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Il viadotto “Bisantis-Morandi” di Catanzaro

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CATANZARO – Un’opera maestosa a cui tutti hanno guardato e guardano con stupore e meraviglia. Non solo per chi giunge per la prima volta nel capoluogo di Regione, ma anche per i catanzaresi stessi – dei quali da 59 anni è uno tra i simboli nel mondo – l’impatto, arrivando dalla galleria del Sansinato o dalla zona Sud della città è sempre nuovo e sempre straordinario. Quel ponte che sovrasta tutto e tutti e che sembra sfidare le leggi della fisica rimane un qualcosa a cui guardare con grande ammirazione.

Ma oggi, all’indomani dell’inchiesta “Brooklyn” che ha messo in luce il presunto utilizzo di materiali scadenti negli interventi di manutenzione straordinaria, verso il viadotto “Morandi-Bisantis” di Catanzaro si sono risvegliati, da parte un po’ di tutti, sentimenti di diffidenza e di paura.

Come del resto era successo a più riprese negli ultimi anni. Tra il 2016 e il 2017, quando iniziarono a essere evidenti alcuni chiari segnali di ammaloramento che interessavano alcuni dei piloni che sostengono la maestosa arcata del viadotto. E che spinsero Anas, anche su pressioni del sindaco Sergio Abramo, a intraprendere quei lavori di manutenzione “esterna” oggi ancora in via di svolgimento e finiti purtroppo al centro dell’inchiesta giudiziaria.

E ancor di più successe nell’agosto 2018, all’indomani del crollo del ponte di Genova che condivideva con l’opera catanzarese il progettista, l’ingegnere Riccardo Morandi, appunto. Iniziarono a circolare foto, seguirono tavoli tecnici in Comune, in città arrivò anche l’allora ministro alle Infrastrutture Danilo Toninelli, nell’ambito di un’attività di monitoraggio di tutti i ponti italiani.

Il particolare degli interventi su uno dei piloni del ponte durante i lavori

Tuttavia, dalla stessa Anas e dalle autorità arrivarono ampie rassicurazioni: il ponte Bisantis ha sì bisogno di “cure” vista la sua “anzianità”, si dovrà sì intervenire nel prossimo futuro anche sul piano dell’adeguamento sismico (e su ciò è in corso una progettazione che vede anche la collaborazione dell’Unical) ma è stabile e sicuro. A riprova di ciò fondamentali sono stati i risultati emersi dai carotaggi effettuati negli ultimi anni sulla resistenza a compressione media del calcestruzzo, pari a 504 Kg a centimetro quadro (ben oltre la media richiesta), che dimostrerebbero la compattezza e la longevità dei materiali usati, ormai quasi 60 anni fa, per la costruzione.

E anche oggi, nelle ore successive allo scoppio del “bubbone” dell’indagine condotta dalla Guardia di Finanza, Anas e tutte le altre istituzioni hanno inteso tranquillizzare tutti: non esistono problemi di stabilità del viadotto, tanto che sia quest’ultimo che la galleria del Sansinato (anch’essa finita sotto i riflettori degli inquirenti e sequestrata) sono rimasti aperti al traffico. Ferme restando le dovute ulteriori indagini che dovranno essere condotte per fugare ogni dubbio.

Ma l’impatto mediatico della vicenda ha di fatto risvegliato la tensione tra i cittadini. Che di punto in bianco si sono visti sbattere il “loro” ponte sulle prime pagine di tutti i media nazionali. Sui social, al netto degli immancabili post satirici e ironici, sono palpabili tanto i sentimenti di rabbia e indignazione («Maledetti criminali», «Catanzaro va amata e protetta dalle persone senza scrupoli», «Il profitto è sempre più importante delle persone» per citare qualche commento) che quelli di vera e propria paura di quanti temono che il viadotto possa rappresentare un pericolo.

E intanto anche la politica ha iniziato a “mobilitarsi”. Oltre ai commenti della prima ora, molti dei quali volti proprio a richiedere approfondimenti decisi sulla questione, ieri mattina i consiglieri comunali di Catanzaro, Giuseppe Pisano e Sergio Costanzo, hanno ufficialmente chiesto a Eugenio Riccio, presidente della commissione Lavori pubblici, di convocare al più presto una riunione dell’organismo consiliare invitando a partecipare i dirigenti regionali dell’Anas.

«C’è l’assoluta necessità che i vertici dell’Azienda spieghino nel dettaglio se sussistono pericoli per la stabilità del ponte e, ovviamente, per l’incolumità pubblica. È un atto dovuto nei confronti della città e dei catanzaresi dopo che l’inchiesta Brooklyn ha scoperchiato una serie di allarmanti illeciti», hanno sottolineato Pisano e Costanzo.

«Non abbiamo dubbi – concludono – che il consigliere Riccio procederà nel minor tempo possibile a convocare la riunione con l’indispensabile presenza di Anas: sulla vicenda, della quale tutto il capoluogo è parte in causa, c’è bisogno della massima trasparenza».

E mentre il consigliere comunale Antonio Corsi attacca duramente Anas («Troppo comodo per l’Anas – afferma – cavarsela con una nota in cui dice che collaborerà con gli inquirenti. Le responsabilità dell’Azienda sono enormi e credo che il presidente dell’Anas, Gemme, e l’amministratore delegato, Simonini, debbano con immediatezza rimuovere la dirigenza calabrese per il mancato controllo su quello che succedeva nel cantiere del Morandi»), Enzo Scalese, segretario generale della Cgil Area Vasta, Simone Celebre Fillea Cgil Calabria ed Emanuele Scalzo Fillea Cgil Area Vasta chiedono che  «vengano disposti ed estesi maggiori controlli in tema di appalti pubblici e dell’applicazione della normativa di prevenzione antimafia, a partire dall’apertura delle fasi di gara e affidamento fino alla consegna ed ultimazione dei lavori».


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