Un momento della protesta a Catanzaro
2 minuti per la letturaCATANZARO – Circa 200 tra lavoratori e pazienti del Sant’Anna Hospital di Catanzaro sono scesi in piazza nel capoluogo, questa mattina, per un sit-in di protesta finalizzato a salvaguardare la clinica, struttura d’eccellenza nella cura delle patologie cardiovascolari oggi a rischio chiusura dopo che l’Asp ha deciso di non sottoscrivere il contratto per il 2020.
«Siamo qui – ha detto il direttore sanitario del Sant’Anna Hospital, Soccorso Capomolla – per proseguire la battaglia civica iniziata il 23 dicembre, quando siamo stati buttati fuori e in modo irregolare dal Sistema sanitario regionale. Ci siamo rientrati grazie alla nostra regolarità organizzativa, gestionale e tecnologica e quindi siamo stati riaccreditati, siamo di nuovo nel Sistema sanitario, ma abbiamo necessità di avere un contratto perché l’unico nostro fornitore per legge è l’Asp di Catanzaro, e se non abbiamo un contratto non possiamo andare avanti. Chiediamo quello che la legge ci attribuisce, vale a dire una contrattazione per erogare prestazioni a elevata complessità, cosa che ci viene puntualmente negata. E questo – ha specificato Capomolla – è un grande problema per l’intera sanità calabrese perché noi assorbiamo il 35% dei Lea cardiovascolari con interventi per avere i quali i cittadini sarebbero costretti a emigrare».
Molti gli striscioni messi in mostra dai manifestanti per evidenziare la gravità della situazione: “Chiude il Sant’Anna arrivano gli sciacalli”, “Né mafia né massoneria il Sant’Anna è casa mia”, “Siamo il cuore della sanità calabrese”, sono stati quelli più significativi.
Nel mirino delle critiche soprattutto la commissione straordinaria dell’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro: «Siamo convinti – ha proseguito Capomolla – che ci sia un disegno perverso, scientifico di far chiudere il Sant’Anna. Lo desumiamo non da mie e nostre illazioni ma da fatti concludenti, come il fatto che abbiamo avuto il riaccreditamento con il Dca numero 49 del commissario ad acta della sanità calabrese ma l’Asp di Catanzaro non dà seguito a questo Dca, il fatto poi che l’Asp di Catanzaro ha fatto una richiesta formale di acquisto delle stesse nostre prestazioni fuori dal territorio provinciale, infine il fatto che abbiamo inviato ben 33 Pec per avere un incontro con la commissione straordinaria dell’Asp che però non ci ha mai risposto, contravvenendo a un dovere di ufficio».
Al fianco dei lavoratori e dei pazienti del Sant’Anna Hospital anche il sindacato Usb, presenti poi esponenti politici come il consigliere regionale Francesco Pitaro, che nei giorni scorsi ha presentato una mozione a sostegno della clinica sottoscritta da tutti i gruppi e approvata dal Consiglio regionale.
Molto toccante, infine, la testimonianza di un paziente della clinica catanzarese, Emilio Mastroianni, di Lamezia Terme: «Nel 2019 al Sant’Anna di Catanzaro mi hanno sostituito due valvole e sto seguendo un percorso di riabilitazione, ma se la clinica chiude – ha detto – dove vado a curarmi? La sopravvivenza del Sant’Anna è una questione di umanità e di giustizia sociale».
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