Il pronto soccorso dell’ospedale Pugliese
3 minuti per la letturaCATANZARO – «La discoteca è stata spostata al Pronto Soccorso». Con questa provocatoria espressione di Peppino Masciari, dirigente del reparto di Medicina d’urgenza del Pugliese, viene fotografata alla perfezione la situazione di costante crescita degli assembramenti in Pronto Soccorso. Aumento della popolazione nel pieno della stagione estiva, riduzione delle prestazioni ospedaliere nelle strutture decentrate, carenza di personale, procedure rallentate dai protocolli anti contagio. L’insieme di questi elementi contribuisce fatalmente a generare una situazione di rischio difficile da gestire. Attraverso l’interlocuzione con i principali protagonisti della vicenda si è cercato di individuare il problema, le cause e le soluzioni percorribili.
Peppino Masciari ha analizzato per Il Quotidiano del Sud la problematica. «Ogni paziente che arriva – ha dichiarato Masciari – ha almeno un accompagnatore. Si crea una situazione ingestibile. Serve buon senso. Ogni volta ci rivolgiamo alle Forze dell’Ordine e non appena vanno via si riformano gli assembramenti dei parenti che pure hanno tutta la mia comprensione. Si tratta però di un problema che esiste e che non può essere più affrontato adeguatamente vista l’estrema carenza di personale. Ad oggi abbiamo un organico diminuito di tre unità rispetto all’anno scorso. Io non vado in ferie da tre anni – aggiunge – Da noi non vuole venire a lavorare nessuno e senza un serio intervento rischiamo di andare incontro ad un progressivo azzeramento. Ho anche mandato telegrammi d’assunzione ma nessuno vuole venire. Per questo motivo ho la ferma intenzione di andare a parlare in Regione. È necessario un piano strutturale che percorra almeno due vie. Da un lato è indispensabile approntare incentivi economici. Dall’altro lato sarebbe necessario aprire le scuole di specializzazione così da poter avere specialisti presenti con costanza e non saltuariamente».
Per gestire il problema degli assembramenti in queste ore è stata effettuata una richiesta all’Ordine dei Cavalieri di Malta che hanno risposto inviando un volontario, già operativo, presso il Pronto Soccorso. In generale, come in ogni settore della sanità calabrese, il problema dei problemi rimane sempre la carenza di personale. Ed anche la dirigenza è convinta di ciò. Il Commissario dell’Azienda, Giuseppe Zuccatelli, riconosce e ritiene valida l’istanza di Peppino Masciari. «Ho validato la richiesta di Masciari – ha dichiarato Zuccatelli – ed ho richiesto al Commissario Saverio Cotticelli l’autorizzazione per poter effettuare le assunzioni a tempo indeterminato perché nessuno è disposto ad accettare l’assunzione a tempo determinato. Per questo siamo in attesa dell’autorizzazione, che mi auguro avvenga. Allo stesso tempo voglio però sottolineare che è necessaria una maggiore responsabilità da parte dei cittadini. È indispensabile in primo luogo rivolgersi al medico di famiglia, basti pensare che durante il lockdown il pronto soccorso era praticamente vuoto e gestiva, come dovrebbe essere, solo situazioni gravi».
Ed è proprio su questa lunghezza d’onda che si innesta il pensiero di Nicola Pelle, direttore sanitario del Pugliese. «Sicuramente è corretto affermare la necessità di incrementare il personale – afferma Pelle – ma allo stesso tempo va detto che il personale è sempre commisurato al numero di prestazioni che vengono erogate. La stragrande maggioranza delle prestazioni che vengono effettuate in queste settimane sono in codice bianco. Si tratta dunque di situazioni che non necessitano di un intervento ospedaliero. In attesa di un possibile incremento del personale risulta allora indispensabile costituire un filtro a monte che faccia recare i cittadini in ospedale solo quando effettivamente necessitano di prestazioni ospedaliere. Siamo l’unica struttura che cerca di dare una risposta mentre molte strutture decentrate, in questo momento, non lo fanno. Basti pensare ai pazienti ortopedici che si stanno riversando da tutta la Regione presso la nostra struttura. È chiaro dunque che questa sanità “ospedalocentrica” crea disagi per il cittadino che per essere tutelato adeguatamente necessita, lo ripeto, della costituzione di un filtro a monte che elimini le prestazioni inutili».
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