempore, Michele Traversa – che fino allo scorso mese di luglio è stato presidente onorario. Il Parco è stato inaugurato esattamente vent’anni fa nel maggio del 2004, dopo soli tre anni dall’avvio dei lavori. Una velocità, quella dimostrata nella rivalutazione del parco dell’Agraria, che in Calabria si è vista in poche occasioni.
Il Parco è diviso in due aree distinte: un grande giardino pubblico attrezzato e il bosco della Valle dei Mulini. Al suo interno spazi attrezzati per lo sport, il gioco, le attività ricreative; ai bambini sono dedicate diverse aree giochi attrezzate, tra le quali il “Parco dei Folletti” con un grande castello in legno, giochi gommosi e ponti tibetani. Per lo sport, oltre alle stazioni di fitness e ai campetti da gioco, molti sono i sentieri destinati al footing e alla mountain bike, mentre nella Valle dei Mulini è situato un grande e attrezzato centro ippico. Grande attenzione è riservata alla tutela della biodiversità, con particolare riferimento alla flora ma anche alla fauna, anche attraverso strutture specializzate come il CRAS, un vero e proprio ospedale veterinario specializzato nella cura di animali selvatici.
IL PARCO E L’ARTE CONTEMPORANEA
Oltre al Cras (Centro Recupero Animali Selvatici), del Musmi (Museo Storico Militare “Brigata Catanzaro”). Nell’area del Parco della Biodiversità sono ospitate anche numerose importanti installazioni artistiche con opere di Dennis Oppenheim (Electric Kisses), Tony Cragg (Cast glance), Jan Fabre (De man de wolken meet/L’uomo che misura le nuvole), Mimmo Paladino (Testimoni), Wim Delvoye (Betoniera), Marc Quinn (Totem), sette sculture in ferro del ciclo Time Horizon di Antony Gormley, un dittico in bronzo dipinto di Stephan Balkenhol. Quello che viene definito il Marca (il Museo delle Arti sito in via Acri) “Open”, tanto che proprio questa particolarità è una delle carte che il Capoluogo si giocherà per aspirare a diventare Capitale dell’arte contemporanea partecipando al bando del ministero della Cultura.
Tutti i presidenti che si sono succeduti hanno avuto sempre una particolare attenzione per il Parco: da Wanda Ferro attuale sottosegretario all’Interno, alla guida dal 2008 fino alla fine dell’Ente, diventato di secondo livello con le elezioni del 2014, quando ad Enzo Bruno toccò gestire il drammatico passaggio delle funzioni, e quindi lo svuotamento di risorse. La storia recente, con Sergio Abramo prima e Amedeo Mormile ora, vede un provvidenziale investimento per la messa in sicurezza del Parco, oltre due milioni di euro che, comunque, non possono garantire una costanza di manutenzione.
IL PARCO E LA RIFORMA DEGLI ENTI LOCALI
E proprio per questo, quell’erbaccia che fa capolino tra le siepi poco curate, quel prato all’inglese maculato e violato dai cinghiali, il laghetto sporco e le scritte sulle opere d’arte contemporanea che si ripresentano da decenni ad ogni ripulitura tanto che ormai fanno parte della scultura stessa (come nel Cerchio di Staccioli) sono un colpo al cuore di chi considera il Parco della Biodiversità Mediterranea il biglietto da visita di una città accogliente e attenta all’ambiente, alla cultura, al bene comune. I tempi d’oro dei finanziamenti e delle risorse anche ministeriali da destinare alla cura della struttura di proprietà dell’Amministrazione provinciale di Catanzaro, sono lontani. E sono finiti con l’entrata in vigore della legge 7 aprile 2014, n. 56 (cd. “legge Delrio”) che ha dettato un’ampia riforma in materia di enti locali, prevedendo l’istituzione e la disciplina delle città metropolitane e la ridefinizione del sistema delle Province.
Risultato? Le Province hanno restituito alle Regioni funzioni e risorse, tra cui la Cultura e quindi la gestione di Musei e Parchi, rimanendo titolari solo della viabilità, dei trasporti, dell’edilizia scolastica e dell’ambiente. C’è poi tutta la partita delle cosiddette “funzioni residuali” quali i parchi, musei, strutture sportive, centri per l’impiego, e le altre funzioni residuali.
Si tratta dell’esercizio di competenze che le stesse Province hanno finora garantito – esattamente dall’ottobre 2014 ad oggi – e che necessitano di accordi formali e di convenzioni utili per la prosecuzione della erogazione di molteplici servizi all’utenza e del riconoscimento delle spese sostenute che di anno in anno si definiscono nei tavoli di concertazione con la Regione. Ma questa è un’altra storia: il cuore della questione della mancata manutenzione del verde all’interno del parco è dettata quindi dalla carenza di risorse così come di personale.
Nel corso degli anni, con il personale andato in pensione e non sostituito a causa del blocco del turn over, e la continua mobilità verso altri enti – dove si è certi di prendere lo stipendio ogni mese – dei cinquanta dipendenti impiegati al Parco ne sono rimasti tre. Molto lavoro di pulizia è svolto dai percettori di mobilità in deroga che però non possono occuparsi del verde. Cosa si intende quando si parla di manutenzione del verde? Dalla manutenzione del prato, a circa sette chilometri di siepe e 500 punti luce. Il giardino botanico ha un’estensione di 114.200 m2 ed è situato a circa 100 m dal livello del mare. Sono presenti in esso: 20.000 specie di piante da siepi e tappezzanti; 2.000 piante d’alto fusto; 200 specie arboree; 100 specie di piante acquatiche.
BUONE NOTIZIE
Dall’Amministrazione provinciale di Catanzaro, comunque, in merito alla manutenzione del verde, oltre che per la pulizia e il mantenimento delle aree del parco, compresa l’area giochi per i bambini e il taglio dell’erba, arrivano notizie confortanti.
I lavori di taglio dell’erba stanno per iniziare: la Provincia ha già avviato il processo di affidamento diretto dei lavori a ditte specializzate (procedura possibile per lavori al di sotto del valore di centomila euro) il taglio dell’erba inizierà entro la fine della prossima settimana. Inoltre, sono previste anche altre attività di riparazione e concimazione del verde, oltre alla ripiantumazione di alcune aree danneggiate, compresa la zona sulla spianata – che tanti concerti ha ospitato -, con l’obiettivo di ripristinare un ambiente verde ordinato e accogliente per tutti i visitatori. Sperando che la Provincia vinca il bando per Eventi di Promozione Culturale e possa finanziare una nuova edizione di Settembre al Parco, che manca da 2019.
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