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L'ospedale di Lamezia Terme

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«QUANDO c’era il presidente tutto ciò non accadeva. Ci pagava puntualmente, veniva sempre portandoci a volte il gelato e anche le zeppole di San Giuseppe».

Ricordi lontani e, soprattutto, amari quelli espressi dai 16 lavoratori della Siarc di Catanzaro, l’azienda di Pino Albano, ora amministrata dalla figlia, l’avvocato Simona Albano, che gestisce il servizio mensa all’ospedale di Lamezia Terme (dove si lavora sette giorni su sette e tutti i giorni festivi) che lamentano il mancato pagamento delle mensilità di ottobre, novembre, dicembre e tredicesima oltre al Tfr non versato.

Da tempo infatti – ci dicono – sono costretti a subire ritardi su ritardi dei pagamenti degli stipendi (comprese tredicesima e quattordicesima). Sono disperati anche perchè parliamo di famiglie monoreddito e non credono tanto alle giustificazioni dell’azienda relativa ai ritardi di pagamento delle fatture da parte dell’Asp, affidataria dell’appalto.

«Negli ultimi sei anni – denunciano – in modo sistematico e ormai cronico (siamo arrivati a cinque mensilità arretrate). Attraverso il sindacato che ora ci rappresenta (Uil – Tucs) si è tentato più volte di concordare un piano di rientro con l’avvocato Simona Albano la quale ha sempre manifestato gravi mancanze di liquidità dovute ai ritardi degli enti nei pagamenti delle fatture».

Ma non solo. Lamentano anche il mancato versamento del Tfr sui fondi pensionistici complementari che «ad oggi, risultano versati fino al 2014, nonostante siano regolarmente trattenuti in busta paga con spese aggiuntive di bonifico effettuato». Hanno anche chiesto – a settembre del 2020 – un intervento dell’ispettorato territoriale del lavoro di Catanzaro denunciando sia il ritardo nelle remunerazioni mensili che il mancato versamento del Tfr. E ancora: fallito anche il tentativo di conciliazione monocratica quando l’azienda propose a tutti i dipendenti una rateizzazione del debito del Tfr in dieci rate, rateizzazione che venne, di fatto, concordata e siglata con l’impegno ad esibire all’ispettorato, alla scadenza di ogni rata, idonee ricevute attestanti i versamenti delle somme riconosciute ai lavoratori.

Ma l’impegno non è stato mantenuto e nel frattempo alcuni dipendenti che avevano ceduto il quinto dello stipendio a banche e finanziarie, sono venuti a conoscenza che la Siarc non versava (e non versa) le rate.  A quel punto i lavoratori si sono affidati all’avvocato Rosario Perri. 

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Alessandro Chiappetta

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