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CATANZARO – Ci sono i primi nove casi di variante Delta accertati in Calabria. I soggetti positivi all’ormai ex variante indiana provengono dalle province di Reggio Calabria e Cosenza e sono stati individuati grazie alle operazioni di sequenziamento condotte negli ultimi giorni nell’ambito del monitoraggio periodico coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità. Come da prassi, i tamponi sono stati selezionati ed inviati a Portici dal Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Ospedale Pugliese di Catanzaro, che è centro di sequenziamento regionale ed è diretto dal dottor Pasquale Minchella.

LE VARIANTI IN CALABRIA

Mentre il complessivo quadro nazionale e la diffusione della variante Delta potrà essere meglio appreso nella giornata odierna – che vedrà la pubblicazione dei dati da parte dell’Iss – si sanno già le risultanze locali. Oltre al sequenziamento avvenuto a Portici, infatti, il laboratorio diretto da Minchella ha sequenziato parallelamente i campioni, ottenendo gli stessi risultati, nell’ottica e volontà di poter procedere autonomamente per i prossimi monitoraggi sulle varianti. In tutto, la Calabria ha processato 30 tamponi selezionati e dunque la variante inglese è stata presente nel 30% del campione. Il resto è composto dalle mutazioni già note.

I dati sono stati commentati al Quotidiano del Sud dallo stesso dottor Minchella. «Oltre ai nove casi di variante Delta – ha spiegato – sono prevalentemente presenti ancora casi di variante Alpha, la ex inglese e ci portiamo ancora dietro qualche caso di variante Gamma, che è la ex brasiliana e di variante Eta, la ex nigeriana».  

LA CLASSIFICAZIONE DELLE VARIANTI

Le lettere dell’alfabeto greco sono state individuate per denominare e riclassificare le mutazioni. Queste ultime, lo si ricorda, sono distinte in Voi, “varianti di interesse” che implicano meno complicanze e si hanno “se il genoma presenta mutazioni con implicazioni fenotipiche accertate o sospette” e se sono state identificate come causa di trasmissione comunitaria.

Quelle che preoccupano di più sono ovviamente le varianti Voc (variant of concern) che sono quelle che ora il Ministero della Salute e l’Iss chiede di ricercare attraverso tre linee direttive da utilizzare nel sequenziamento. “Aumento della trasmissibilità o peggioramento nell’epidemiologia da Covid 19; aumento della virulenza o cambiamento nella presentazione clinica della malattia; diminuzione dell’efficacia delle misure sociali e di salute pubblica o delle diagnosi, dei vaccini e delle terapie disponibili”.

Questi nuovi criteri sono diretti in particolare modo ad individuare la variante Delta, che è quella che fa suscitare la maggiore attenzione dell’Iss, alla luce anche dell’improvviso aumento di contagi nel Regno Unito e in Portogallo, che hanno scatenato l’attenzione mediatica internazionale.

Perché preoccupa così tanto? “Sulla base delle ultime evidenze disponibili – si legge nel documento ministeriale – la Voc Delta è del 40-60% più trasmissibile rispetto alla Voc Alpha e può essere associata a un rischio più elevato di ospedalizzazione. Vi sono evidenze che quanti hanno ricevuto solo la prima dose di una vaccinazione che prevede la somministrazione di due dosi sono meno protetti contro l’infezione con la variante Delta rispetto all’infezione da altre varianti”.

LA DELTA IN CALABRIA: DATI ANCORA NON ALLARMANTI

La più impietosa e forse più scoraggiante caratteristica della variante Delta è senza dubbio la maggiore trasmissibilità, ben più intensa della già più contagiosa variante Alpha, che aveva ormai soppiantato il ceppo originario. Nel giro di poco, dunque, dovrebbe divenire prevalente la variante Delta per quello che è un processo naturale che sembra essere inevitabile.

Questo però non deve indurre ad allarmismi particolari, come spiega lo stesso Minchella. «Bisogna ancora capire bene quali sono tutte le implicazioni di questa variante – ha spiegato ancora – e nel frattempo bisogna andare avanti con grande velocità rispetto alla campagna vaccinale ed alla prevenzione, non abbassando la guardia». Non deve trarre in inganno né va enfatizzata nemmeno la percentuale del 30% di casi Delta riscontrata nei campioni prescelti per il monitoraggio, che potrebbe essere al momento fuorviante.

«I nove casi di variante Delta – ha chiarito Minchella – sono comunque i primi nonostante noi stiamo procedendo da settimane con il sequenziamento. Abbiamo fino ad ora sequenziato circa 40 tamponi a settimana e non avevamo mai individuato un caso di variante Delta. Nella giornata di oggi avremo anche una riunione telefonica con l’Iss che ci fisserà il target minimo richiesto per la nostra Regione. Se i numeri dei contagi dovessero rimanere questi, potremmo anche riuscire a sequenziare tutti i positivi di ogni giorno. Intanto – ha chiosato – da oggi sarà installato un nuovo macchinario e nel giro di qualche giorno avremo pienamente attiva una seconda linea di sequenziamento». 

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