Un'intercettazione dell'operazione "Drug family"
1 minuto per la letturaCATANZARO – «Al terzo piano si vendeva cocaina, al quarto kobret o viceversa». Questo quanto accadeva nel palazzo di via Teano 19, nel quartiere Aranceto nella zona sud di Catanzaro, in cui si spacciava h24 e 7 giorni su 7, droga. A riferirlo agli inquirenti della Dda, Natasha Paparazzo, una delle 30 persone arrestate nell’operazione “Drug Family” (LEGGI TUTTE LE NOTIZIE).
Secondo quanto riferito dalla Paparazzo, classe 1990 detta “Occhianera” (e che in un primo momento, aveva deciso di collaborare con la Procura per dare una vita migliore a se stessa e ai suoi figli, desistendo poco tempo dopo però, anche per via della pressione e dei maltrattamenti subiti dal compagno, Domenico Salvatore Passalacqua) l’attività di spaccio in quel quartiere era fiorente e assidua nel corso della settimana con orario no stop e turni suddivisi nelle varie ore della giornata tra i vari appartenenti all’attività. Come riportato nelle 356 pagine dell’ordinanza: «Ci dividevamo i turni di giorno e di notte, e la sostanza da spacciare: al terzo piano si vendeva cocaina, al quarto kobret o viceversa. I clienti ormai lo sapevano, diversamente quando citofonavano li si indirizzava al piano a seconda della richiesta. La cessione avveniva sempre dentro casa: si pesava davanti al cliente la sostanza richiesta e poi la si consegnava. Per strada c’era Giovanni Veneziano che indirizzava i clienti. L’attività è stata molto fiorente nel 2019 ma è proseguita anche durante il lockdown del 2020. In quel periodo è capitato che alcuni nostri clienti fungessero anche da spacciatori e acquistassero più stupefacente ad un prezzo maggiorato per rivenderlo».
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