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Ennesimo incidente sul lavoro, a Lamezia Terme un uomo, un operaio di 53 anni, è morto cadendo dal tetto mentre stava facendo riparazioni


LAMEZIA TERME – Lavorava in un salumificio, ma questa mattina, venerdì 21 marzo si trovava, invece, sul tetto di un capannone dell’azienda di mangimi Fuoco all’area industriale di Lamezia, quando uno dei pannelli del tetto ha ceduto e Roberto Falbo, 53 anni, di Lamezia, è precipitato nel vuoto all’interno del capannone (da un’altezza di circa 9 metri) morendo sul colpo.

L’OPERAIO LAVORAVA SU UN CAPANNONE

Ha quindi trovato la morte e pure nel posto sbagliato il 53enne, in passato macellaio, che lascia moglie e due figli. Sul posto i sanitari del 118, che nulla hanno potuto visto che l’uomo è deceduto sul colpo, i carabinieri per le indagini del caso (sul quale la Procura ha aperto un’inchiesta) che dovranno anche accertare perché Falbo si trovasse in tutt’altra parte rispetto al suo luogo di lavoro, e il personale dello Spisal, il Servizio per la prevenzione e la sicurezza negli ambienti di lavoro. E’ la seconda vittima sul lavoro del 2025 a Lamezia, la prima il 3 gennaio scorso (prima morte sul lavoro dell’anno in Italia). Sempre all’area industriale di Lamezia, il 3 gennaio scorso, perse la vita l’operaio trentottenne Francesco Stella, prima vittima del 2015 sul lavoro in Italia.
Stella, la mattina del 3 gennaio scorso si trovava all’interno dell’Europrofil, nell’area industriale di Lamezia, quando cadde da da circa 6 metri sbattendo la testa al suolo (pare che nel momento della caduta l’operaio fosse solo).

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L’INTERVENTO DELLA CGIL AREA VASTA CATANZARO-CROTONE-VIBO


E a nome della Cgil Area Vasta Catanzaro-Crotone-Vibo, il segretario generale Enzo Scalese esprime profondo cordoglio alla famiglia di Roberto, ai colleghi, a tutti coloro che lo conoscevano. «Ma insieme al dolore, sentiamo la necessità di alzare la voce, ancora una volta, perché queste morti non diventino numeri, statistiche, cronaca ordinaria», afferma Scalese. «La sicurezza non è un optional. È un diritto. E quando viene negato, come in questo caso, si configura un fallimento collettivo” – dice ancora il segretario della Cgil Area Vasta –. Falbo non doveva morire. Come non dovevano morire le oltre 1000 persone che ogni anno in Italia perdono la vita sul lavoro. Una media tragica che vuol dire tre morti al giorno. Non possiamo più accettarlo».

REFERNDUM SULLA SALUTE E SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO


Proprio per questo, la CGIL sostiene con forza il referendum promosso sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, in particolare il quarto quesito, che punta ad abrogare una norma che limita la responsabilità dell’impresa committente in caso di infortunio dell’appaltatore o subappaltatore. E per la Uil «queste ripetute tragedie rappresentano un fallimento collettivo della nostra società e sottolineano l’urgenza di intervenire con determinazione per garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro.La sicurezza sul lavoro è una responsabilità comune. Serve l’impegno di tutti gli attori interessati, va migliorato e rafforzato il coordinamento tra i vari soggetti della filiera sicurezza: Regione, Asl, Inail, Itl, Inps, Rlst».

IL CORDOGLIO DEL CONSIGLIERE COMUNALE MIMMO GIANTURCO

«Profondo cordoglio» ai familiari di Falbo espresso anche consigliere comunale Mimmo Gianturco. «Un evento così drammatico – afferma Gianturco – ci ricorda quanto sia fondamentale garantire la sicurezza sul posto di lavoro. Non è la prima volta che nel nostro territorio avvengono tragedie simili che ci lasciano tutti sconvolti. Invito tutte le istituzioni e gli enti preposti – conclude Gianturco – a fare ogni sforzo affinché episodi simili non accadano più, affinché la sicurezza e la tutela dei lavoratori siano sempre una priorità»

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