Simona Cavallaro
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CATANZARO – Il passaggio del gregge, poi l’arrivo dei cani, apparsi subito aggressivi. Quindi, la fuga. Lei verso l’autovettura, lui verso il capanno, entrambi poco distanti. La morte di Simona Cavallaro, aggredita e uccisa giovedì scorso da un branco di cani nell’area pic-nic di Monte Fiorino, a Satriano, sta tutta in questi attimi e nell’istinto di cercare riparo.
La ricostruzione di quei momenti è stata fornita dall’amico della ventenne di Soverato ai carabinieri che lo hanno sentito in queste ore, nonostante il suo stato di shock. Man mano che passano le ore i contorni della vicenda si chiariscono e per gli inquirenti si aggiungono elementi utili.
Fondamentale anche l’autopsia che si svolge questa mattina nel Dipartimento di Medicina legale dell’Università “Magna Graecia” di Catanzaro, con l’esperta Isabella Aquila. E proprio in vista dell’autopsia, il nome del pastore che avrebbe avuto in gestione i cani sarebbe finito sul registro degli indagati. I carabinieri e la Procura di Catanzaro hanno atteso prima di procedere con l’iscrizione, con l’obiettivo di avere prima un quadro indiziario completo. Nei confronti dell’uomo, la contestazione è di omicidio colposo, a cui non è escluso possano aggiungersi altre ipotesi di reato minori.
Gli attimi di terrore
Secondo la ricostruzione dei carabinieri della Compagnia di Soverato, diretti dal tenente Luca Palladino, quelli vissuti da Simona Cavallaro e dall’amico sono stati attimi concitati e complessi. Alla vista dei cani, lui ha deciso di correre verso un capanno, lei verso l’autovettura con la quale avevano raggiunto la zona. Una scelta istintiva e sicuramente poco ragionata.
Il giovane che si trovava con la vittima, anch’egli un ventenne, ha fornito una serie di elementi agli inquirenti, nonostante sia in stato di shock. Prima il passaggio del gregge, quindi la paura alla vista del branco di cani, almeno una decina, ma quelli accalappiati sono già dodici. Il giovane ha iniziato a correre verso quel capanno, urlando ripetutamente il nome di Simona e invitandola a seguirlo. Lei, invece, terrorizzata, ha cercato probabilmente di raggiungere l’autovettura non molto distante.
Dalle immagini confuse di quegli attimi, pare che la ragazza sia stata prima accerchiata, quindi aggredita appena avrebbe ripreso la fuga. Ovviamente sono tutti racconti poco lucidi, visto il terrore che si è vissuto in quei momenti e su cui i carabinieri puntano a fare chiarezza.
I cani catturati e gli accertamenti
In questo contesto e con un solo testimone disponibile, fondamentali saranno gli accertamenti tecnici. Intanto, partendo dai dodici cani maremmani e meticci che sono stati catturati dopo l’aggressione nella zona di Monte Fiorino. Molti di questi cani sono sporchi di sangue. Gli esperti hanno prelevato alcuni campioni di peli con l’obiettivo di identificare con certezza quali di questi animali abbiano partecipato all’aggressione. Un lavoro meticoloso, che si abbina alla necessità di mettere in sicurezza la zona solitamente usata per le gite fuoriporta.
Anche per questo motivo, l’area è attualmente interdetta, dal momento che occorre capire se possano esserci altri cani in circolazione che potrebbero, eventualmente, creare ulteriori problemi.
Il cordoglio e il lutto cittadino
Intanto, la città di Soverato, dove viveva la ragazza, è attonita. Un intero paese in lutto, così come tutto il comprensorio.
Il sindaco di Soverato, Ernesto Alecci, ha evidenziato: «Per un dolore di questo tipo non esistono parole di conforto adeguate», quindi ha proclamato il lutto cittadino durante il giorno in cui si terranno le esequie, mentre ieri ha vietato qualsiasi attività musicale sul territorio comunale, anche durante la notte.
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