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SORBO SAN BASILE (CZ) – Lo hanno atteso acquattati nella fitta boscaglia che delimita la strada sterrata di località Staglio Grande ed appena ha svoltato la curva per raggiungere il capannone dove ogni giorno si recava a lavoro, gli hanno scaricato addosso un fucile calibro 12 caricato a pallettoni. E’ morto così Tommaso Guzzetti, cinquantaquattrenne e stimatissimo imprenditore boschivo residente a Sersale. Un agguato in piena regola dunque, teso in una zona isolata nel comune di Sorbo San Basile dove Guzzetti, grazie al lavoro di anni, era riuscito a costruire un impero con fatturati importanti. A dare l’allarme un suo dipendente, ignaro di tutto, che in un primo momento, vedendo il suo datore di lavoro riverso sul volante, ha immaginato fosse stato colto da malore.
Sul luogo del delitto sono accorsi i carabinieri della stazione di Villaggio Mancuso guidati dal maresciallo Giuseppe Gigliotti ed i colleghi della vicina Taverna con a capo il comandante Giancarlo Coluccia; sul posto anche il comandante della compagnia di Catanzaro Marco Fragassi con i suoi uomini ed il reparto di investigazioni scientifiche dei carabinieri.
Nelle ore immediatamente successive, nessuna notizia certa rispetto alla dinamica ed al movente del delitto. Cucite le bocche del magistrato incaricato per le indagini, Vincenzo Capomolla e del medico legale che ha effettuato i primi esami sul cadavere di Guzzetti.
Sembra che l’omicidio si sia verificato nelle prime ore del pomeriggio. L’uomo, uscito da casa la mattina presto, secondo i racconti di chi gli stava accanto, si sarebbe dovuto recare a Catanzaro, probabilmente per un appuntamento di lavoro, per poi raggiungere il capannone in Sila dove era atteso dagli operai. Ma sulla strada che percorreva da anni ormai, Tommaso Guzzetti era atteso anche dai suoi sicari; a colpirlo cinque colpi di pistola e due proiettili di fucile caricati a pallettoni, mortali le ferite che lo hanno raggiunto al petto ed al lato sinistro della testa. Guzzetti, da quanto si evince dalla posizione del fuoristrada diversa da quella dove sono stati rinvenuti i primi bossoli, dopo essere stato investito dalla prima ondata di proiettili, è riuscito a fare qualche altro metro alla guida della sua Toyota ma la violenza dei colpi che lo hanno raggiunto non gli ha dato alcuna possibilità. Un attacco congiunto, programmato in ogni particolare, curato anche nella scelta del luogo dal quale fare partire il fuoco e sicuramente fatto da più uomini.
La strada interpoderale che conduce nel capannone dell’imprenditore è isolata, lontana almeno 300 metri da quella principale, trafficata, che conduce in Sila, nessuna abitazione intorno, né altri capannoni, soltanto pini e boscaglia così fitta da inibire la visuale anche a pochi metri; per gli assassini deve essere stato fin troppo semplice dileguarsi nella vegetazione senza essere visti da nessuno; probabilmente non si sono neanche preoccupati più di tanto del rumore provocato dalle armi adoperate, allontanandosi tranquillamente fino a raggiungere la provinciale.
Sul ciglio della strada e nella vegetazione circostante i carabinieri hanno ritrovato quattro cartucce calibro 12 probabilmente provenienti da un fucile automatico. Il cadavere della vittima è poi stato trasportato presso il policlinico di Germaneto per essere sottoposto ad autopsia.
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