Gregorio Lillo Odoardi
4 minuti per la letturaNon cessa la faida della famiglia Odoardi per la proprietà delle cantine di Nocera: il proprietario vittima di un’aggressione da parte del fratello
NOCERA TERINESE – Continua la “faida” familiare per la proprietà delle Cantine Odoardi. Nella serata dell’8 luglio 2024, intorno alle 22, Gregorio Lillo Odoardi, 61 anni, titolare dell’omonima azienda agricola, è stato vittima di una brutale aggressione da parte del fratello Pasquale. Secondo il racconto fornito dall’uomo e da alcuni testimoni ai carabinieri della Stazione di Nocera Terinese, Gregorio Odoardi si trovava sulla strada prospiciente il terreno di sua proprietà quando il fratello Pasquale, alla guida di un’autovettura Bmw, avrebbe tentato di investirlo. Ad evitare il peggio sarebbe stato un dipendente della ditta, prontamente intervenuto per spingerlo a terra; una volta sceso dall’auto, però, Pasquale lo avrebbe preso a pugni mentre un altro fratello, Giovambattista, lo avrebbe aggredito colpendolo con delle pietre. A quel punto, accortisi della presenza di altre persone, gli aggressori si sarebbero dati alla fuga.
All’origine dell’ultimo episodio, probabilmente un cumulo di terra “divisorio” che Gregorio Odoardi aveva predisposto con l’aiuto di personale dell’azienda al fine evitare eventuali “incursioni” da parte dei congiunti. La vittima del pestaggio è stata accompagnata dai familiari nel Pronto soccorso dell’ospedale di Lamezia Terme per ricevere le cure del caso in seguito al trauma cranico riportato. Dell’accaduto informate le forze dell’ordine, che hanno proceduto ad effettuare i rilievi ed alle quali questa mattina verrà formalizzata denuncia per tentato omicidio. «È da anni che vi è una contesa per la proprietà delle Cantine Odoardi, dopo che numerose sentenze hanno riconosciuto la proprietà di tutti i beni in capo a Gregorio Odoardi», ha commentato l’avvocato Ferdinando Palumbo.
LA RICOSTRUZIONE DELLA FAIDA DELLA FAMIGLIA ODOARDI PER LA PROPRIETA’ DELLE CANTINE DI NOCERA
Le violenze per beni familiari contesi della famiglia Odoardi sono accadute altre volte. In particolare, ad agosto 2022 otto imputati rinviati a giudizio dal gip di Lamezia per violenza privata, violazioni di sigilli, resistenza e pubblico ufficiale in danno di un custode giudiziario di beni sottoposti a sequestro preventivo dal gip di Lamezia il 28 settembre del 2018, minaccia, percosse.
Di questo devono rispondere, a vario titolo, otto imputati in relazione a fatti accaduti tra agosto e settembre del 2019 per i quali gli otto imputati sono finiti a processo che ruota attorno al sequestro preventivo del capannone in uso al Consorzio agricolo Scavigna e all’impresa individuale “Dr. Giovanbattista Odoardi” di Gregorio Lillo Odoardi con cantine di imbottigliamento in località Campodorato di Nocera Terinese, nonché amministratore del Consorzio agricolo Scavigna, e dell’interno complesso aziendale di quest’ultima impresa, disposto dal gip di Lamezia dopo che Odoardi era indagato per truffa e appropriazione indebita (vicenda scaturita dalla messa liquidazione del Consorzio agricolo Scavigna).
Sequestro annullato (con rinvio al Riesame) dalla Cassazione a gennaio 2021. Annullamento poi definitivo, in quanto senza rinvio, da parte della Cassazione del sequestro del 28 settembre 2018. Attorno a questa vicenda, però, a processo ci sono finiti processo Pina Cario, 41 anni, di Nocera Terinese, Gregorio Lillo Odoardi, 59 anni, di Cosenza, Francesco Motta, 46 anni di San Mango D’Aquino, Ferdinando Palumbo, 49 anni, (legale di Gregorio Lillo Odoardi) di Mendicino (CS), Giovanni Rocca, 51 anni, di Nocera Terinese, Barbara Spalletta, 54 anni, di Cosenza (moglie di Gregorio Lillo Odoardi), Francesco Davide Trunzo, 35 anni, di Nocera Terinese, Danilo Trunzo, 28 anni, di Nocera Terinese.
In particolare, Gregorio Lillo Odoardi in concorso con Rocca, Francesco Davide e Danilo Trunzo, avrebbero costretto Giovan Battista Lillo Odoardi e Bianca Lillo (fratello e sorella di Gregorio Lillo Odoardi) a omettere le operazioni di pulitura e potatura dei vigneti consortili, alle quali erano autorizzati dal gip, ostruendo l’accesso al capannone.
E ancora: i due Trunzo e Motta avrebbero costretto Giovan Battista Lillo Odoardi a non allontanarsi al consorzio agricolo Scavigno ostruendo la strada con i loro veicoli; Gregorio Lillo Odoardi avrebbe anche impedito al liquidatore di prendere visione dei beni del consorzio violando anche i sigilli e, in concorso con Spalletta, Palumbo, Davide Trunzo e Cario, avrebbe impedito a Giovan Battista Lillo Odoardi e Bianca Lillo di accedere ai beni sottoposti a sequestro al cui utilizzo erano autorizzati dal gip.
Inoltre, Francesco Davide Trunzo, Pina Cario e Gregorio Lillo Odoardi si sarebbero pure opposti al custode dei beni sequestrati impedendogli l’accesso al capannone neppure dopo l’intervento a sirene spiegate dei carabinieri. Gregorio Lillo Odoardi avrebbe anche precluso la consegna dei beni al liquidatore nuovo amministratore del consorzio sbarrando le porte di accesso del capannone.
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