I relatori: Caglioti, Ciccone, Borselli e Andreacchi
3 minuti per la letturaFALERNA (CATANZARO) – «Il telaio del sistema 118 in Calabria è uno dei migliori in Italia», ma l’attuale condizione è fortemente critica per la mancanza di una programmazione e progettazione del settore. Da mesi è emersa la precarietà di un servizio fondamentale per la popolazione, necessario per garantire il soccorso quotidiano e indispensabile per qualunque tipo di emergenza. Un tema delicato, su cui si sono confrontati alcuni dei direttori delle centrali calabresi insieme a medici, infermieri e autisti soccorritori.
L’occasione è stata la riunione della Società Italiana del Sistema 118 (Sis 118) per la Calabria, convocata in una struttura di Falerna per fare il punto sulla situazione esistente. Al confronto erano presenti il segretario nazionale della Sis 118, Riccardo Borselli, che è anche il direttore del 118 di Cosenza; il presidente regionale Mimmo Caglioti, direttore 118 Reggio Calabria; il vicepresidente regionale Francesco Andreacchi, vicedirettore del 118 di Vibo Valentia; Eliseo Ciccone, direttore organizzativo e già vicepresidente nazionale. Con loro medici, infermieri e autisti soccorritori provenienti da tutta la regione.
L’obiettivo della Sis 118, come spiegato da Ciccone, è quello di curare «la cultura, la formazione, gli aspetti dell’emergenza sanitaria nel loro complesso», unendo le Centrali Operative 118 e le reti territoriali di soccorso. Non una organizzazione sindacale, dunque, ma un luogo di formazione e di sviluppo dell’intero sistema, ripartendo con i corsi necessari dopo lo stop obbligato a causa della pandemia.
La realtà calabrese è stata analizzata dal segretario nazionale Borselli, forte anche dell’esperienza maturata a Cosenza: «Oggi a soffrire non sono solo i pazienti, ma tutto il sistema. C’è una fuga dal 118 – ha spiegato – e non voglio credere che ci sia un disegno dietro. Il tentativo della Sis è proprio quello di ricompattare il servizio, visto che ogni provincia ha un assetto diverso, rendendo il livello di base come un sistema unico».
Tra le iniziative in corso c’è anche la costituzione del nuovo numero unico delle emergenze, il 112, per il quale Borselli ha evidenziato di avere già partecipato ad una riunione regionale tenuta nella Prefettura di Catanzaro, con le sedi operative del numero di emergenza che dovrebbero essere dislocate a Lamezia Terme.
Tanti i punti su cui soffermarsi in un «assetto valido» come quello del 118, ma con diverse lacune pratiche. A partire dal tema delle ambulanze, con l’esempio di Cosenza che ha registrato l’acquisto di 21 nuovi mezzi di soccorso nel 2015, ma che oggi vengono sostituite poco alla volta, mentre hanno già percorso oltre trecentomila chilometri.
«Lavoriamo senza mezzi di soccorso o vetusti – ha spiegato ancora il direttore del 118 di Cosenza – quindi si pagano privati a prezzi altissimi per avere altri mezzi». Forti dubbi sono stati espressi sull’utilizzo di automediche in modo non programmato e organizzato, dal momento che senza effettive specifiche esigenze e obiettivi risulterebbero non solo inutili e superflue, ma soprattutto creerebbero disorganizzazione, caos nell’utenza, dispendio di risorse umane, di mezzi e, ancor più, economiche.
Partita ancora più complessa quella del personale: solo a Cosenza mancano 44 autisti, gli infermieri sono pochi e sono da formare, mentre per quanto riguarda i medici «tra poco molte ambulanze di Cosenza (ma accade già a Catanzaro, ndr) viaggeranno senza medico».
C’è preoccupazione, dunque, nelle parole dei vertici del servizio di emergenza territoriale, al punto che Borselli ha spiegato: «In trenta anni il sistema è cresciuto, siamo partiti dal fazzoletto bianco esposto dai finestrini delle auto che correvano verso l’ospedale, a un sistema in cui il cittadino compone il numero di emergenza e pretende di avere un’ambulanza anche per situazioni non necessarie. Adesso non permetteremo che venga cancellato tutto quello che è stato fatto».
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