L'ospedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro
3 minuti per la letturaCATANZARO – Prestazioni sanitarie negate ai minori se il genitore non è munito di Green Pass.
Questo è quanto accaduto il 10 settembre all’ospedale “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro a una bambina, di appena 10 anni, accompagnata in struttura dalla madre per l’installazione di un holter cardiaco.
A denunciarlo alla nostra redazione è la stessa signora Patrizia Raione, 50enne residente nel quartiere marinaro della città, allontanata dalla struttura per non aver esibito la certificazione verde. Difatti, sebbene l’accesso all’ospedale per le prestazioni sanitarie non sia negato ad alcun paziente, neppure se sprovvisto di Green Pass, lo status di accompagnatore della signora Raione l’ha posta nelle condizioni di dover esibire la certificazione nonostante la prestazione dovesse essere prestata alla bambina che, in assenza del genitore, non avrebbe comunque potuto subire l’installazione dell’holter.
«Sono stata allontanata con toni sgarbati, accusata di essere un pericolo e accompagnata all’uscio per un braccio, come fossi un’appestata – ci ha raccontato Patrizia -. Ammetto che il fatto di non voler fare il vaccino sia una mia scelta e accetto di non poter entrare al cinema o nei ristoranti, ma qui si tratta della salute di una bambina». Come ci ha spiegato la stessa madre, infatti, è da luglio 2020 che alla piccolissima figlia, già periodicamente sotto controllo per la celiachia, sarebbero stati rilevati battiti cardiaci irregolari oltre che un soffio al cuore.
«Momentaneamente non è stato rilevato nulla di patologico – ha chiarito ancora Patrizia – ma i medici mi hanno messo in guardia sulla necessità di tenere sotto controllo la situazione al massimo ogni sei mesi perché esiste il rischio che possa degenerare». Fino ad aprile, ha aggiunto, «non c’è stato alcun problema con le visite, mentre ad oggi mi è negato di sapere come stia mia figlia». La 50enne catanzarese in quel frangente avrebbe anche provato a contattare le forze dell’ordine «che mi hanno detto di non poter intervenire, però ho avuto modo di parlare con la Questura che mi ha suggerito una soluzione». In definitiva, si sarebbe trattato di chiedere la disponibilità a un membro del personale sanitario di prendere in carico la piccola per il tempo necessario alla prestazione.
«Purtroppo mi è stato negato dicendo che nessuno si sarebbe preso la responsabilità – ha spiegato Patrizia – e allo stesso modo mi è stato negato di poter parlare con qualcuno della direzione». Lo stesso diniego sarebbe inoltre arrivato per una visita in pediatria programmata per ottobre. «Ho chiamato per avvisare del problema e mi hanno risposto che a loro non interessa niente». Diversa sarebbe però la situazione all’Ospedale di Germaneto, ha poi aggiunto Patrizia «dove mi è stato detto che per accompagnare mia figlia mi sarebbe bastato andare il giorno prima per un tampone gratuito. Al “Pugliese”, invece, pretendono che io paghi ogni volta 35euro per un test in farmacia».
Per il momento, ha infine spiegato la madre catanzarese, «sono costretta a rivolgermi a una struttura privata per un elettrocardiogramma che non sostituisce l’holter ma che, nel frattempo, è l’unico modo per tenere sotto controllo le condizioni di mia figlia».
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA
Le regole valgono per tutti. Se la signora vuole accedere alle strutture ospedaliere deve avere il green pass. È ovvio che il personale sanitario l’abbia allontanata, visto che loro combattono contro il virus quotidianamente e ne fanno le spese.
Cmq avrebbe dovuto essere informata sulla possibilità di effettuare un tampone. A pagamento. Visto che non ha problemi di salute