Un tampone
3 minuti per la letturaCATANZARO – Ammalarsi di coronavirus in Calabria vuol dire, nella quasi totalità dei casi, contrarre la variante inglese.
Gli ultimi dati, che fanno riferimento a metà marzo, parlano chiaro: sono 22 i tamponi positivi alla variante inglese sui 26 sequenziati presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno di Portici.
Dopo i primi risultati diffusi nei giorni scorsi dal Policlinico Universitario “Mater Domini”, nell’ambito dell’attività di sequenziamento portata avanti sotto la responsabilità del professor Giuseppe Viglietto, arrivano nuovi dati che confermano inequivocabilmente il dato.
È ribadita, altresì, la circolazione anche in Calabria (come in tutte le altre Regioni) di varianti VOC (dall’inglese variant of concern) che sono di fatto varianti “inedite”, che richiedono studi più approfonditi.
I nuovi dati provengono dallo studio promosso dall’Istituto Superiore di Sanità, con il supporto della Fondazione Bruno Kessler ed in collaborazione con il Ministero della Salute, le Regioni e le Province Autonome.
L’indagine si proponeva «l’obiettivo di identificare, tra i campioni con risultato positivo, possibili casi riconducibili a varianti». L’invio dei campioni dalla Calabria per il sequenziamento genomico è stato curato dal dottor Pasquale Minchella, direttore della Soc di Virologia e Microbiologia dell’Ospedale Pugliese.
Il laboratorio diretto dal dottor Minchella è stato individuato a febbraio come centro di riferimento regionale per l’attività di sequenziamento e per questo è stato coinvolto nell’indagine. Lo stesso Minchella ha spiegato al Quotidiano del Sud la metodologia ed i risultati dell’indagine promossa dall’Iss, che ha visto la partecipazione complessiva di 126 laboratori di tutto il Paese.
«In base alle richieste che sono state formulate – ha spiegato – ho inviato 26 tamponi complessivi. È stata garantita un’assoluta omogeneità territoriale, in quanto sono stati inviati circa 5 tamponi per ciascun ambito provinciale della Regione. Non c’erano particolari indicazioni sulla selezione dei tamponi, a parte quella di prediligere esiti che dimostravano la sussistenza di una carica virale alta. Ebbene, possiamo ormai affermare che la variante inglese ha sostituito il ceppo virale precedente. Sono state rilevate anche 4 varianti VOC che però sono varianti che non presentano particolari profili di maggiore contagiosità o pericolosità. Si tratta in ogni caso di varianti che circolano anche in altre regioni italiane. Complessivamente emerge un dato che reputo molto positivo: in Calabria non circolano la variante brasiliana e sudafricana, che sono le due mutazioni che presentano profili di maggiore preoccupazione. Per il resto, il problema delle varianti è inevitabile, trattandosi di un virus a Rna. Un po’ come accade con l’influenza stagionale. Questo richiede anche la necessità di aggiornare costantemente i vaccini, come avviene annualmente per l’influenza».
Le conclusioni dell’indagine dell’Iss si focalizzano sulle varianti VOC, segnalate ormai in tutte le regioni. Per questa ragione si afferma la necessità di «continuare a monitorizzare con grande attenzione, in coerenza con le raccomandazioni nazionali ed internazionali e con le indicazioni ministeriali, la circolazione delle diverse varianti del virus».
E proprio su questo fronte il dottor Minchella è quasi pronto ad avviare l’attività di sequenziamento a pieno regime, che dovrebbe garantire l’analisi di circa 200 tamponi a settimana. Il Pugliese nei giorni scorsi ha aggiudicato le gare e si sta procedendo agli ordini che dovrebbero consentire di partire entro una decina di giorni. Intanto ieri sono partiti i primi screening.
«Abbiamo attivato – ha chiosato Minchella – i primi screening che ci consentiranno però di individuare solo le tre varianti note (sudafricana, brasiliana, inglese) attraverso i kit ed i reagenti a disposizione, in attesa di avviare la vera e propria attività di sequenziamento che consentirà di effettuare un’analisi di tutto il genoma».
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