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CATANZARO – Il virus muta molto più velocemente di quanto si sia creduto fino ad ora. I primi risultati dell’attività di genotipizzazione delle varianti virali condotta al Policlinico Universitario “Mater Domini” di Catanzaro mettono nero su bianco un’autentica novità scientifica. L’indagine sulla circolazione delle varianti condotta sotto la responsabilità del professor Giuseppe Viglietto non sembra lasciare dubbi.
La variante inglese è con ragionevole probabilità già il ceppo virale predominante con ben 28 tamponi positivi sui 45 esaminati. Ma le novità non si fermano qua. Lo studio ha aperto la scena alle VOC, dall’inglese “variant of concern”.
Sono vere e proprie “varianti inedite” che vengono definite “problematiche e con potenziale importanza clinica”. Sono in tutto otto i tamponi interessati da queste varianti e sono riconducibili a tre “gruppi”. Tre sono stati positivi ad una variante che circola in Irlanda e Danimarca, quattro ad una variante che presenta una mutazione di “incerto significato” ed uno ad una variante che desta maggiori preoccupazioni in quanto sembrerebbe essere parzialmente resistente a vaccini ed anticorpi.
Secondo la squadra di ricerca, «è probabile che gli otto tamponi positivi a varianti VOC che non appartengono alla variante inglese siano mutazioni che si sono evolute in Calabria». Non sono state invece identificate le varianti sudafricana, brasiliana, nigeriana ed americane. I tamponi sequenziati sono stati inviati al Mater Domini dalle Aziende ospedaliere o dalle Asp di Cosenza, Catanzaro, Reggio Calabria e Crotone.
La squadra, supervisionata dalla dottoressa Caterina De Filippo, è completata dal team di Microbiologia del professor Giovanni Matera, da un gruppo di esperti biologi composto da Carmela De Marco, Flavia Biamonte, Claudia Veneziano ed Alessandro Sacco e dall’equipe di Malattie Infettive diretta dal professor Carlo Torti.
Gli altri dottori e ricercatori che stanno partecipando alle attività di sequenziamento sono Giorgio Settimo Barreca, Nadia Marascio, Angela Quirino, Aida Giancotti, Cinzia Peronace, Angelo Giuseppe Lamberti, Luigia Gallo, Enrico Maria Trecarichi e Maria Mazzitelli.
I risultati dell’attività di sequenziamento sono stati commentati per Il Quotidiano del Sud dal professor Carlo Torti.
«È ormai chiaro che non siamo più di fronte ad un’epidemia uniforme – ha spiegato – e che questo virus muta molto più velocemente di quanto pensavamo ed è un dato che non ci aspettavamo. Per quanto riguarda la variante inglese abbiamo notato che sono stati colpiti pazienti più giovani, rispetto ai quali abbiamo notato un assetto citochinico particolare oltreché la presenza di un quadro di patologie gravi. Sembra che questo sia dovuto ad una maggiore virulenza piuttosto che ad una risposta immunitaria sregolata. Penso che si possa dire che ad oggi la variante inglese sia già predominante e che colpisce tutti e parallelamente con maggiore infettività. È errato il pensiero che questa colpisca maggiormente e solo i più giovani. È poi fondamentale alzare la guardia sulle varianti inedite VOC, che necessitano di studi più approfonditi. Si tratta di varianti non ancora caratterizzate che possono formarsi del tutto casualmente, anche attraverso ricombinazioni virali. Questo succede in casi in cui un soggetto si è infettato per due volte a due diversi ceppi. Si verificano quindi scambi di genoma che non sono semplici mutazioni puntiformi. La stessa cosa accade nell’influenza, che fa scambi di materiale genetico generando ceppi inediti. Quando il virus evolve, genera una variante».
«I tamponi analizzati nel nostro studio sono un misto. Alcuni sono casuali ed altri sono invece stati inviati proprio perché già c’era il sospetto che si potesse trattare di varianti – ha aggiunto – Per tutte queste ragioni saranno fondamentali gli sviluppi degli studi del gruppo “SCIRE”, acronimo di “Sars Cov 2 Italian Research Enterprise”, che è il progetto nazionale di studio sulle varianti in cui è coinvolto anche il Mater Domini. Solo conoscendo il comportamento del virus in tutto il Paese – ha chiosato il direttore dell’equipe di Malattie infettive Carlo Torti – potremo conoscere meglio anche la nostra realtà».
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