Simona Cavallaro
2 minuti per la letturaSOVERATO – La tragedia consumatasi nella pineta di Monte Fiorino a Satriano, con la ventenne Simona Cavallaro uccisa da un branco di cani nella giornata di giovedì, ha avvolto la città in una coltre di commosso silenzio misto a incredulità. Nessuno ha voglia di sorridere. Una morte tanto assurda quanto cruenta non poteva non toccare profondamente i cuori della comunità; che, d’altronde, si fa tante domande.
Quelle alle quali stanno cercando di rispondere i carabinieri, che guidati dal tenente Luca Palladino da giovedì stanno setacciando la pineta, insieme al personale veterinario dell’Asp di Catanzaro e alla polizia municipale, non solo per trovare i cani facenti parte del branco che ha aggredito, ferendo mortalmente, la giovane ragazza, ma anche per trovare qualsiasi elemento possa rivelarsi utile ai fini dell’indagine.
A quanto risulta, è stato iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo il proprietario di un gregge di pecore della zona, un pastore, presumendolo evidentemente come possibile proprietario dei cani: elemento che andrà però confermato.
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Simona si era recata insieme ad un ragazzo presso la pineta quando, inoltratesi nel bosco, i due venivano aggrediti da una quindicina di cani “da gregge”: mentre il ragazzo riusciva a rifugiarsi in un casolare e a chiamare i carabinieri, la ragazza veniva fatalmente attaccata dalle bestie. Saranno, poco dopo, gli stessi carabinieri della Compagnia di Soverato a ritrovarla senza vita.
Le indagini viaggiano comunque in una certa direzione, anche se senza trascurare alcuna ipotesi. Come già puntualizzato nell’edizione di ieri, i cani in questione non sarebbero randagi, che in quanto tali non sono stanziali, bensì da mandria.
E, allora, si indaga giustappunto per risalire al proprietario dei cani, magari verificando se gli animali siano dotati di microchip, come peraltro per legge dovrebbe essere (e pare che qualcuna delle bestie catturate sia registrata all’anagrafe canina).
Tuttavia, sembra così stucchevole che in molti commenti alla tragedia registrati nella giornata di ieri, si parli di piani per combattere il randagismo e si additino presunte responsabilità.
Gli inquirenti stanno quindi agendo da un lato per risalire al proprietario dei cani, accalappiandoli tutti, dall’altro per comprendere se vi siano vicino alla pineta attività di pascolo e se eventualmente queste rispondano a tutti i requisiti di legge. Significativi saranno poi i risultati dell’esame autoptico che sarà compiuto questa mattina dalla dottoressa Isabella Aquila.
Gli inquirenti, stanno vagliando con attenzione tutte le ipotesi per ottenere una ricostruzione dell’accaduto il più precisa possibile. Solo a quel punto si potrà parlare di presunte responsabilità. Di certo, al momento, c’è solamente il dolore.
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Non mi stupisce siano stati cani da mandria e come si legge in altri articoli dei maremmani. Mi stupisce semmai che gli inquirenti e le forze dell’ordine si stupiscano.
Ho perso la gioia di uscire in bici in Calabria, perché troppe volte mi sono ritrovato in situazioni spiacevoli a causa dei cani, a volte liberi di uscire da una proprietà che mantiene il cancello aperto, ma spesso proprio a guardia di greggi di pecore. La cosa assurda è che sono spesso a guardia sui bordi di strade provinciali certamente note alle forze dell’ordine.
Per esempio l’ultima volta ero di passaggio da Maierato in direzione Bivio Angitola, dove un gruppo di circa 8 maremmani mi ha sbarrato la strada e mi abbaiava incessantemente al primo movimento. Sono rimasto mezz’ora in balia di questi animali, finché un automobilista di passaggio non mi ha aiutato distraendoli. Del mandriano nessuna traccia. Ma la cosa assurda è che le pecore erano in un recinto, quindi i mandriani lasciano i cani liberi di scorrazzare su strade aperte al pubblico.
I carabinieri in tutto questo hanno caserma sita ad un paio di km.
Potrei raccontare esempi analoghi, ma credo che la morte di questa ragazza parli da sola.