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La spiaggia di Caminia di Stalettì

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STALETTÌ (CATANZARO) – Responsabilità, chiarezza dei vari passaggi ma soprattutto opportunità di dialogo: questo il senso della conferenza stampa dell’Amministrazione comunale del sindaco di Stalettì Alfonso Mercurio che presso la Sala polivalente ha affrontato la vicenda delle presunte case abusive di Caminia.

Una disamina in cui il primo cittadino, partendo dal famoso bando allegato alla delibera di consiglio comunale numero 4 del 1964 (amministrazione Antonio Mosca) ha spiegato i vari passaggi.

Un bando che invitava i cittadini, attraverso una lottizzazione, a costruire delle casette per cui emergeva un’identificazione dell’area. Poi il salto nel presente: nei primi giorni d’insediamento dell’amministrazione Mercurio arriva la notifica di una sentenza della Corte di Cassazione che certifica che l’area oggetto di contestazione è demaniale.

Da quel momento iniziano una serie di interlocuzioni tra Regione Calabria, Agenzia del Demanio per trovare una soluzione. Ma prima di iniziare l’excursus sul progetto di rigenerazione urbana, Mercurio si è soffermato sulle responsabilità delle amministrazioni precedenti, che a suo dire avrebbero omesso di affrontare la vicenda, «usandola per fini elettorali».

Quindi, il ritorno sull’incontro con l’assessore regionale all’urbanistica, che aveva dato un parere positivo per un progetto di rigenerazione urbana. Progetto che consisteva in una sanatoria. Il sindaco Mercurio convocava quindi una riunione con i proprietari delle case per affrontare tale proposta.

«Purtroppo la nostra volontà non è stata presa in considerazione – ha rilevato Mercurio – molti ci hanno deriso affermando che loro erano da anni che si sentivano legittimati dal tempo».

Un progetto, come ha rilevato il vicesindaco Rosario Mirarchi, che aveva due linee: federalismo demaniale e il caso del Comune di San Salvo.

Nel primo caso, attraverso la legge n. 85 del 28 maggio 2010 che dava l’opportunità in maniera gratuita ai comuni di acquisire al proprio patrimonio i terreni che avevano perso le caratteristiche di demanialità, sfruttando tale norma entro il 31 dicembre 2016. Nel secondo caso riguarda mille abitazioni costruite su terreno demaniale, attraverso una legge portata avanti dal sottosegretario Chiavaroli nel 2017, si è riusciti a trovare una soluzione.

Soluzioni che comunque andavano portate avanti attraverso la creazione di un consorzio pubblico e privato, che contemplava la demolizione e ricostruzione attraverso un progetto di rigenerazione che rendeva protagonisti i possessori delle case attraverso una domanda di condono che garantiva la titolarità di diritto di prelazione. In pratica si voleva realizzare un borgo marino (casette dei pescatori) che riqualificava con standard comuni tutte le case, riprese e adeguate a un progetto di rigenerazione urbana contestualizzata all’ambiente.

«Vogliamo che su quell’area sia un futuro di pubblica utilità, nessuno potrà costruire né fare speculazioni, ma uno spazio con chioschi, parcheggi, bagni pubblici un’area picnic a disposizione di tutti senza distinzioni».

Comunque la vicenda delle case di Caminia è ancora aperta, novità potrebbe arrivare nei prossimi giorni attraverso una perizia affidata a un docente universitario esperto di demanio che dovrebbe portare novità che potrebbe aprire nuovi scenari.

A oggi sono partite le notifiche per proseguire lo sgombero, mentre alcuni stanno ricevendo in questi giorni le ordinanze di demolizione.

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